Rassegna Stampa Libraria – 1 maggio 2022
La morsa della pandemia da COVID-19 sembra abbia mollato la presa, aprendo finalmente la possibilità di adoperarci per il nostro futuro. Ma in che modo? Le urgenti problematiche socio-economiche e ambientali sollecitano innovazioni consapevoli, autocritica onesta (perciò costruttiva) e intenzioni propositive veramente originali. Un pensiero superato e dannoso deve necessariamente lasciare spazio ad una modalità di larghi orizzonti, anche geopolitici. Le profonde lacune che la crisi pandemica ha svelato poggiano, per David Goodhart, sull’inganno del sistema formativo competitivo e parziale che è stato imposto globalmente. Nel suo Testa, mano, cuore (Treccani, traduzione Elisa Dalgo) espone senza mezzi termini il suo pensiero, individuando e sottolineando la centralità di aspetti fondamentali classicamente trascurati da un oramai diffuso “verticismo della laurea”, povero e fazioso. Recensione di Alberto Orioli sul Domenicale de il Sole 24 ore. L’economista britannico Raj Patel e il medico Rupa Marya sono gli autori di Infiammazione (Feltrinelli, traduzione Giancarlo Carlotti), un testo di medicina che sollecita uno sguardo sulla realtà globale. Troviamo uno scritto introduttivo dello stesso Raj Patel su Robinson de la Repubblica e l’intervista di Danilo Taino all’economista sulle pagine de La Lettura del Corriere della Sera.
Tuttavia, la riflessione sulle qualità del rapporto tra uomo e natura, tra intenzione umana e vivente, è stata già proposta in passato da numerosi autori, ciascuno nella propria dimensione letteraria. Nel volume Racconti del Pianeta Terra (Einaudi), il curatore Niccolò Scaffai raccoglie scritti di Primo Levi, Anna Maria Ortese, John Maxvell Coetzee, Jonathan Safran Foer, Mario Rigoni Stern, Winfried Georg Sebald, Fredrik Sjöberg, Antoine Volodine. Uno stralcio dell’introduzione al libro di Niccolò Scaffai sul Domenicale.
Naturalmente, prima che sulla relazione tra uomo e natura la riflessione letteraria si è concentrata sull’uomo, sulle molteplicità dell’individuo. Neri Pozza pubblica la nuova traduzione di un grande classico, Il sosia di Fëdor Dostoevskij (traduzione di Serena Prina). Ha inizio da questo romanzo il viaggio del grande scrittore nella doppiezza dell’animo umano. Recensione di Wlodeck Goldkorn su Robinson.
Potrà il nativo digitale immaginare (e vivere) in un mondo privo di “devices”? Potrà recuperare la naturalezza di relazioni personali e sociali, manifestare nella gestualità corporea le condizioni proprie di un rapporto non mediato dalla tecnologia ma da una cultura svincolata dalla stessa e dai suoi severi limiti? È un fatto ormai l’influenza totalizzante della tecnologia nel vissuto sociale, ed è un fatto l’emersione di una problematica articolata e inedita con la quale ci troviamo a fare i conti quotidianamente. Il mondo descritto da Irene Graziosi nel suo Il profilo dell’altra (Edizioni E/O) è fatto di social network, influencer, image consultant, followers, brand ambassador e di paura, dolore, bullismo mediatico, premi letterari senza letterati, solitudine, etc. La riflessione di un’autrice giovane, sagacemente recensita da Natalia Aspesi su Robinson.
Un’estensione del politically-correct novecentesco, la deontologia espressiva di internet ha meritato la pregevole raccolta Confessioni di una coppia scambista al figlio morente di Alessandro Gori (Rizzoli). Gori raccoglie pazientemente le espressioni scambiate su internet e illustra la stoffa da campionario di un’umanità egolatrica camuffata da modestia. La perspicace recensione è di Claudio Giunta e la troviamo sul Domenicale.
Ci ritroviamo proiettati in un puro ambiente psicanalitico. I grandi padri della psicologia si identificano generalmente nel dott. Sigmund Freud e nel suo allievo “dissidente” Carl Gustav Jung. È singolare che si sia perseverato nel tempo nella contrapposizione tra le due posizioni, data la certificata distanza tra i fondamentali dei due scienziati. Una competizione impossibile, dunque. Lo studioso di letteratura tedesca Peter-André Alt scrive Sigmund Freud, il medico dell’inconscio. Una biografia (Ulrico Hoepli, traduzione Aglae Pizzone e Lorenzo Marinucci) nella quale si percorre in maniera approfondita il tormentato rapporto tra Freud e Jung. Leggiamo uno stralcio dal libro sul Domenicale.
«Hermann Broch era veramente devoto a Freud, vorrei dire in modo religioso – non che fosse diventato un fanatico, come tanti altri che conoscevo a quel tempo, ma era impregnato di Freud come di una dottrina mistica» scrive Elias Canetti nel suo Il gioco degli occhi (Adelphi). Inoltre, «Non gli interessava vincere e neanche prevalere e meno che mai mettersi in mostra. Si guardava bene dall’enunciare grandi propositi, perché gli ripugnava profondamente». Dotato di personalità appartata, non gli sarebbe dispiaciuta la posizione laterale in cui è stata relegata la sua letteratura, a tutto dispetto della sua grandezza. Si dibatte, l’insicuro Richard Hieck protagonista de L’incognita di Hermann Broch (Carbonio, traduzione Luca Crescenzi), tra raziocinio matematico e inafferrabilità emotiva. Recensione di Marta Morazzoni sul Domenicale.
Di tutt’altro profilo il “sogno americano” ottimista, logicamente lineare, sportivo, superficialmente sentimentale, estroverso, risate aperte e sonore pacche sulle spalle, di grandi paesaggi rosa, di lieti epiloghi. Per fortuna, a rendere giustizia ed effettività ci hanno pensato romanzieri come John Steinbeck, Henry Miller, William Faulkner, Ezra Pound. Alex Taylor esordisce nel romanzo con Il giardino di marmo (Clichy, traduzione Giada Daino) e si inserisce nella corrente citata. Recensione di Vanni Santoni su La Lettura.
Ne Il Giardino degli Aranci di Dario Voltolini (La nave di Teseo) riprendiamo una sensazione di familiarità. Una letteratura polifonica, dalla scrittura curata e introspettiva senza divenire persecutoria, che si riappropria invece di una dimensione riflessiva ed emozionale e cerca di rileggere le fasi salienti della propria vita, cercando di comprenderne i riferimenti. Recensione di Demetrio Paolin su La Lettura.
Risorge il mito di Marsiglia nella raccolta di articoli che Albert Londres scrive per Le Petit Parisien nell’estate del 1926. Una scrittura di valore, che sa riportare l’atmosfera di un luogo che è ancora simbolo, in cui s’incrociano rigore e spionaggio, malaffare e commercio, nebbie e seduzioni, mare e terra, speranze e moltitudini, il mistero dell’umanità. La raccolta si intitola Il porto di Marsiglia (Abbott, traduzione Davide Callegaro) ed è recensita da Leonardo G. Luccone su Robinson.
Il successo universale dei libri per ragazzi di Joanne K. Rowling con Harry Potter protagonista continua a produrre i suoi frutti, come Skandar e il ladro di unicorni (Mondadori, traduzione Giuseppe Iacobaci) della trentenne Annabelle F. Steadman. Una letteratura fantastica che consiste – come afferma la fortunata autrice nell’intervista di Ilaria Zaffino su Robinson – nella necessità di fuggire a volte in un mondo fantastico, per poter tornare in quello reale con rinnovata energia e resilienza.
Per chiudere, un bagno di realtà con Uccidere il tiranno. Storia del tirannicidio da Cesare a Gheddafi del professor Aldo Andrea Cassi (Salerno Editrice). Nel libro viene posta la questione irrisolta tra consenso e democrazia, tra l’atto del tirannicidio come liberazione e l’irrisolto fascino della tirannia, fascino ricorrente e mai elaborato che pregiudica la definitiva archiviazione della tirannia. Recensione di David Bidussa sul Domenicale de il Sole 24 ore.
Andrea Oddone Martin
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