Rassegna Stampa Libraria – 26 settembre 2021
Oggi la Germania vota per un nuovo Cancelliere. Angela Merkel, Cancelliere uscente dopo sedici anni di attività, emula così il Cancelliere che la precedette: Helmut Kohl. La stabilità del governo tedesco rappresenta un’utopia per l’Italia. “Purtroppamente, …” direbbe Cetto La Qualunque, il personaggio politico interpretato da Antonio Albanese. Comunque sia, rimane indiscutibile il segno che Angela Merkel ha lasciato sulla Germania e sull’Europa. Massimo Nava ne qualifica il ritratto storico e politico in Angela Merkel. La donna che ha cambiato la storia (Rizzoli); recensione di Stefano Folli su Robinson de la Repubblica. Come per altri importanti temi, in questo momento è necessario pensare al nostro futuro anche per quanto riguarda la politica. Certamente, un aiuto giungerebbe ad ognuno di noi da uno sguardo presente e retrospettivo sui fatti, sui luoghi, sulla storia, sugli accadimenti, sulle memorie condivise, sulle necessità che compongono il nostro quotidiano reale, che differisce dalla descrizione dei media. Khaled Khalifa, nel romanzo Nessuno ha pregato per loro (Bompiani, traduzione di Elena Chiti) narra della sua città, Aleppo, della sua importanza internazionale, dei suoi rapporti con Venezia, del suo ricco passato culturale e del suo inspiegabile tragico presente. Viviana Mazza intervista l’autore sulle pagine de La Lettura del Corriere della Sera.
Anche l’emergenza climatica ed economica si impone al nostro presente e, secondo Alec Ross, tra i maggiori esperti mondiali di innovazione, l’Italia è il paese pilota del rimedio e della ripresa. Su La Lettura, Ross descrive puntualmente i fondamenti del suo pensiero e ribadisce la posizione di centralità del nostro Paese. In questo momento, grazie al credito internazionale del Presidente del governo Mario Draghi, l’Italia deve incidere sul clima e sulle tematiche economiche in modo da giovare sia ai propri interessi sia a quelli internazionali. Assieme alla fiducia nel Presidente del governo italiano, Alec Cross individua alcune delle criticità tipiche, come l’atteggiamento mentale prodotto dalle vessazioni burocratiche e l’immobilismo del capitale determinato dall’inaffidabilità cronica dello Stato. L’intervento di Cross (tradotto da Rita Baldassarre) si conclude con un monito: «Non sappiamo quanto durerà il momento favorevole. Va colto l’attimo: la COP26 e l’erogazione dei fondi europei lo rendono particolarmente promettente». Troveremo in libreria dal 30 settembre I furiosi anni venti. La guerra fra Stati, aziende e persone per un nuovo contratto sociale di Alec Ross (Feltrinelli, traduzione di Giancarlo Carlotti). Si fa presto a dire “emergenza climatica, buco dell’ozono, aumento dell’anidride carbonica, polveri sottili” ma, a parte le impennate del termometro estivo e le sempre più frequenti tragedie dovute alla mancanza di gestione del territorio, come possiamo percepire la nostra consueta normalità come contributo all’emergenza? Lo scrittore statunitense John Greene (nomen omen) prova a renderci concreta la presenza della problematica nella nostra quotidianità con il suo saggio Benvenuti nell’antropocene (Rizzoli, traduzione di Lia Celi). Damiano Fedeli intervista John Greene su La Lettura.
Naturalmente, la situazione sanitaria determinata dalla pandemia fornisce materia di varie considerazioni, ad esempio entra nella narrativa. Compare nel romanzo Come navi nella notte di Tullio Avoledo (Marsilio), che si svolge nel presente distopico reso più complesso dalla pandemia; recensione di Stefania Parmeggiani su Robinson. Diventa un’argomentazione obbligata nell’intervista a Sir Paul Nurse sempre su Robinson. Luca Fraioli chiede tra l’altro se questa pandemia ci abbia insegnato qualcosa. Del genetista e biologo cellulare, nonché premio Nobel, Sir Paul Nurse troviamo in libreria il volume Che cos’è la vita (Mondadori, traduzione di Laura Serra). Gilberto Corbellini e Alberto Mingardi presentano sul Domenicale de il Sole 24 ore il loro La società chiusa in casa. La libertà dei moderni dopo la pandemia (Marsilio) nel quale analizzano la situazione pandemica, che oramai presenta anche un repertorio storico, dal punto di vista scientifico, della comunicazione, della pertinenza delle azioni politiche e dal punto di vista delle scienze sociali. Marco lo Conte recensisce sul Domenicale il libro Oltre il tempo presente di Paolo Legrenzi (Guerini Next). Legrenzi propone una riflessione sulle conseguenze della pandemia in merito alla concezione del tempo e alle strategie gestionali di investimento e risparmio finanziario.
Dal covid alla pervasività tecnologica nella nostra vita. Raffaele Milani nel suo Albe di un nuovo sentire. La condizione neocontemplativa (il Mulino) si chiede (e ci chiede) se l’odierna conclamata impossibilità di poter corrispondere visivamente, ad esempio, a un paesaggio senza mediare con uno schermo possa essere una possibilità oppure un limite, e di qual genere. Anna Li Vigni, nella sua recensione al libro che troviamo sul Domenicale, ne mette in luce le argomentazioni principali, di notevole interesse. In un versante decisamente più intimo ma indirettamente familiare alla tematica precedente, segnaliamo il volume L’acqua del lago non è mai dolce di Giulia Caminito (Bompiani), recente Premio Campiello. È la mancanza della consapevolezza di un centro di riferimento, il condizionamento maggiore della vita della protagonista del romanzo, potremo dire un esempio di nuovo Bildungsroman. Ma anche di un’intera generazione svuotata di ideali, i millennials. Recensione di Teresa Franco sul Domenicale. Oppure di ideali imposti dal teatro metaforico di alcune famiglie, con la violenza del comando e del ruolo di un padre, su figli che finalmente, a distanza di anni dalla morte del genitore, riescono a individuarsi in maniera finalmente oggettiva, scoprendo l’inadeguatezza personale dell’atteggiamento ereditato a forza. È la scoperta della diversità personale, della responsabilità verso sé stessi e della necessità di difenderla, la cifra narrativa di Solo la pioggia di Andrej Longo (Sellerio). Lo recensisce Ermanno Paccagnini su La Lettura. Giustamente, Paccagnini si sofferma sulle qualità stilistiche del libro. La creatività narrativa si esprime principalmente nella perizia stilistica del linguaggio usato. Nella nostra epoca segnata dalle più disparate iniziative dedicate all’”insegnamento” della scrittura (scrittura creativa, narrativa, autobiografica, drammatica, visuale, vuoi fare lo scrittore?, immancabile lo storytelling, etc.) con tanto di attestati di grido, forse il Manualetto di metrica italiana del filologo romanzo Costanzo di Girolamo (Carocci) può aiutare a superare qualche ridondante superficialità. Ne parla con serietà consapevole Lorenzo Tomasin sul Domenicale de il Sole 24 ore.
Andrea Oddone Martin
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