Rassegna Stampa Libraria – 11 luglio 2021
Nella consuetudine, siamo portati a pensare alla teoria come anticipo del cambiamento. L’esperienza insegna però che pratica e teoria si definiscono vicendevolmente, sono determinate l’una dall’altra. Nella raccolta di saggi intitolata Metromontagna. Un progetto per riabitare l’Italia, curata da Filippo Barbera e Antonio de Rossi (Donzelli) vengono raccontate le attuali esperienze di migrazioni interne, e precisamente dalle città alle altitudini montane. Persone che mettono in pratica un’alternativa di vita ancora poco teorizzata, o perlomeno indicata. Recensione di Dario di Vico su La Lettura del Corriere della Sera.
Non usa mezzi termini Minouche Shafik nel suo saggio dal titolo significativo di Quello che ci unisce (Mondadori, traduzione di Paola Marangon): il contratto sociale definito nel XX secolo ha fatto il suo tempo e, al giorno d’oggi, manifesta apertamente gran parte dei suoi limiti. Ergo, ne serve uno nuovo. Una minuta presentazione di Antonio Carioti su La Lettura. Infatti, non valgono più le categorie spesso pervase di moralismo di convenienza dei decenni precedenti. Si impone una riscoperta della morale autentica e partecipata, contemporaneamente ad una lucida disamina dello stato di fatto. Sono due i titoli che dal Giappone ci consentono di riflettere sul nostro presente: il romanzo di esordio di Hiroko Oyamada, La fabbrica (Neri Pozza, traduzione di Gianluca Coci) e Un lavoro perfetto di Tsumura Kikuko (Marsilio, traduzione di Francesco Vitucci); ne scrive Annachiara Sacchi su La Lettura.
Ma non è solo il lavoro, l’argomento con cui si misura un’intera società. Nel romanzo Un bel quartiere (Neri Pozza, traduzione Ada Arduini), Therese Anne Fowler cinge con un cerchio sempre più stretto le vicende di un quartiere nel quale, a causa della progressiva gentrificazione, si confrontano storie di persone dai vissuti significativi e vari. Una scrittura avvincente che raggiunge apici tragici, ne scrive Marzia Fontana su La Lettura. Dove si trova la linea che separa l’esercizio della Giustizia dal perseguimento di vendetta? Ce lo chiede Valerio Callieri proponendoci il suo ultimo romanzo dal titolo classico di Le furie (Feltrinelli), recensione di Peppe Fiore su La Lettura. Dall’invenzione che si cala (e denuncia) la realtà all’invenzione letteraria di genere che, in modo specialmente vero, si cala (e denuncia) la realtà: il genere è thriller, il titolo è Indipendenza (Guanda, traduzione di Bruno Arpaia) e l’autore è Javier Cercas. Recensione di Elisabetta Rasy sul Domenicale de il Sole 24 ore. E ancora più pura, la letteratura di Thomas Bernhard che nel suo Ungenach (Adelphi, traduzione di Eugenio Bernardi) raccomanda la liquidazione urgente del passato, quando ormai diventa chiaro il suo livello patologico e letale. Recensione di Luigi Reitani sul Domenicale.
Letterature che evocano memorie collettive e diventano poi personali. L’obbligo è quello di ricostruirle, per finalmente comprendere. È così che Martin Pollack, figlio di un dirigente della Gestapo, procede nello stendere i suoi libri, non fa eccezione l’ultimo Topografia della memoria (Keller, traduzione di Melissa Maggioni); recensione di Simonetta Fiori su Robinson de la Repubblica. In narrativa, accade talvolta di addensarsi in ambiguità tipiche di chiavi psicologico-sociali, come nel caso della raccolta di racconti che Ricardo Piglia scrive nel 1975 intitolata Falso nome (SUR, traduzione di Pino Cacucci) e ingegnata sul tema del “doppio”. Recensione di Giancarlo de Cataldo su Robinson.
Alla ricerca di aperture, di prospettive finalmente gioiose ci rivolgiamo alle provocazioni positivamente fantastiche degli universi di fiaba, vere scintille di vitalità intelligente ispirate alla prassi di Gianni Rodari, nel Si fa presto a dire elefante di Sergio Olivotti (Rizzoli). Recensione di Gabriele di Donfrancesco su Robinson de la Repubblica.
Andrea Oddone Martin
©RIPRODUZIONE RISERVATA