Rassegna Stampa Libraria – 10 novembre 2024

Rassegna Stampa Libraria – 10 novembre 2024

Di quel monumentale testo tripartito della Divina Commedia dantesca è comune la passione per la prima parte. L’Inferno attira la curiosità dei più, probabilmente alimentata da un voyerismo sadico tutto moderno, convinto dell’innocua astrazione letteraria. Nel suo Fuoco e fiamme. Storia e geografia dell’inferno (Einaudi) Matteo Al Kalak ci introduce in maniera particolareggiata a quel luogo, sostituto dell’Ade greco, dell’ordinamento teologico del mondo. Recensione di Mons. Gianfranco Ravasi sul Domenicale de il Sole 24 ore.

L’Inferno è un apparato della giustizia divina, di cui la giustizia umana si fa specchio nella tensione di una visione unitaria del mondo. Tuttavia, l’immagine monolitica e uniforme espressa dalla Chiesa di Roma si frastaglia minutamente non appena avviciniamo lo sguardo alla sua storia bimillenaria. Catherine Nixey, ne Gli altri figli di Dio. Cristo, la Chiesa e l’invenzione dell’eresia (Bollati Boringhieri, traduzione Leonardo Ambasciano) ricostruisce con linguaggio scorrevole e brillante la pluralità contradditoria della Chiesa delle origini e del nostro tempo. Ampia e puntuale recensione di Marco Rizzi su La Lettura del Corriere della Sera.

Come è noto, la giustizia è uno strumento irrinunciabile nel ricondurre alla conformità le aporie dell’umanità, svariate e smodatamente estrose. Come è altresì da sempre noto, la giustizia nell’esercizio delle sue funzioni è tutt’altro che giusta. Henry Fielding, grande scrittore britannico nonché giudice, vissuto nella prima parte del XVIII secolo, ne aveva diretta contezza. Nel libro Indagini in Bow Street (Nino Aragno Editore, cura Daniele Savino) sono raccolti due testi del giudice Fielding, cronache di due casi giudiziari che fecero scalpore. È possibile leggerne un estratto introduttivo su Robinson de la Repubblica.

Quanto può essere poliforme, differenziata, incostante e volubile, l’esuberanza intraprendente dell’umanità civile? Nella città di Varsavia, la dimora della famiglia Singer era sede del tribunale rabbinico, un’antica istituzione che riuniva sotto la stessa egida il tribunale, la sinagoga, la casa di studio e il lettino dello psicanalista. Chiunque avesse l’animo turbato, una questione di qualsiasi natura da porre, personale o commerciale, oppure semplicemente delle tensioni da sfogare, vi si poteva rivolgere. Inoltre, la casa del ghetto di Varsavia era rifugio per gli afflitti, i deboli, i dubbiosi. Il giovane Isaac Bashevis Singer assisteva alla folta e multiforme umanità autentica, comune e quotidiana, che descriverà successivamente in Alla corte di mio padre (Adelphi, traduzione Silvia Pareschi). Recensione di Giorgio Montefoschi su La Lettura.

La medesima odierna rutilante casistica dà forma a particolari forme schizofreniche. I linguaggi si sono specializzati, gli usi conformati ad un operare che definisce gruppi di appartenenza consumistica, digital/social, professionali. Niente a che vedere con le scomparse classi sociali, delle quali peraltro da tempo è scomparso nell’ubiquo silenzio anche il cosiddetto “ascensore”.  Disgregante lo spaesamento identitario che vive il protagonista del romanzo Brucia l’origine di Daniele Mencarelli (Mondadori), emigrato nel Nord dove riesce a mettere a frutto il suo talento. Il proletariato senza prospettive e privato pure di un mestiere nel quale potersi riconoscere che l’ha cresciuto e continua ad accoglierlo benevolmente e la borghesia opulenta e presuntuosa, che detta le leggi del buonsenso e dell’estetica, in cui sta facendo carriera, non riescono a rappresentare per il protagonista un corrispettivo identitario profondo ma anzi ne decretano la sperequazione esistenziale. Recensione di Nicola H. Cosentino su La Lettura e di Filippo la Porta su Robinson.

L’attività psicanalitica supera le proprie asperità convenzionali e si presenta nel libro Una finestra sulla psicanalisi di Anna Ferruta (Raffaello Cortina) nella semplicità profonda dell’enorme esperienza personale dell’autrice. Dodici storie in cui si dipana il disagio e la vitalità, l’ascolto e l’equilibrio, la trasmissione di conoscenza. Recensione di Vittorio Lingiardi su Robinson e Sara Boffito sul Domenicale.

La corposa raccolta intitolata Carlo Cassola e il Corriere della Sera 1953-1984 (Fondazione Corriere della Sera, cura Alba Andreini) ci riporta all’epoca nella quale gli intellettuali venivano letti anche sui quotidiani. La curatrice Alba Andreini ha riunito quasi tutti gli articoli dello scrittore, che peraltro morì nel 1987, apparsi sul quotidiano milanese. Una raccolta importante, per avere un’idea della colta intelligenza nello sguardo di Cassola lo possiamo ascoltare e vedere nel video su youtube, nell’intervista di Beniamino Placido del 1978. Recensione di Matteo Marchesini sul Domenicale.

L’uomo è certamente un mammifero ma, a differenza di tutti gli altri animali, è sprovvisto di istinto. Ciò significa che l’uomo è un “animale culturale” e quella che la vulgata definisce spesso “istintività” poggia su modelli culturali acquisiti nella struttura psichica, nella memoria profonda. Ne Il tempo dei padri. L’istinto maschile nella cura dei figli (Bollati Boringhieri, traduzione Gianna Cernuschi), Sarah Blaffer Hrdy scardina l’intero impianto pregiudiziale dell’istinto materno che dominò fino a non molto tempo fa. Recensione di Paolo Legrenzi sul Domenicale.

Ma la vera sostanza dell’emancipazione femminile, incredibilmente elusa dalle varie correnti femministe mentre ambiscono l’agognata parità, è la questione patrimoniale e finanziaria. Il fatto che le donne, a parità di mansioni e ruolo, vengano legalmente retribuite un 20% in meno rispetto ai maschi, è intollerabile. Nel libro Le signore non parlano di soldi (Fabbri Editore), l’economista e docente Azzurra Rinaldi affronta un altro fatto: secondo Boston Consulting Group, il 70% della ricchezza mondiale è a tutt’oggi saldamente nelle mani degli uomini. Azzurra Rinaldi presenta il libro sulle pagine di Robinson.

Alfred Hitchcock, gran maestro del lato oscuro, aveva un’idea letteraria dell’esercizio cinematografico. «Per me – affermò durante un’intervista – un film è finito al novantanove per cento quando è scritto. A volte preferirei non doverlo girare». È dunque naturale che alcuni dei suoi film più celebri, come Gli uccelli oppure Rachele, la prima moglie, discendano dalla lettura dei racconti e romanzi della scrittrice inglese Daphne du Maurier (1907-1989). La considerazione della letteratura di De Maurier non è ovviamente monopolio di Hitchcock. È nota l’ammirazione di Stephen King, quanto quella del regista Nicolas Roeg che dal racconto Non voltarti ha tratto il film horror A Venezia…un dicembre rosso shocking. Sono pubblicati oggi due volumi che raccolgono i maggiori racconti della De Maurier. Il primo già disponibile dal 12 novembre si intitola Gli uccelli (il Saggiatore, traduzione AA.VV.; il secondo, disponibile dal 15 novembre, Non voltarti (il Saggiatore, traduzione AA.VV.). Recensione di Mariarosa Mancuso su Robinson de la Repubblica.

Andrea Oddone Martin

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