Rassegna Stampa Libraria – 16 gennaio 2022
Quest’ultimo periodo ha evidenziato per tutti noi quanto precarie siano le realtà verso le quali riponiamo la nostra fiducia. Solo per fare un esempio d’attualità, esisteva un “Piano Pandemico Nazionale” (per un momento, tralasciamo il fatto che fosse scaduto e non aggiornato da qualche anno) che, nel momento in cui si sono manifestate clamorosamente le condizioni di applicazione, non è stato nemmeno attivato. Ora si cercano responsabilità, forse per “trovare il colpevole” e giustificarsi, ma la cruda realtà rimane: nel momento del bisogno il piano non si è attivato, lasciandoci allo sbando e nella frenesia improvvisata. Pensiamo che alla maggior parte di noi importi gran poco di sapere chi, come, cosa, ma piuttosto, data l’esperienza negativa, pensiamo prevalga la preoccupazione per la prossima evenienza. L’attualità è ormai costellata fittamente (e a svariati livelli) da aspettative tradite: il sentimento che prevale è la frustrazione e l’amarezza. E pensare che la fiducia, reciproca e collettiva, è IL bene comune. Essa genera la possibilità dell’economia, della tutela sanitaria, del benessere diffuso, della giustizia sociale. Per rivalutare il valore e le modalità della fiducia sarà utile la lettura del volume La legge della fiducia di Tommaso Greco (Laterza), recensito da Gaetano Pecora sul Domenicale de il Sole 24 ore.
Non c’è da meravigliarsi se oggi le nazioni sono agitate da correnti assolutiste, più o meno estremizzate: vacilla perfino la coscienza della necessità dell’istituzione europea. Un’analisi storica accurata quanto disincantata come quella proposta da Pieter M. Judson nel suo ultimo L’impero asburgico. Una nuova storia (Keller, traduzione Mario Mansuelli, Eleonora Antonini e Laura Mastroddi) ci ricorderà l’urgenza di un’istituzione «unificata e unificante» in cui riconoscerci. Recensisce il volume Raffaele Liucci sul Domenicale. È ora possibile ripercorrere la vicenda umana e filosofica di Rachel Bespaloff nella raccolta intitolata L’istante e la libertà (Einaudi, traduzione e cura di Laura Sanò), una splendida occasione per riflettere, tra l’altro, sulla sostanza del termine che ultimamente viene sbandierato spesso a vànvera: Libertà. Nell’intervista redatta da Stefano Montefiori che troviamo su La Lettura del Corriere della Sera, Jacques Attali accenna ad una situazione reale che ha veramente a che fare con il termine libertà: «i Gafam (Google, Apple, Facebook, Amazon e Microsoft) sono [si sono oggettivamente trasformati in] servizi pubblici e, come tali, dovrebbero avere degli obblighi: non dominare il mercato, non appropriarsi di tutte le innovazioni, non rendere le persone dipendenti». Jacques Attali esce con il nuovo libro Disinformati. Giornalismo e libertà nell’epoca dei social (Ponte alle Grazie, traduzione Riccardo Antoniucci).
Capire il mondo e il nostro posto nel mondo è la missione della vita, per ognuno di noi questo impegno ha inizio nello sforzo di comprensione del micro-mondo della nostra famiglia d’origine. Sabrina Giarratana, dopo una lunga esperienza di scrittura per l’infanzia, propone La parola muta (Giulio Perrone Editore) nel quale il gomitolo delle vicende famigliari si dipana grazie alla forza della scrittura. Recensione di Marzia Fontana su La Lettura. Vi sono numerosi tratti autobiografici nel libro di Sabrina Giarratana, come ne insistono concretamente anche in Vita del signor Molière di quel gigante della letteratura di Michail Bulgakov (Feltrinelli, a cura di Serena Prina). Scritto nel 1932 ma pubblicato postumo nel 1962, il testo tratta della biografia del celebre commediografo della Francia del XVII secolo ma è profondamente ancorato nella realtà dell’URSS staliniana. Recensione di Wlodeck Goldkorn sulle pagine di Robinson de la Repubblica.
È ricorrente, in epoca moderna, la figura controversa di Faust, personalità dal profilo sulfureo che si situa al confine tra soprannaturale e scientifico, tra razionale ed infernale. Ma si tratta di un mito che conforma l’epoca di appartenenza oppure di un mito che viene conformato di volta in volta dall’epoca di appartenenza? Paolo Scarpi ne ricostruisce l’origine e gli sviluppi nel tempo, nel suo corposo Faust dalla leggenda al mito: Eudocia, Spies, Marlowe, Calderón de la Barca, Goethe, Heine, Valéry (Marsilio). La recensione è di Pietro Boitani e la troviamo sul Domenicale. Mentre una figura che non può non essere se non nel suo tempo, che è anche il nostro, è quella di Charles Baudelaire. Ce lo spiega bene Giuseppe Scaraffia mentre recensisce Ciò che si trova solo in Baudelaire di Roberto Calasso (Adelphi) sul Domenicale.
Ma ce l’abbiamo anche noi il “nostro Shakespeare”, nonostante nel secondo Novecento sia stato defilato per l’accondiscendenza praticata nel ventennio, e poi per l’abbondanza di impegno letterario e teatrale concomitante: parliamo di Luigi Pirandello. Fin dal 2016, è attiva un’importante operazione editoriale dedicata al drammaturgo siciliano: l’Edizione Nazionale dell’Opera Omnia di Luigi Pirandello presso Mondadori, presidente Angelo Pupino. La consistente operazione concretizzerà tre livelli di fruizione, a crescere progressivamente nella specializzazione. Ne scrive con dovizia Gabriele Pedullà sul Domenicale.
La lettura è un’attività edificante, costruttiva, piacevole, che accende l’immaginazione, che sollecita la fantasia, che amplifica la coscienza, che alimenta la crescita di sé, che confronta le esperienze, ma… porta con sé anche delle controindicazioni. Ne dà ironicamente conto Guido Vitiello nel suo Il lettore sul lettino. Tic, manie e stravaganze di chi ama i libri (Einaudi) dove tra il faceto e il serio (ci avverte che stiamo perdendo la “lettura profonda”, cioè quella che presuppone l’arte della concentrazione) spiega una pletora di vizi, virtù e nevrosi che condizionano l’amore per i libri. La recensione è di Alfonso Berardinelli e la troviamo sul Domenicale. Esce per i tipi di Donzelli e curata da Riccardo Venturi l’importante ed esaustiva raccolta di lettere, interviste, scritti, appunti per lezioni e conferenze del fondamentale pittore americano di origine lituana Mark Rothko intitolata Vivere l’arte. Scritti (1934-1969). Claudio Strinati la introduce con passione sulle pagine di Robinson de la Repubblica.
Andrea Oddone Martin
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