Rassegna Stampa Libraria – 10 luglio 2022

Rassegna Stampa Libraria – 10 luglio 2022

 

Alice chiedeva: «Per quanto tempo è per sempre?»; Sant’Agostino conosceva il tempo, ma non lo sapeva spiegare; Eraclito, invece, aveva le idee chiare: «Il tempo è il gioco di un bambino»; per Albert Einstein «il tempo è un’illusione». Austerlitz, nel romanzo omonimo di Winfried Georg Sebald (Adelphi, traduzione Ada Vigliani), spiega al suo interlocutore che la stazione centrale di Anversa, rifacendosi ad un eclettismo stilistico ridicolo, evoca il Pantheon romano ma, sostituendo le posizioni simboliche chiave di un’architettura sacra, introduce le divinità del XIX secolo: la miniera, l’industria, il traffico, il commercio e il capitale. Al vertice gerarchico di tutte le figure allegoriche presentate, nello stesso luogo occupato nel Pantheon romano «dall’immagine del sovrano a diretto prolungamento del portale, proprio là si trova l’orologio; in quanto governatore della nuova onnipotenza, esso è situato ben al di sopra dello stemma reale e del motto Eendracht maakt macht (l’unione fa la forza)». Infatti, come afferma Jorge Luis Borges: «l’uomo vive nel tempo, nella successione del tempo. Il magico animale nell’attualità, nell’eternità costante». L’unica certezza è che a tutt’oggi la cognizione del tempo è ben lungi dall’essere definita, ed è stata oggetto coll’andar dei secoli a svariati mutamenti interpretativi, condizionando gli assetti civili e culturali delle società. Se ne occupa puntualmente François Hartog nel suo ultimo Chronos. L’Occidente alle prese con il tempo (Einaudi, traduzione Valeria Zini). Recensione di Mauro Bonazzi su La Lettura del Corriere della Sera.

La riflessione che porta con sé il tempo è inquieta, si accalora e deraglia spesso, è curva al limite dell’incoerenza, perciò oltremodo ricchissima di richiami, dai più vicini ai più lontani: il passato, ad esempio, vibra energico nelle rievocazioni dei tempi andati. Ci si fa prendere la mano, dall’entusiasmo; la fantasia ribolle e ravviva spesso l’immaginazione. Ricordiamo volumi come Storia delle terre e dei luoghi leggendari di Umberto Eco (Bompiani); oppure Il libro degli esseri a malapena immaginabili di Caspar Henderson (Adelphi, traduzione Massimo Bocchiola, disegni Roberto Abbiati); e ancora il Dizionario dei luoghi letterari immaginari di Anna Fornari (UTET). Oggi si aggiunge al filone il titolo Avventurieri in terre lontane. I grandi viaggi esplorativi e la comprensione del mondo nell’antichità di Raimund Schulz (Keller, traduzione Alice Rampinelli). La recensione è di Federico Condello e si trova su Robinson de la Repubblica.

Il tempo e il luogo della letteratura, esplorato nel trascorso dell’amicizia fertile che legò Thomas S. Eliot a Ezra Pound da La voce della Sibilla di Filippo Tuena (il Saggiatore), un testo che richiama la società letteraria dell’inizio del Novecento e si insinua tra le pieghe amichevoli e rigorose della creazione di un’opera d’arte. Recensisce il volume Chiara Fenoglio, sulle pagine de La Lettura.

Il tempo si lega sulle pagine dei libri, fabbrica e annoda le funi lunghissime in un groviglio temporale di autori lontani, ma vicini. Il poeta vicentino Tiziano Broggiato ha curato una raccolta di esemplari testimonianze poetiche e le ha riunite nel volume I padri della parola (Luigi Pellegrini Editore), poeti come tra gli altri Davide Rondoni, Roberto Mussapi, Claudio Damiani, Alberto Bertoni, Gabriella Sica, Giuseppe Conte, cercano di individuarsi in un reticolo generativo di frequenza e discendenza. Recensione di Roberto Galaverni su La Lettura.

Ma è nelle parole che si cela il tempo, come ad esempio nella parola mai, oppure attesa, oppure ancora sempre, eterna, rapidamente, incessante, sporadicamente, saltuario. Le parole scoperchiano temporalità dirette e indirette, vortici di significati reali e immaginari, come ci insegna il romanzo Il dizionario del bugiardo di Eley Williams (Neri Pozza, traduzione Alessandro Fabrizi) che accavalla le vicende e le invenzioni di due lessicografi lontani nel tempo. Recensione di Leonardo G. Luccone su Robinson.

E che dire dell’incisività, della concisione, del fulmine improvviso che porta con sé il “luogo comune”? Parole per la testa! Da dove arrivano i modi di dire di Donatella Bisutti (Feltrinelli Kids, illustrazioni Allegra Agliardi) si rivolge ai lettori più piccoli e svela l’origine di molte espressioni tipiche della nostra lingua. Recensione della stessa Donatella Bisutti sulle pagine di Robinson.

Il tempo si incaglia nella nostra memoria, si frappone ostinatamente tra desideri e realizzazione; a volte purtroppo il passato si impone ossessivamente nel nostro campo cognitivo, spegnendone la lucidità, ammorbandone l’energia. L’eredità emotiva. Una terapeuta, i suoi pazienti e il retaggio del trauma di Galit Atlas (Raffaello Cortina, traduzione Paola Merlin Baretter) è una lettura empatica, profonda, rispettosa e sensibile presentata sulle pagine del Domenicale de il Sole 24 ore da Vittorio Lingiardi e Annalisa Tanzilli.

Il tempo dell’esule è un tempo scisso, disgiunto in due dimensioni irriducibili. Per esempio, il celebre e geniale compositore Arnold Schönberg, austriaco ed esule in America, replicò nella sua nuova residenza statunitense il suo studio viennese, con tanto di arredi originali. Azur Nafisi mette a fuoco il tema nel suo Quell’altro mondo. Nabokov e l’enigma dell’esilio (Adelphi, traduzione Valeria Gattei). Recensisce il volume Viviana Mazza su La Lettura.

Acuto e disincantato, Jorge Luis Borges. L’uomo si è autoemarginato dalla Natura ed ha deciso di esistere nella successione temporale, mentre la Natura esiste nell’attimo eterno. Ogni occasione di avvicinarsi alla Natura rinunciando all’antropocentrismo culturale diventa un magistero, al quale si è abbeverato il filosofo Leonardo Caffo nelle sue frequentazioni dell’Etna, il vulcano siculo. Le pagine de La Montagna di fuoco. Etna: la Madre (Ponte alle Grazie) raccolgono la nuova consapevolezza del filosofo e desiderano condividerla con i lettori. Recensione di Anna Li Vigni sul Domenicale.

L’attimo eterno della civiltà umana viene testimoniato in maniera isolata, ma non per questo meno autorevole dall’arte antica, specificamente nel lascito di Publio Virgilio Marone. È nell’opera di Virgilio che l’uomo occidentale si riconosce, non è un caso se, ad esempio, per il Memorial delle vittime dell’11 settembre 2001 è stato scelto un verso virgiliano come epigrafe. L’opera virgiliana manifesta una continua ed inarrestabile vitalità, che sospende la successione cronologica e si mantiene luminosa, alla stregua di una stella dai tempi siderali. Senza dubbio, il Virgilio di Mario Lentano (Salerno Editore) offre ai suoi lettori una monografia destinata a durare. Recensione di Alessandro Schiesaro sul Domenicale de il Sole 24 ore.

Andrea Oddone Martin

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