Rassegna Stampa Libraria – 11 settembre 2022
La carenza dell’acqua, conseguenza dei mutamenti climatici causati dalle attività umane moderne e dall’aumento vertiginoso della popolazione mondiale, ci sollecita a considerare questo elemento primario in tutti i suoi aspetti di utilizzo e contemporaneamente culturali. Antonio Massarutto, sulle pagine de La Lettura del Corriere della Sera, conduce un approfondimento su questioni legate alla gestione delle risorse idriche sia nel presente che proiettandosi in un futuro prossimo di previsione. Nel libro Acqua. Una biografia (Mondadori), l’esperto ambientale Giulio Boccaletti racconta la storia millenaria della relazione consustanziale tra acqua e uomo.
Ma com’è che, in pieno XXI secolo, dopo settant’anni di obblighi scolastici fino alla maggiore età, formazione universitaria popolare allargata e specialistica e più recentemente formazione professionale diffusa e continua, ci ritroviamo sbalorditi e sorpresi di fronte ai seri problemi che sono stati sotto gli occhi di tutti da almeno trent’anni? L’alibi dell’ignoranza non regge: la maggior parte delle persone oggi sanno leggere e scrivere, sono diplomate e laureate e dimostrano una certa abilità nell’uso di tecnologie di consumo: non è possibile che non si siano accorte dei moniti continui diffusi da decenni dagli operatori del settore ambientale, dagli scienziati, dai divulgatori. Chiunque conosce Luca Mercalli ma, incredibilmente, non lo ascolta oppure non lo intende. Laureati ma analfabeti funzionali? Analfabeti di ritorno? Sono questi i risultati garantiti dalla formazione scolastica? Peraltro, è vero che le cose sono cambiate; a domanda del giornalista che gli chiedeva perché in gioventù, pur avendo terminato l’intero corso di laurea, non ha discusso la tesi, Philippe Daverio rispose: «ai miei tempi si andava all’università per studiare, non per laurearsi». E oggi? L’analisi che Andrea Gavosto presenta nel volume La scuola bloccata (Laterza) è lucida, concreta e non alimenta disegni irreali, autoindulgenti e illusori. Sabino Cassese recensisce il volume sul Domenicale de il Sole 24 ore, e afferma: «L’attuale ministro dell’istruzione ritiene la scuola una “macchina di posti”, non uno strumento per far progredire la società». Solo il ministro?
Da qualche decennio, alla cultura della conoscenza si è sostituita la cultura nozionistica del conoisseur, dell’intenditore (ultimamente, meglio se digitale). «Il piccolo libro del fuoco di Francesco Boer (il Saggiatore) si configura come un resoconto narrativo, disinvolto e curioso, attorno alle genesi dell’elemento» inizia così la recensione al volume di Orazio Labbate su La Lettura, e continua poco più avanti «È così che il volume tratta, con semplicità, argomenti all’apparenza difficili». Che qualità di lettore cerca di incontrare il libro di Boer?
Nel 1708, Giambattista Vico inaugura l’anno accademico dell’università di Napoli con la prolusione De nostri temporis studiorum ratione (Edizioni di Storia e Letteratura, cura Nicoletta Rozza e Giovanni Polara), nella quale si interroga sul modo migliore per conseguire ed individuare il principio in grado di unire «tutto il sapere umano e divino», attraverso lo studio appropriato dell’antichità e della modernità reduce dall’umanesimo. Vico critica il metodo degli studi contemporanei, affermando: «il massimo svantaggio del nostro metodo degli studi è che, mentre ci dedichiamo con molto impegno alle discipline naturalistiche, non diamo altrettanto valore a quelle morali, e soprattutto a quell’area di esse che tratta adeguatamente dell’ingegno dell’animo umano e delle sue passioni». Michele Ciliberto presenta il volume sul Domenicale.
Il romanzo d’esordio di Sonia Aggio, Magnificat (Fazi), propone una letteratura che accostiamo, per questioni di metodo, alla produzione di Sebastiano Vassalli, intrisa in aggiunta di ciò che viene definito realismo magico. La storia viene filtrata nella quotidianità delle persone, rendendosi così tangibile, intima e reale, in favore alla dimensione magica che sollecita l’intuizione emotiva del lettore. Ermanno Paccagnini recensisce su La Lettura il romanzo delle due cugine ventenni, unite nel patimento del terribile alluvione che ha massacrato il Polesine nel 1951.
Tutt’altro che irreale il romanzo di Lauren Oyler, tratta della realtà delle vite inventate su internet, della loro oggettiva finzione che prende il posto della realtà quotidiana di comuni persone; racconta, senza ipocrisie e omissioni, uno stralcio di contemporaneità. «Mostrare la propria vulnerabilità è una cosa molto popolare oggi nella psicologia pop, nei manuali di auto-aiuto e nella scrittura femminista» dice la Oyler, e aggiunge: «I personaggi del mio romanzo reagiscono a un ambiente mediatico in cui tutto è presentato come fosse importante, urgente e significativo, ma in realtà non conta nulla e non ci sono barriere contro i comportamenti sbagliati, che si tratti di mentire o di propagare teorie complottiste su internet». Parafrasando la celebre fiaba I vestiti nuovi dell’Imperatore di Andersen, possiamo finalmente dire: il Re è nudo! Il libro si intitola Fake Accounts (Bompiani, traduzione Marta Barone) ed è presentato nell’intervista di Viviana Mazza su La Lettura, da cui provengono gli stralci precedenti.
Lauren Oyler si è palesata alla ribalta per le qualità demolitorie delle sue recensioni, soprattutto verso opere di autori giovani. Una funzione critica esercitata in modo da indurre al sospetto di esibizionismo. Non incorre in questo rischio quel raffinato esploratore di universi, anche letterari, di Winfried Georg Sebald. Tessiture di sogno (Adelphi, traduzione Ada Vigliani) riunisce scritti, alcuni già pubblicati, e pagine critiche nelle quali W.G. Sebald scandaglia l’opera di autori quali, fra gli altri, Handke, Hildesheimer, Grass, Kafka, Chatwin, Nabokov. Partecipata ed intensa, la recensione di Francesco Maria Colombo sul Domenicale.
La mia Babele è l’autobiografia letteraria di Marcello Fois (Solferino). In queste pagine, l’autore racconta della propria esperienza letteraria, dalle origini sarde alle traduzioni mondiali; esperienza autentica, intrecciata strettamente alla scoperta della propria voce. Recensione di Cristina Taglietti su La Lettura.
Le occorrenze narrative prescrivono che la tranquilla (oppure all’opposto, burrascosa) vita coniugale dei protagonisti venga bruscamente interrotta dall’intruso/a di turno per cui il marito o la moglie sbandano vistosamente, producendosi in ribalderie, vendette, divorzi, omicidi, crimini efferati, fughe, etc. Mio marito di Maud Ventura (SEM, traduzione Mauro Cazzolla) racconta invece di un solidissimo legame coniugale, talmente solido da sconfinare nella nevrosi, nella paranoia del possesso e dell’abbandono. Recensione di Marzia Fontana su La Lettura.
Questa volta, Geoff Dyer si cimenta nella letteratura delle immagini, precisamente delle immagini create nell’improvviso scatto fotografico: un baleno immediatamente preceduto da infinite possibilità e immediatamente seguito dalla fissità di una scelta, spesso d’autore; brusca interruzione temporale, uno svincolo fulmineo dal rettilineo, la verticalizzazione istantanea di un’orizzontale, scarto inatteso della consuetudine, squarcio sull’impensato della mente, L’infinito istante (il Saggiatore, traduzione Maria Virdis). Recensione di Gabriele Romagnoli su Robinson de la Repubblica.
Andrea Oddone Martin
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