Rassegna Stampa Libraria – 11 giugno 2023
Più o meno, tutti ci siamo passati: un bel giorno alzi la tapparella del soggiorno e vedi che stanno abbattendo gli alberi del viale di fronte. Lo sconforto è concreto, il morso del dolore non si placa. Perché? In che modo ci siamo affezionati a degli alberi come fossimo parenti amati? L’albero e la città è un bel libro illustrato che Luca Tortolini (Clichy, illustrazioni Lida Ziruffo) indirizza all’infanzia ma in realtà si tratta di un semplice ed attento resoconto della differenza nella qualità della nostra vita che genera la presenza (o l’assenza) di chiome generose, tronchi robusti, foglie fruscianti, ombre riposanti, frescure tonificanti, ripari rigogliosi, vivaci canti d’uccelli. Insomma, la presenza vivificante degli alberi. Lo stesso Luca Tortolini presenta il libro su Robinson de la Repubblica.
L’inferno della siccità mostra immagini di fiumi disseccati, barche ancorate nell’erba, pontili sformati, sghembi ed estranei. L’estremo opposto, quello dell’esondazione, rompe anch’esso l’equilibrio temporale e fecondo della presenza fluviale. Immagini che scuotono profondamente, davanti alle quali ci sentiamo depredati, impotenti e immiseriti. Il fiume gode di un investimento inconscio importante, data la sua importanza per la nostra vita e civiltà. Per Eraclito il fluire dell’esistenza era come un fiume che scorre, nel quale non ci si immerge mai due volte; ricordiamo quel grande libro di Claudio Magris, Danubio (Garzanti), il fiume che accompagna le inquietudini, le regioni, le storie della cultura mitteleuropea. Uomini e fiumi di Stefano Fenoglio (Rizzoli) racconta dell’importanza determinante che l’ambiente fluviale rappresenta per la nostra esistenza. Recensione di Severino Colombo su La Lettura del Corriere della Sera.
La potenza del genius loci, del luogo che informa l’identità, col quale si stabilisce un’intimità profonda, un vincolo spirituale. La seconda parte della saga dei Barrøi, di Roy Jacobsen si intitola Mare bianco (Iperborea, traduzione Maria Valeria d’Avino). In queste pagine diventa concreta l’inscindibilità tra uomo e Natura, una dimensione che sovrappone la magia dell’isola, la sua corporeità terrigna e l’astrazione metafisica. Spazio universale generativo, dove potremo incontrare il nostro Minotauro. Recensione di Angelo Ferracuti su La Lettura.
Il popolare costume del turismo sta dilagando oltremisura. Oltre a rendere invivibili per i residenti i loro luoghi e città, infestate letteralmente dalla bolgia indistinta, costituisce un’esperienza talmente artefatta da annullarsi nella frenesia consumistica fine a sé stessa. Esperienza è tutt’altro, radicalmente. Infilando i cinquantaquattro quadri narrativi contenuti ne L’atlante di William T. Vollmann (Minimum fax, traduzione Cristiana Mennella), composti da un’umanità pulsante, drammatica e vitale, comprendiamo perfettamente la differenza. Recensione di Leonardo G. Luccone su Robinson.
Uno degli incipit che hanno segnato la letteratura: «Tutte le famiglie felici si somigliano; ogni famiglia infelice è infelice a modo suo». La famiglia cui purtroppo è stata affidata Melanie dopo la perdita di entrambi i genitori è quella dello zio, ed è una famiglia disfunzionale che non si riconosce come tale. Melanie, nel corso del tempo deve affrontare la propria crescita e trasformazione di ragazza in un contesto di terrore, violenza domestica, patriarcato tossico deviato dal disturbo narcisista (lo zio fabbrica burattini e giocattoli che «sembrano osservare tutto con i loro occhi di vetro» la moglie muta, icona di impotenza e annichilimento), ingiustizie perpetrate a donne e bambini, indeboliti e annientati. Un incubo raccontato in La bottega dei giocattoli di Angela Carter (Fazi, traduzione Maria Baiocchi). Recensione di Sarah Savioli su Robinson.
Il fondale che mappa quella zona liminale tra la parte conscia della nostra psiche e l’inconscio viene attraversato dalle correnti, dalle piste percorse dalle forze del desiderio. Freud aveva le idee chiare: si trattava di un contesto enigmatico ma definito. L’enigma del desiderio. Sesso, nostalgia e appartenenza di Galit Atlas (Raffaello Cortina, traduzione Paola Merlin Baretter) si addentra esplorando tra le pieghe di quella zona oscuramente luminosa del desiderio e della sessualità umana. Recensione di Sara Boffito sul Domenicale de il Sole 24 ore.
Berthe Gavignol ha 102 anni ma, a dispetto dell’età, è arzilla e vispa. Possiede un carattere che le ha permesso di attraversare un’esistenza dura, puntellata di soprusi ed ingiustizie alle quali Berthe ha opposto le proprie originali soluzioni. La centenaria con la pistola di Benoît Philippon (Ponte alle Grazie, traduzione Rossella Monaco) è un romanzo divertente, dove gli uomini non sono tutti uguali, pochi si salvano. Stefano Montefiori intervista l’autore sulle pagine de La Lettura.
Fin dai primi anni del suo successo, l’Ulisse di James Joyce diventò un fenomeno culturale ben oltre il suo perimetro narrativo. La sua energia irraggiante si espanse immediatamente e contagiò centinaia di migliaia di appassionati. Come è noto, l’intero romanzo si svolge in un unico giorno: il 16 giugno del 1904. In molte città, il 16 giugno veniva celebrato con letture pubbliche, maratone di lettura, travestimenti e sosia dello scrittore irlandese e del suo primo protagonista, Leopold Bloom, già fin dal 1924 (Ulisse uscì, dopo varie incertezze, nel 1922). Ne abbiamo resoconto in una lettera di James Joyce del 27 giugno 1924: «C’è un gruppo di persone che celebrano quello che chiamano il Bloom’s day, il 16 giugno. Mi hanno mandato delle ortensie, bianche e blu, colorate artificialmente». Questa tradizione si è mantenuta e allargata costantemente, ed è ancora viva tutt’oggi. Anche Genova festeggia da anni il Bloomsday, Massimo Bacigalupo lo descrive nel titolo Bloomsday (Calamospecchia) di cui possiamo leggere uno stralcio dall’introduzione del libro sul Domenicale de il Sole 24 ore.
Andrea Oddone Martin
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