Rassegna Stampa Libraria – 27 giugno 2021
Era il 1922 quando, a Vienna, un diciassettenne Elias Canetti visse l’esperienza che segnò gli anni migliori della sua vita. Il 15 luglio si trovò a partecipare alla manifestazione che culminò con l’incendio del Palazzo di Giustizia, oltre a provocare novanta vittime. L’esperienza alienante della massa lo segnò a tal punto da dedicare i successivi trent’anni alle ricerche e alla stesura di quello che sarà un’opera antesignana e capitale: Massa e Potere (Adelphi). L’attualità di questa esperienza viene ribadita dall’opera d’esordio della giovane Giulia Lombezzi, La sostanza instabile (Perrone). Mentre Canetti si soffermava principalmente sugli effetti immediati e sull’indagine causale, la Lombezzi nel descrivere un’analoga situazione si concentra negli strascichi personali dei partecipanti, nell’imprevedibilità comportamentale che innesca dubbi fondamentali. La recensione è di Alessandro Beretta e si trova su La Lettura del Corriere della Sera.
Le vie della conoscenza sono infinite, nei momenti decisivi è opportuno cercare di non trascurarne alcuna. Lo storico Karl Schlögel dedica il suo Il profumo degli imperi. Channel N°5 e Mosca Rossa: la storia del XX secolo in due profumi (Rizzoli, traduzione di Roberta Zuppet) alle due celebri essenze che hanno segnato profondamente il “secolo degli estremi”. Recensione di Emanuela Scarpellini su La Lettura. L’antropologo Eduardo Kuhn studia e convive con il popolo Runa, in Amazzonia. Nel suo Come pensano le foreste. Per un’antropologia oltre l’umano (Nottetempo, prefazione Emanuele Coccia, traduzione di Alessandro Lucera e Alessandro Palmieri) egli si chiede se la nostra incapacità di stabilire relazioni ecologiche sia stata persa assieme alla capacità di ascoltare e decodificare i segni dei viventi, anche vegetali. Il popolo Runa non ha perso queste capacità e Kuhn ha potuto osservare le qualità linguistiche, espressive, semiotiche della natura che ci ospita, tutti. Recensione di Angelo Ferracuti su La Lettura. La realtà ormai concreta e stabile delle immigrazioni, delle seconde generazioni, a cui è dedicato il libro per ragazzi Volevo essere un supereroe di Zita Dazzi (Feltrinelli). Un testo di estrema immediatezza, che supera incrostazioni teoriche e politiche. Recensione di Annarita Briganti su Robinson de la Repubblica. L’omosessualità, il razzismo, le relazioni generazionali, l’emancipazione dalla prospettiva “bianca”, sono argomenti che trovano una loro dinamica d’invenzione (ma non troppo) nel romanzo di Bryan Washington dal titolo Promesse (NN editore, traduzione di Emanuele Giammarco). Marco Bruna intervista Bryan Washington sulle pagine de La Lettura. Nemmeno l’emancipazione economica porta alla risoluzione dei problemi delle diversità, dell’esclusione razzista. Mondadori pubblica la traduzione di Monica Capuani del titolo Le nozze della scrittrice afroamericana Dorothy West (1907-1998). Nel romanzo si riscontra il condizionamento della complessità sociale afroamericana negli anni ‘50, derivato dalla discriminazione. Ne scrive Mariarosa Mancuso su Robinson.
Un altro argomento, non meno cogente, la responsabilità morale ed etica della tecnologia. È corretta e soddisfacente l’affermazione che la tecnologia non ha responsabilità, la quale invece risiede nelle pratiche d’uso? Uso individuale? Collettivo? Il tema è aperto e le conseguenze delle tecnologie sono progressive e palesi. Ad esempio, c’è qualcuno che si soffermi e pretenda una riflessione anche politica sulle conseguenze personali e sociali del fatto che al giorno d’oggi ragazzini e bambini hanno libero accesso a contenuti pornografici? Quali capacità affettive e relazionali potranno sviluppare nel loro futuro? C’è qualcuno che pretenda una riflessione anche politica sulle conseguenze cognitive dell’automazione delle normali attività quotidiane? Il nuovo libro di Giorgio Scianna, intitolato Le api non vedono il rosso (Einaudi) racconta il dramma di un ingegnere e della sua famiglia, al quale viene attribuita la responsabilità dell’omicidio di una bambina investita da un’automobile guidata da un sistema di ”intelligenza artificiale”, da lui progettato. Un’ottima occasione per aprirsi alla riflessione, anche grazie alla narrazione di Scianna capace di attribuire a ciascun personaggio del dramma una qualità problematica indicativa. Recensioni di Ermanno Paccagnini su La Lettura e di Raffaella De Santis su Robinson. Non tutte le vie della conoscenza sono rivolte verso l’esterno di noi stessi, altrettante vie si inoltrano nell’introspezione, nella realizzazione dell’interiorità. Il volume Dottor Kernberg, a che cosa serve la psicoterapia? (Raffaello Cortina, traduzione di Michele Lualdi) raccoglie l’intervista di Manfred Lütz al dott. Otto Kernberg. Un’intervista che vira nell’esercizio della memoria, centrandosi sui ricordi personali dell’importante e ormai anziano scienziato. Recensione di Vittorio Lingiardi sul Domenicale de il Sole 24 ore. Un’altra raccolta autobiografica, quella che lo psicanalista Umberto Silva racconta in Turmac Bleu (Bompiani): il racconto di una vita densa condotta sul filo tra realtà e sogno. Recensione di Paolo Mauri su Robinson.
Le vie della conoscenza sono intrise di parole: sono le parole delle descrizioni, delle rivelazioni, dei commenti, delle emozioni, della trasmissione, della poesia, dell’elaborazione di pensiero, del sopraggiungere dell’intuizione, etc. Inevitabilmente, la questione del linguaggio e dell’intenzione nell’uso delle parole deve confrontarsi con l’usura, la mutazione, il fraintendimento, i neologismi, le nuove logiche, l’oblio, per non parlare delle mode. Riscoprire i significati e i motivi che informano le nostre parole, le convenzioni che rendono possibili articolazioni di significato, le loro conseguenze sociali, è uno studio appassionante. Nel libro Le parole della Corte (Vecchiarelli), Floriana Calitti ci immerge nelle consuetudini linguistiche della cultura Cortigiana del Rinascimento, una cultura ormai lontana nel tempo ma tutt’ora presente alla nostra contemporaneità, a patto di saperne individuare le matrici. Recensione di Walter Pedullà sul Domenicale de il Sole 24 ore.
Andrea Oddone Martin
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