Rassegna Stampa Libraria – 23 febbraio 2020
E se ci catapultassimo in una prospettiva futuribile, pensando di trovarci nell’anno 2085? Un giochino dilettevole, praticato spesso almeno una volta nella vita. E se, trovandoci nell’iper-tecnologico 2085, ci capitasse per mano un libro “tradizionale”? Probabilmente ci parrebbe un oggetto incomprensibile, come descrive abilmente Lorenzo Tomasin nell’articolo Come si accende questo libro? nel Domenicale Il Sole 24 ore del 23 feb 2020: consueti ad una categorizzazione cognitiva ormai completamente diversa, il libro ci apparirebbe come un oggetto misterioso ed incomprensibile, erede di leggende e dicerie.
Una certa titubanza potrebbe nascere anche se rimaniamo dove stiamo, e ci confrontiamo con un prodotto editoriale notevole ed essenziale: il dizionario o, meglio i dizionari. La considerazione che ne hanno letterati di pregio assoluto ci aiuta a comprenderne l’importanza. Ad esempio, l’indimenticato Giorgio Manganelli apprezza particolarmente il dizionario, tanto da scriverne: «Che cos’è un dizionario? È un luogo dove le parole si riposano, stanno ferme, cioè celebrano la loro qualità suprema che è quella di essere parole morte»; oppure «Cosa dilettosa è lo sfogliare le pagine dei vocabolari, vagabondare per quegli sterminati dormitori di parole, dove quelle stanno appese, come vipistrelli, e come alcuno le chiama a voce, subito una si stacca, vedete laggiù svolazzare un ‘miglioratore’, si muove come accecato dalla gran luce della lingua in cui si immerge». Per non dire di Carlo Emilio Gadda, umanista finissimo di formazione anche tecnica nonché filosofica, scrittore cardinale nella letteratura novecentesca. Paola Italia, studiosa e curatrice di numerose opere gaddiane, afferma: «I campi del sapere scandagliati da Gadda alla ricerca, oltreché di parole, di concetti e categorie interpretative sono davvero molte». Il rapporto che agisce tra Gadda e i suoi numerosi dizionari (già solo nella porzione del fondo Gadda che si trova a Roma presso la Biblioteca Teatrale del Burcardo se ne possono enumerare trentuno, di proprietà dell’ingegnere Gadda risulta anche la prima edizione 1861 del Tommmaseo) risulta di consultazione funzionale, diretta e mirata. Strumento prezioso, il dizionario, che unitamente alla sua larga diffusione permette un utilizzo cordialmente democratico, utilmente pratico. Inoltre, in determinati momenti storici, è stato oggetto di attenzioni ideologiche, ne scrive Matteo Motolese nell’articolo dal titolo Il duce «frigoriferò» il dissenso nel Domenicale de Il Sole 24 ore del 23 feb 2020 che recensisce l’interessante Dizionari del Novecento di Massimo Fanfani (Società Editrice Fiorentina). Del resto, ancora il Manganelli nel suo Rumore sottile della prosa: «Ma forse qui occorre allargare un poco il nostro discorso, ed assaggiare altre parole in qualche modo affini, che da strumento di dileggio vanno forse, per il veloce volgersi della ruota delle fortune lessicali, mutandosi in ben diverso suono. Sul Palazzi, la parola “Retorico, agg. (vuoto, ampolloso, magniloquente)” si insinua tra “retoricume” e “retoricastro” che non pare una gran bella compagnia».
Andrea Oddone Martin