Rassegna Stampa Libraria – 18 luglio 2021
I tragici fatti di cronaca legati al cataclisma delle inondazioni in Germania, Belgio e Olanda hanno portato alla ribalta una problematica che nell’ambito della comunicazione viene purtroppo relegata al terzo, quarto piano, secondo nella migliore delle ipotesi. Quasi un fatto assodato, normale nella sua presenza, che merita perciò un’attenzione di convenienza, debole e insufficiente. Era il 2008 quando venne pubblicato da Fazi il titolo Sei gradi. La sconvolgente verità sul riscaldamento globale di Mark Lynas. In quel libro, bollato di pessimismo catastrofista, Lynas faceva delle ipotesi sul futuro e, nonostante il breve lasso di tempo trascorso, non poche di esse hanno purtroppo già avuto conferma nella realtà. Mark Lynas viene intervistato da Luigi Ippolito sulle pagine de La Lettura del Corriere della Sera, in occasione dell’uscita della versione aggiornata di Sei gradi, dal titolo Il nostro ultimo avvertimento. I sei gradi dell’emergenza climatica (Fazi, traduzione di Michele Zurlo). L’argomento si impone come principale sul nostro presente, e abbisogna di tutta la nostra attenzione. Un’occasione di riflessione ci viene data dall’antropologo Eduardo Kohn, nel suo Come pensano le foreste (Nottetempo, traduzione di Alessandro Lucera e Alessandro Palmieri); recensione di Marino Niola su Robinson de la Repubblica. Uno straordinario esempio di ecologismo e di consapevolezza della Natura lo possiamo incontrare sulle pagine della biografia che Alexis Jenni dedica allo scozzese John Muir. Come osserva Gabriele Romagnoli su Robinson, nella recensione alla biografia intitolata curiosamente Potevo diventare milionario, ho scelto di essere un vagabondo (Piano B, traduzione Marina Grassi): “John Muir non faceva proseliti, dava esempi”.
Invero, una coscienza critica (in senso positivo) non si può realizzare se non coltivando la propria attitudine al pensiero. Proviene dall’esercizio del pensiero il necessario disincanto sulla realtà. Michela Marzano recensisce sulle pagine di Robinson il titolo Le visionarie di Wolfram Eilenberger (Feltrinelli, traduzione di Flavio Cuniberto). Eilenberger in questo libro ritrae Hannah Arendt, Simone Weil, Ayn Rand e Simone de Beauvoir: quattro filosofe che si sono confrontate nella pratica del pensiero attivo con la loro attualità, senza viltà o meschinerie. Oppure, nel ricordare personalità così vicine nel tempo a noi ma che incredibilmente paiono abitanti di un altro mondo, tanto diverso è il nostro contesto, citiamo il volume Le letture tendenziose di Franco Antonicelli (E/O edizioni). Una connotazione di maturità e di responsabilità decisamente démodé, purtroppo: presentazione accorata di Franco Marcoaldi su Robinson.
Da dove iniziare? Forse dal prestare un’attenzione meno inibita ai fatti che ci circondano, come fa Ilaria Vajngerl nella sua raccolta di racconti intitolata Le magie (Galaad edizioni). Lo sguardo di Vajngerl sull’attuale è minuziosamente dettagliato, si sofferma sulle piccole grandi vicende di ogni minuto del comune quotidiano, regalandoci schietti ritrattini del nostro assurdo. Recensione di Filippo la Porta su Robinson. Il quotidiano famigliare soffre da tempo dell’evanescenza dei riferimenti educativi, formativi. Non sorprende perciò che si rinnovi il ruolo del “romanzo di formazione”, come quello di Mirko Sabatino pubblicato da Nottetempo: La vita anteriore. Marzia Fontana lo recensisce sulle pagine de La Lettura. Ci aiuta la neurobiologia, a considerare il nostro prossimo riscoprendolo, superando il pregiudizio. I geni della creatività. Come l’autismo guida l’invenzione umana dello psicologo britannico Simon Baron-Cohen (Raffaello Cortina, traduzione di Gianbruno Guerrerio) scardina l’opposizione normalità/anormalità evidenziando la concreta tangibilità della nostra società: esiste una grande varietà di cervelli, tutti ugualmente naturali. Vittorio Lingiardi e Guido Giovanardi presentano il volume sul Domenicale de il Sole 24 ore.
Pensiamo alla ‘globalizzazione’ come a un fenomeno della nostra ‘modernità’? Errore clamoroso, ce lo dimostra Jeoffrey Sachs fin dal titolo del suo libro Terre, popoli, macchine. Settantamila anni di globalizzazione (Luiss University Press, traduzione di Gabriella Tonoli) recensito da Valerio Castronovo sul Domenicale. Un’altra sorpresa: se pensiamo che la lingua della globalizzazione sia l’inglese, ci prendiamo un altro granchio. Non vi è dubbio che, nel mondo antico, il latino fu la lingua europea, ma è nella riedizione de L’italiano in Europa di Gianfranco Folena (Cesati, a cura di Daniela Goldin Folena) che ci rendiamo conto dell’importanza che ebbe la nostra lingua nazionale nel creare, nel Secolo dei Lumi, quelli che Giacomo Leopardi denominò europeismi. Recensione di Lorenzo Tomasin sul Domenicale.
È curioso che l’anonimato nei libri produca a sua volta libri. È quanto accade a quel “mistero” della Ferrante, Annamaria Guadagni è sulle tracce del fantasma della Ferrante e ripercorre i luoghi descritti nei libri della stessa. Risultato: La leggenda di Elena Ferrante, pubblicato da Garzanti. Ne scrive Stella Cervasio su Robinson. Ennio Flaiano, rispondendo alle richieste della curiosità giornalistica più superficiale, affermò con il consueto e accurato rigore intelligente: «Non sono un autore di romanzi né di novelle, saggi o pamphlet, nemmeno di racconti. Sono uno scrittore, e questo è tutto». Possiamo leggere i racconti d’esordio di Anaïs Nin raccolti da La Tartaruga nel volume Spreco di eternità e altri racconti (traduzione di Stefania Forlani e Valeria Gorla): Anaïs Nin, una scrittrice. Rosella Postorino recensisce il volume su Robinson.
Libri, libri e ancora libri e lettori nel volume di Martin Latham intitolato I racconti del libraio (Rizzoli, traduzione di Elena Cantoni e Carlo Capararo). Sono i ricordi di trentacinque anni di attività in una libreria inglese, recensiti da Massimo Bucciantini sul Domenicale de il Sole 24 ore.
Andrea Oddone Martin
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