Rassegna Stampa Libraria – 7 marzo 2021

Rassegna Stampa Libraria – 7 marzo 2021

Qualche tempo fa, accadeva di imbattersi nella comune massima: «non c’è fumo, senza arrosto». Si condensava in poche parole l’assunto che l’evidenza del segnale confermava la presenza del concreto. Oggi, proseguendo nella metafora culinaria, dato il fumo non potremo essere certi della presenza dell’arrosto, e viceversa. E non solamente a causa delle piuttosto recenti cotture a microonde oppure del cibo acquistato mediante il web e consegnato a domicilio, ma della acquisita certificazione dell’impossibilità o, perlomeno, della scarsissima possibilità della corrispondenza letterale di un contenuto alla realtà, alla cosiddetta “verità”. Infinite sono le trame delle infinite anch’esse interpretazioni, traduzioni perpetue della metamorfica conoscenza. Sono i grandi sistemi culturali di riferimento a garantire, una volta assicurata una larga partecipazione nel lungo tempo, la possibilità di esperienze costruttive e condivise, anche in opposizione al sistema culturale di riferimento. Questi riferimenti sono, ormai da anni, soggetti alla micro-frammentazione di un maquillage individualizzato a proprio uso e consumo. Peraltro, mai come oggi è valido il motto: «la verità è figlia del tempo», con la premessa però che rimangano a disposizione le fonti, le tracce che permettano ricostruzioni più che attendibili, non ipotetiche o peggio, inventate. Invero, vuoi per la distanza temporale, culturale e non solo, spesso vengono avanzate interpretazioni, riletture tra le più autorevoli ma sempre inventive, proposte di sentieri tra l’inedito e l’incauto, se non dell’inutile.

Alice Oswald, professoressa di Poesia all’Università di Oxford, ritiene della massima importanza l’impegno nella restituzione in lingua inglese de «l’insostenibile fulgore della realtà» originaria dell’Iliade. D’un tratto, ci appare luminosa la longilinea figura dell’hidalgo di Cervantes: perseguendo tali nobili fini, la professoressa Oswald traduce il poema omerico nel suo Memorial, uno scavo dell’Iliade (Archinto) espungendone tutte le parti narrative, cioè l’intera azione del poema. Con buona pace di Omero e della realtà, più o meno fulgida. (Roberto Galaverni recensisce la pubblicazione di Alice Oswald ne La Lettura del Corriere della Sera). Storia esclusivamente moderna? Su La Lettura, nell’intervista di Nuccio Ordine alla professoressa di storia medievale all’Università Paris-Sorbonne, Élisabeth Crouzet-Pavan, viene ribadita l’arbitrarietà della data di fondazione della città di Venezia, frutto bensì di ricostruzioni parziali, di comodo, confluite e rafforzatesi nella leggenda. In autunno, per i tipi dell’editore francese Belin, Élisabeth Crouzet-Pavan pubblicherà un libro dove, a partire dal mito della sua fondazione, verrà percorsa la storia di Venezia fino ai nostri giorni.

L’importanza del persistere nel tempo delle tracce, del patrimonio culturale testimoniato nei libri, si evince dalla periodica disponibilità degli uomini rappresentati/rappresentativi di qualsiasi forma di potere a farne delle classiche pire (in questi casi, l’aforisma viene adattato: «dove c’è fumo, c’era l’arrosto»). Rimane indispensabile e centrale, perciò, la funzione nel tempo delle Biblioteche e degli Archivi, e non solo nella conservazione dei manufatti, come afferma Richard Ovenden: «Biblioteche e Archivi sono oggi più preziosi che mai perché assicurano l’accesso gratuito alla conoscenza, al contrario dei giganti digitali che ricercano solo il profitto». Ovenden è bibliotecario responsabile della prestigiosa Bodleian Library di Oxford. Nell’intervista proposta da Michaela Valente su La Lettura, Richard Ovenden presenta il suo recente Bruciare Libri (Solferino). Aggiungeremo che in questo tempo presente ad “alta digitalità”, per far sparire intere Biblioteche ed interi Archivi non sarà più necessario impegnarsi in sforzi piromani: basterà un solo ‘click’. Nefasta ma concreta prospettiva, analoga a quella descritta in ambito giuridico e legale dal magistrato Antoine Garapon e dal filosofo Jean Lassègue, autori di La giustizia digitale (il Mulino) presentato da Giancarlo Bosetti su Robinson de la Repubblica. Per navigare in questo ormai denso, vischioso mare ci rimangono delle coordinate, delle direzioni di orientamento da seguire senza perciò incappare nelle trappole dell’impegno culturale ingenuamente entusiasta, debordante e convintamente antifilologico? Camilla, la protagonista del breve romanzo La figurante di Pauline Klein (Carbonio) reagisce energicamente, si emancipa dal burattinaio e, finalmente, trova un senso al proprio agire (Marco Ostoni, La Lettura). Forse che gli apparati culturali si formano nel tempo per sedimentazione multipla concentrata in particolari crocevia di paesaggi mentali? Lungo i bordi di confini anche geografici dove le sedimentazioni si raccolgono, si moltiplicano e diventano atmosfere, dimensioni esistenziali come la Trieste di Diego Marani (La città celeste, La Nave di Teseo nella recensione di Marzia Fontana, La Lettura). E alla fine, questi crocicchi, questi grumi culturali, queste sedimentazioni millenarie, potranno insegnarci qualcosa? Daranno testimonianza degli accadimenti del fato e delle possibilità, dei limiti dell’umanità dolente, condannata a perpetuare gli stessi errori per l’eternità. 4200 anni fa, i monsoni cambiarono percorso trasformando le verdi alture dell’Iran sud-occidentale in dune sabbiose. Un antico centro abitato testimonia la presenza di una florida civiltà evoluta, operosa e multiculturale: la città di Shahr-i Sokhta, la Pompei d’Oriente (un bell’articolo di Marco Nese, su La Lettura).

Riusciremo al giorno d’oggi a reagire preventivamente con efficacia ai mutamenti climatici già previsti? Oppure, come al solito, saremo destinati a scomparire nel “quasi-nulla”? Nel “quasi” ci facciamo stare la letteratura, che in qualche caso si fa archeologia di sé stessa, come in Later di Stephen King (Sperling & Kupfer), ulteriore aggiunta alla poderosa opera dello scrittore statunitense (Pietro Melati, Robinson). In un diporto interiore, una fase introspettiva giocata nella polarità tra il servitore Mikkel Thøgersen e il sovrano Cristiano II, entrambi imprigionati sullo sfondo della Danimarca cinquecentesca, raccontata da Johannes V. Jensen. Il romanzo, scritto tra il 1900 e il 1901, viene pubblicato oggi per la prima volta nella traduzione italiana di Bruno Berni da Carbonio con il titolo La caduta del Re (Michela Marzano, Robinson). La prospettiva globalizzata, spezzettata in infiniti cardinali, talmente infiniti da coincidere con ciascun individuo che costringe così se stesso ad un isolamento camuffato da socialità. Giacomo Marramao, nel suo Kairós, apologia del tempo debito (appena ripubblicato da Bollati Boringhieri) afferma l’attuale «ipertrofia dell’aspettativa» nel «restringimento progressivo dello spazio esperienziale» (Gaspare Polizzi, Domenicale il Sole 24 ore). E allora, quale potrà di nuovo essere il “tempo opportuno”, il tempo debito per ognuno di noi? Lo sviluppo di una recherche impegnata e creativa potrebbe avvicinarci al senso, al significato: corrispondenti indispensabili, i libri.

Andrea Oddone Martin

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