Rassegna Stampa Libraria – 6 giugno 2021
Spesso, la letteratura impone al lettore l’immedesimazione. Un’assimilazione che, nel caso di un lettore professionista, conduce all’individuazione ricostruendo, dai profili letterari, il proprio. Salvatore Silvano Nigro, nel suo Una spia tra le righe (Sellerio, introduzione di Matteo Palumbo), ci racconta proprio di questo caso che però, coincide con il suo. L’immersione letteraria coincide così con l’autobiografia, e i personaggi dei racconti e dei romanzi si riconoscono nella memoria esistenziale dell’autore, conferendole la possibilità della rappresentazione. Ne scrive acutamente Giuseppe Lupo sul Domenicale de il Sole 24 ore. La lettura porge un’occasione per rievocare la propria unità, per favorire la comprensione di sé. Poco prima della sua dipartita, Germano Celant, è riuscito a raccontarsi nel generoso volume The Story of (my) Exhibitions (Silvana Editoriale): una storia articolata attraverso la fattualità della critica d’arte contemporanea, che si costituisce in un linguaggio nella continua ricerca della propria realizzazione. La recensione è di Angela Vettese e si trova sul Domenicale. La dimensione letteraria, rapprendendo le narrazioni nel coagulo della pagina, si rende superficie speculare autorizzando, appunto, speculazioni, rappresentazioni del doppio, inversioni tra menzogna e verità. È questo l’esito editoriale intitolato Autobiografia di un impostore, volume in cui il fotografo Paolo Ventura e Laura Leonelli raccolgono tre anni di conversazioni (Johan & Levi). Recensione di Ada Masoero sul Domenicale. L’esigenza impellente di cercare la propria idea di sé, di centrarsi raccontando, di raggiungere il compimento di un’immagine coincidente, sfocia inesorabilmente nell’immaginario in cui i ricordi si sovrappongono incrociandosi all’intenzione, cedono al gusto dell’improvvisazione, tanto più se rivolta alla figura di un regista cinematografico. Billy Wilder è il protagonista del libro di Jonathan Coe intitolato Io e Mr. Wilder (Feltrinelli, traduzione di Mariagiulia Castagnone), recensito da Andrea Martini sul Domenicale.
Si tratta dunque di un continuo sforzo di ricostruzione, di ricerca delle origini che però, come accade nelle vicende di Benjamin Kremz raccontate nel volume intitolato Antonio della scrittrice brasiliana Beatriz Bracher (Utopia, traduzione di Prisca Agustoni), si frange nella molteplicità delle diffrazioni mnemoniche con il risultato di comporre l’unica ingarbugliata realtà concepibile. Il libro viene recensito sulle pagine di Robinson de la Repubblica da Michela Marzano. Nonostante gli esiti non riconducano fatalmente all’unità, conseguono comunque il risultato della pratica del confronto, del dialogo, del rapporto con un’alterità vicendevole e intima, a volte antica nella riflessione di tradizione religiosa. Sempre un gioco di specchi viene rievocato nel libro Fedeltà e tradimento di Chaim Grade, scrittore yiddish di grande spessore scomparso nel 1982, dato alle stampe per il pubblico italiano da Giuntina editrice, nella traduzione di Anna Linda Callow. La recensione è di Susanna Nirenstein e la troviamo su Robinson. Religione e laicità, fede e contemporaneità si sviluppano nei due racconti lunghi compresi nel volume, segnando il paradosso che nel suo stesso porsi dà la misura alla complessità del reale.
Una complessità che si manifesta con evidenza fenomenica progressivamente violenta, sino a renderne impossibile la descrizione viziata, autoindulgente, il camuffamento. È ciò che accade in La notte arriva sempre di Willy Vlautin (Jimenez, traduzione di Gianluca Testani). In questo libro, Vlautin racconta senza mezze misure gli esiti paradossali del capitalismo esaurito che cannibalizza sé stesso. La dimensione economica e sociale, determina (potremmo ironicamente dire: produce) la categoria in cui si raccolgono le persone al termine dell’inesorabile processo economico. Si tratta di un numero tragicamente crescente di persone, quelli che sono già stati nominati come gli esclusi e di cui sentiremo parlare sempre di più. Sono l’ovvio risultato dello sviluppo descritto propriamente nel racconto come il processo circolare dell’attività del padre che, con il proprio lavoro, guadagna grazie allo stesso meccanismo che produce lo sfratto di sua figlia la quale, nello stesso momento, non riesce ad accedere al mutuo che le permetterebbe di avere un’abitazione (e non di lusso, anzi) anche grazie al rigore con cui la madre aderisce all’unica categoria esistenziale che la nostra “modernità” ci propina: l’homo consumens. Recensione di Francesco Pacifico su Robinson. La notte arriva sempre avrebbe l’apparenza di un romanzo distopico, se non aderisse fermamente alla nostra contemporaneità. D’altro canto, anche la commedia a episodi scritta da Mario Fillioley dal titolo Sesso più, sesso meno e pubblicata da 66Thand2nd tratta del disagio prodotto dalla contemporaneità, della mania difensiva di livello patologico congegnata dalla società odierna. I personaggi “immaginari” degli episodi, sono impegnati a vivere le loro vicendevoli relazioni considerando, in ultima analisi, come unica risorsa non il vigore dello slancio ma la perseverante passività inerziale del parcheggio, purché superficiale e digitalmente panoramico. Viene recensito da Nicola H. Cosentino sulle pagine de La Lettura del Corriere della Sera.
Per un editore, è la “domanda delle domande”: come si pubblica un bestseller? Come il mistero della Sfinge, l’indovinello resta in attesa di un povero Edipo anche se di pretendenti, nel corso del tempo, se ne possono enumerare parecchi. L’ultimo della serie è Il codice del bestseller uscito per Csa Editrice (traduzione di Cosimo Sportelli). Gli autori, Jodie Archer e Matthew L. Jockcers, docenti di informatica a Stanford in California, hanno raccolto i risultati statistici di ventimila titoli di successo negli ultimi vent’anni del prestigioso New York Times. Lo recensisce Enrico Franceschini su Robinson de la Repubblica. Edipo, dove sei?
Andrea Oddone Martin
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