Rassegna Stampa Libraria – 16 febbraio 2020
Con una rispolverata a Wimbledon, un’iniziativa di successo del Venerdì di circa trent’anni fa, Robinson di La Repubblica ripropone l’agone letterario, tal quale. In questo torneo si contendono il titolo di miglior libro le opere degli scrittori selezionate in un elenco di trentadue unità. Le commissioni giudicanti il valore di dette opere sono formate dai lettori a loro volta selezionati attraverso un sorteggio che attinge da un’iscrizione da effettuarsi al sito internet indicato a pagina 3 del Robinson del 15 feb 2020. Per inciso, nell’articolo citato si afferma che le iscrizioni per incaricarsi di questa responsabilità ludica ed appassionante sono sempre aperte. Invero, i nostri tentativi a procedere sono rimasti senza esito. La selezione delle opere presenti nella lista dei trentadue partecipanti sono tutti capisaldi indiscutibili della letteratura italiana del Novecento. Italo Calvino, Primo Levi, Guido Piovene, Cesare Pavese, Tommaso Landolfi, Giorgio Manganelli, Anna Maria Ortese, Giorgio Bassani, Carlo Emilio Gadda, Sebastiano Vassalli, Giuseppe Berto, Paolo Volponi, Leonardo Sciascia, Elsa Morante, Giuseppe Tomasi di Lampedusa, e così via. Irrinunciabili, ma abitualmente ormai per lo più evitati, non conosciuti nell’opera ma solo eventualmente nella fama: opere sostituite dal sentito dire. Questa iniziativa rappresenta, a nostro avviso, un’ottima e ghiotta occasione per avventurarsi in un fecondo percorso di lettura che forse, da soli, non troveremmo la motivazione di intraprendere. Ed è qui che incontriamo il valore dell’iniziativa: “aizzare” mediante un ingaggio di tipo competitivo una lettura che si confronti con tematiche pur presenti ma lasciate, dimenticate nell’amplificarsi della distrazione complessiva dagli anni ’80 del secolo scorso in poi. Il Novecento è sempre lì ad attendere l’attenzione che corrisponda e intenda la levatura delle sue problematizzazioni disattese, in questo caso letterarie. Metamorfosi, aperture, azzardi, mutazioni, quando non vere e proprie scoperte del pensiero intellettuale e scientifico. Il dibattito, all’epoca vivace e foriero di moltitudini d’impegno, lungi dall’essersi esaurito è come evaporato, sciolto, scomparso in un’azione dissimulatoria degna della perversione delle famiglie disfunzionali. Scomparso perciò, dai nostri orizzonti quando ne rappresenta, invece, il prologo, la nascita, la genesi. Probabilmente, un buon viatico introduttivo lo potremo trovare nel titolo Alla conquista del potere. Europa 1815-1914 di Richard J. Evans (Laterza) di cui l’articolo Il Secolo dell’Europa di Simonetta Fiori (Robinson, 15 feb 2020). Un Ottocento di gestazione, dove sono messi a semina gli “agenti patogeni” che daranno vita al Novecento, fatto in gran parte di occasioni poi mancate. Emblematica la figura ed il pensiero di Adriano Olivetti, interprete di un nuovo umanesimo che superava le implicazioni divenute poi tragiche della prospettiva capitalistica che alla fine, indegnamente, ha prevalso. Segnaliamo due significativi articoli, in occasione del sessantesimo della scomparsa di Adriano Olivetti: Il peso del capitale umano, di Paolo Bricco e L’industria come progetto morale, di Giuseppe Lupo (Domenicale, Il Sole 24 ore 16 feb 2020). Ricordiamo l’importanza che il contributo del pensiero di Adriano Olivetti ha comportato, anche in campo editoriale: Edizioni di Comunità, fondata dall’Ingegnere stesso; la nascita dell’editore Adelphi, che tanta parte ha avuto nella sprovincializzazione intellettuale italiana, fondata con il sostegno di Roberto Olivetti, figlio di Adriano, e l’operato di Roberto Bazlen e Luciano Foà; inoltre, in una gittata fertile e lungimirante, nell’importante figura di Giovanni Enriques, ex dirigente Olivetti successivamente a capo della Zanichelli. A proposito, Giovanni Enriques era figlio del celebre matematico, filosofo e storico della scienza Federigo Enriques. Federigo Enriques, come ricorda Gaspare Polizzi nell’articolo Quei fili che legano scienza e filosofia (Domenicale, Il Sole 24 ore 16 feb 2020), fu «tra i principali fautori del risveglio epistemologico in Italia agli inizi del Novecento», ponendosi il problema della rifondazione dei principi del pensiero scientifico e filosofico dopo le rivoluzioni delle geometrie non euclidee, delle teorie di Einstein, dell’assiomatica di David Hilbert, etc. Un dibattito vivace, duro, profondo, combattuto, appassionato nella responsabilità morale in cui si riconosceva, che raccoglieva le energie di scienziati e filosofi tra i più importanti dell’epoca.
Andrea Oddone Martin