Rassegna Stampa Libraria – 19 settembre 2021

Rassegna Stampa Libraria – 19 settembre 2021

Nell’autobiografico La libraia del Cairo (Garzanti, traduzione di Bianca Bernardi) ritroviamo una vicenda rincuorante, per vari motivi. È la stessa autrice, Nadia Wassef a scrivere del suo libro e dell’avventura della libreria Diwan sulle pagine del Domenicale de il Sole 24 ore. Rincuora scoprire la concretezza della vita e della passione per i libri, narrate con spontaneità e vitalità. E due donne che vogliono fortemente dare un senso (e non subirlo) alla loro vita interpretando il ruolo culturale della loro libreria come riferimento sociale e relazionale. Sono sempre due donne, le autrici di Non è questo che sognavo da bambina (Garzanti). Sara Canfailla e Jolanda di Virgilio raccontano senza polemiche ma con partecipazione divertita dell’ambiente professionale della pubblicità, dello sfruttamento dello stagismo e dell’attualità emotiva della propria giovinezza. Recensione di Alessandro Beretta su La Lettura del Corriere della Sera. Il volume curato da Andris Brinkmanis ci permette di scoprire una donna fenomenale: Asja Lacis. S’intitola Asja Lacis. L’agitatrice rossa (Mimesis, traduzioni di Eugenia Casini Ropa, Andris Brinkmanis e Mauro Ponzi) e ricostruisce le tappe della vita appassionata della regista che, tra l’altro, prese parte alla Rivoluzione d’ottobre, frequentò intellettuali, artisti, fu la compagna di Walter Benjamin, fu incarcerata dal comunismo di Stalin; non le fu indifferente nemmeno il Sessantotto. Recensione di Massimo Zamboni su La Lettura. La giovane autrice russa, Guzel’ Jachina, con il suo Figli del Volga (Salani, traduzione di Claudia Zonghetti) ci riporta all’epica del romanzo russo di tradizione. La vicenda si svolge all’alba del Novecento e, alternando con valore di espressione e di sentimento la crudezza del reale con l’onirismo fiabesco, racconta delle vicende di un povero maestro di scuola di una comunità germanofona nella Russia che si trasforma in Unione Sovietica. Recensione di Marzia Fontana su La Lettura.

Sono i dilemmi della vita che ci estenuano, a volte ci conducono a un punto tale per cui desideriamo esclusivamente la pace. Bernhard Schlink ci propone nel suo ultimo I colori dell’addio (Neri Pozza, traduzione di Susanne Kolb) una raccolta di episodi significativi, i cui protagonisti si rendono responsabili di bassezze, misere vigliaccherie, piccole vergogne, controtempi meschini. Niente di strano, gente comune. Ci possiamo riconoscere senza sforzo. Il libro di Schlink ci dà però l’occasione di riflettere senza essere sottoposti a giudizio. Lo dice bene Susanna Nirenstein su Robinson de la Repubblica. Ed è un bene, altrimenti ci si troverebbe nella diabolica situazione narrata dall’avvincente thriller della sfortunata scrittrice Joan Samson, Il banditore (Sperling & Kupfer, traduzione di Christian Pastore). Pubblicato in America per la prima volta nel 1976, non risente per niente dell’età e ci mette, come scrive Luca d’Andrea su Robinson, di fronte all’attuale e scomoda questione: «cosa succede quando i buoni preferiscono la quiete al rispetto di sé stessi?». Forse potrebbe aiutarci a rispondere il titolo L’uccello nero di Gunnar Gunnarsson (Iperborea, traduzione Maria Valeria d’Avino). Precursore del genere noir scandinavo, e scritto nel 1929, il romanzo è ambientato in un’Islanda oscuramente medievale. La scrittura di Gunnarsson, paragonato da Nicola Lecca su Robinson al Thomas Mann de La montagna incantata, mette in scena le turpi qualità di una comunità sparuta e isolata che si confronta con un fatto realmente accaduto. Una seconda recensione di Alessandra Iadicicco su La Lettura.

Letterature e sceneggiature teatrali sono vicini confinanti, attigui, spesso commutabili, un libro ambientato in teatro li rende sovrapponibili. Joseph O’Connor narra un quindicennio di vicende del Lyceum, un teatro di Londra, dell’attore Henry Irving, dell’attrice Ellen Terry e del direttore del teatro, Bram Stocker (eh, sì: si tratta proprio dell’autore di Dracula). Il romanzo Teatro d’amore (Guanda, traduzione di Elisa Banfi) si svolge attorno alle intense vite dei tre protagonisti, ma incontra uno stuolo di personalità alcune notissime quali G.B. Shaw e Oscar Wilde. Un’umanità vera si afferma nelle pagine di questo libro, che riporta fedelmente e inventa contemporaneamente. Recensione di Marta Morazzoni sul Domenicale. Ma un’altra realtà, analogamente vera e inventata, ripercorre le forme crudeli, miserabili e feroci di un’umanità esiziale. La raccolta di racconti La fiamma dei tuoi occhi dello scomparso James Purdy (Racconti edizioni, traduzione di Alessandro Roffeni, illustrazioni di Simone Massi) non fa sconti e decisamente non ci nasconde nulla nell’inferno dell’alienazione umana. Recensione di Ida Bozzi su La Lettura.

Ed è una prospettiva che potremo anche essere costretti in un futuro più o meno prossimo a considerare, quella che il filosofo Serge Latouche sintetizza nel suo Breve storia della decrescita (Bollati Boringhieri, traduzione di Fabrizio Grillenzoni). In questo libro si traccia un profilo futuro condizionato a tal punto da un’economia autodistruttiva da auspicarne un’uscita solerte. È proprio così, non un’alternativa al capitalismo ma a tutto il pensiero economico attuale, fondato su presupposti di un interesse kamikaze. Recensioni di Giancarlo Bosetti su Robinson e di Antonio Carioti su La Lettura. E pensare che un modello d’impresa fondata sullo sviluppo del sociale ce l’avevamo, si chiamava Olivetti. Di architetture conformate all’idea di Adriano Olivetti ne abbiamo numerosi esempi, sempre di valore, anche se i progettisti potrebbero non essere mai diventati archistars. Uno di questi è la colonia per vacanze edificata tra i boschi della valdostana val d’Ayas e progettata da due, al tempo, giovani e sconosciuti architetti: Leonardo Fiori e Claudio Conte. Gabriele Neri dedica a questa opera il titolo La colonia Olivetti a Brusson. Ambiente, pedagogia e costruzione nell’architettura italiana (Officina Libraria) nonché la presentazione sul Domenicale.

Ma poi cos’è successo? Come mai non si è affermata l’idea olivettiana? Secondo il filosofo americano David Hull (ma non solo secondo lui), la regola che gli uomini sembrano applicare «è quella di coinvolgere il cervello solo quando tutto il resto fallisce, e di solito nemmeno allora». È a questo “problemino” che si rivolge Che cosa abbiamo nella testa? Il cammino accidentato della ragione di Edoardo Boncinelli e Antonello Calvaruso (il Saggiatore). Si tratta di un’analisi sistematica delle trappole mentali a cui siamo esposti per natura e per indole. Recensione di Nicola Barone sul Domenicale. Daniel Kahneman, Olivier Sibony e Cass R. Sunstein espongono nel loro Rumore. Un difetto del ragionamento umano (UTET, traduzione Eleonora Gallitelli) i problemi cognitivi che distorcono le nostre decisioni. Recensione di Michela Marzano sulle pagine di Robinson.

Ma ora basta, siamo stanchi e vogliamo interrompere il surmenage intellettuale inforcando la bicicletta, liberare il pensiero pedalando. Stefano Pivato scrive La felicità in bicicletta (il Mulino) e traccia la storia del meraviglioso mezzo di trasporto dall’Ottocento ai nostri giorni. Ne scrive con passione Angelo Varni, sul Domenicale.

Andrea Oddone Martin

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