Rassegna Stampa Libraria – 25 luglio 2021

Rassegna Stampa Libraria – 25 luglio 2021

Negli ultimi anni, la scrittura autobiografica ha coinvolto una gran parte di persone. Sebbene non sempre consapevoli della distanza che separa letteratura e autobiografia, le scritture autobiografiche si sono moltiplicate e non sono poche, nelle intenzioni, quelle che pretendono livelli letterari. Le ricostruzioni autobiografiche, caratterizzate principalmente dalle fasi mnemoniche del ricordo, sono soggette a latenze, a presenze d’immagine, a omissioni, a sensazioni, a dimensioni percettive, a preferenze del soggetto, ai rimossi inconsci, a valorizzazioni celebrative, spesso autocelebrative, etc. Rimane perciò quanto mai arduo il cimento di una scrittura autobiografica che si imponga l’imperativo del rigore. Ed è ciò che Björn Larsson si propone nel suo Nel nome del figlio (Iperborea, traduzione di Alessandra Scali) in cui tenta l’impossibile definendo il dettaglio con acribia, soprattutto sulla tragica vicenda occorsagli nell’infanzia. Recensione di Nicola Lecca su Robinson de la Repubblica.

Di letteratura si tratta, invece, nel caso de Il peso delle cose di Marianne Fritz (Safarà Editore, traduzione di Giovanna Agabio). Una letteratura che traguarda intuizioni di verità, si rivolge all’essenziale raffinando il linguaggio ben oltre le apparenze del prosaico. Ne scrive Michela Marzano su Robinson. In effetti, che si tenti l’autobiografia, la narrativa di genere, il racconto oppure addirittura il romanzo, l’unica questione che fa la vera differenza è quella a cui si risponde con il portamento (quello del canto) del linguaggio. È qui che finalmente si riconosce il tono, la voce dello scrittore di razza. E non è questione di didattica, o di furberia: certe cose non si insegnano e non si imparano. “Ci sono” e, se non sostenute dalla consapevolezza, dai contesti appropriati e dal lavoro assiduo, possono purtroppo finire sprecate; oppure “non ci sono” ed avremo, nonostante tutto ma proprio tutto, esclusivamente vacui e penosi scimmiottamenti. Per il primo caso potremo ricordare il nome conosciutissimo di George Simenon, al quale aggiungiamo quello meno noto dell’irlandese John Banville di cui esce per i tipi di Guanda (traduzione di Irene Abigail Piccinini) il titolo Delitto d’inverno. Recensione appassionata di Luigi Sampietro sul Domenicale de il Sole 24 ore.

L’obbligo contemporaneo alla “comunicazione” è ovviamente lontano dall’intento letterario, ma sollecita altri apparati, ad esempio quello sociologico oppure storico. Laterza pubblica Il gesto nel Medioevo dello storico e medievista francese Jean-Claude Schmitt (traduzione di Claudio Milanesi) nel quale si sostiene la tesi della continuità di significati comunicativi attribuiti al gesto (corporeo e iconografico) tra la cultura antica, medievale e attuale dell’Occidente. Recensione di Arturo Carlo Quintavalle su La Lettura del Corriere della Sera. Per gusto di paradosso, è proprio la mancanza di comunicazione a contrassegnare le relazioni narrate nelle ventinove storie che compongono il volume Ermellino bianco e altri racconti della scrittrice svizzera Noëlle Revaz (Casagrande, traduzione di Maurizia Balmelli). Un puzzle “urtante, cangiante, magmatico, che scuote, smuove, rivolta” come afferma Marco Ostoni sulle pagine de La Lettura. Gli asti, le bassezze, rivalse, invidie, crudeltà e cospirazioni, insomma i miserabili peccati dell’umanità miserabile, sono spesso il pascolo della scrittura. Ed è il caso del primo romanzo di Valeria Usala, La rinnegata (Garzanti), consigliato dalla libreria Volare di Pinerolo (TO) su Tuttolibri de La Stampa.

Due titoli per non dimenticare l’emergenza climatica: The Green Monkeys del divulgatore di temi ambientali Mauro Garofalo (Mondadori), rivolto ai giovani e ai meno giovani. Un’epica fantastica dinamica e accattivante centrata sull’ambiente e sulla natura. Recensione di Alessandro Beretta su La Lettura; e I figli del diluvio dell’americana Lydia Millet (NN Editore, traduzione di Gioia Guerzoni) nel quale, senza sconti e su un’istanza biblica, vengono indicati con precisione i colpevoli dell’emergenza climatica. Recensione di Marco Bruna su La Lettura del Corriere della Sera.

Andrea Oddone Martin

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