Rassegna Stampa Libraria – 19 marzo 2023
È una certezza, forse l’unica. La sola incognita non è “se”, ma “quando”. Tuttavia, se d’un tratto questa ultima incognita si risolvesse in conoscenza? Se ogni persona del mondo venisse di colpo a sapere la durata della propria vita? È questa la situazione raccontata nel romanzo Il filo della tua storia di Nikki Erlick (Longanesi, traduzione Katia Bagnoli). Una realtà immaginaria che racconta chi veramente siamo diventati e che costringe a pensare alla vita in maniera semplice, non scontata. Recensione di Giulia Ziino su La Lettura del Corriere della Sera.
Del resto, «essere non è altro che avere tempo» afferma il filosofo francofono Pascal Chabot nel suo Avere tempo (Treccani, traduzione Sandra Bertolini). L’autore sostiene la pluralità di tempi sovrapposti che contraddistingue la nostra vita moderna e denuncia l’incongruenza dell’assunto social-economico moderno tra l’inesorabile lentezza del tempo di Natura e la pretesa impaziente dell’uomo segnato dal Progresso e dal possesso. «Il tempo è denaro» di Benjamin Franklin inverte (e distorce) la realtà di fatto: l’unica ricchezza è il tempo che abbiamo a disposizione. Rivalutando il nostro tempo ritroveremo l’energia perduta e la libertà di scelta. Recensione di Alberto Orioli sul Domenicale de il Sole 24 ore.
Specularmente all’exploit demografico dei baby boomers e della generazione X si prospetta prossimamente un altro inevitabile exploit, quello dei “vecchietti”. La vecchiaia dei prossimi anni prenderà l’aspetto di un fenomeno di massa. Tutto sommato sarà un evento senza precedenti, inedito. Una società a maggioranza di sessantenni invertirà il pregiudizio atavico del giovine verso l’anziano, della denigrazione, della derisione, dell’occupazione indebita del posto di lavoro? Possiamo pensare di sì, anche per il motivo che i giovani saranno decisamente minoritari dato il totale decremento demografico, oltre al dileguamento di molti ruoli lavorativi (comunque degli stipendi). Lidia Ravera si esprime con vivacità nel suo ultimo Age Pride. Per liberarci dei pregiudizi sull’età (Einaudi), sottolineando la novità della situazione sociale ed economica che ci si prospetta a breve. Recensione di Francesca Rigotti sul Domenicale.
Pensando all’antichità (culturalmente), non possiamo evitare di pensare agli antichi filosofi greci, coloro che posero le basi dell’Occidente. La sensazione di rivolgersi ad un passato sepolto dai millenni (quasi tre, attualmente) contrasta con l’intensità vitale, con l’animazione, col vigore, col dinamismo connaturato a quei secoli. «Nei Greci» afferma Ernst Cassirer in Sulla filosofia antica. Manoscritti delle lezioni inedite di Oxford (1935) e Yale (1942) (Bompiani, cura Giacomo Borbone) «sentiamo la giovinezza stessa dell’umanità». Recensione di Armando Torno sul Domenicale.
La vicenda raccontata nel romanzo breve I manoscritti dei morti viventi di Giovanni Mariotti (La nave di Teseo) ha un profilo horror che però nasconde una riflessione sull’importanza della letteratura. La protagonista infatti è una giovane editor, responsabile della narrativa italiana di una casa editrice che rimarrà ignota. Sue le vicende, autentiche od oniriche, che strutturano il romanzo proiettando il lettore in una dimensione intensionale letteraria. Recensione di Orazio Labbate su La Lettura.
Eredità del brasiliano Jacques Fux (Giuntina, traduzione Vincenzo Barca) racconta di accadimenti più che confermati. Chi nella propria vita ha la sventura di attraversare i peggiori mali, e sopravvive, trasmette inconsciamente l’invalicabilità del dolore e l’insuperabilità del lutto alle generazioni successive. Gli psicoterapeuti che hanno avuto in trattamento vittime della Shoah e i loro discendenti hanno certificato il passaggio della sofferenza psichica. Il romanzo narra di tre generazioni segnate profondamente dallo sterminio che ha risparmiato la nonna Sara, madre di Clara a sua volta madre di Lola. Pur mantenendo il segreto sul suo triste passato, Sara non ha potuto contenere la propagazione della sofferenza. Una scrittura che, attraverso la catarsi di Lola, indica la speranza nel mare del dolore. Recensione di Lara Crinò su Robinson de la Repubblica.
Una scrittura curativa, invece, è quella messa in campo da Ezio Sinigaglia nel suo Sillabario all’incontrario (Terrarossa). È su queste pagine, a passo di gambero, che Sinigaglia scandaglia la sua esistenza. Un’autobiografia elencativa, alfabetica, immaginifica e ragionata, «che non è stata progettata come un romanzo, ma come una medicina». Recensione di Alessandro Beretta su La Lettura.
È il 1938 quando Bea ed Erika si conoscono ad Amsterdam e iniziano a convivere. La storia d’amore si protrae tumultuosamente per circa un anno e qualche mese, fino a quando la situazione politica olandese viene travolta dall’invasione nazista e le protagoniste vengono separate per sempre. A distanza di 15 anni Bea, la voce narrante del romanzo, scrive dall’America in cui si è rifugiata e ricorda dell’amore vissuto. L’albero e la vite di Dola de Jong (La nuova Frontiera, traduzione Laura Pignatti) fu scritto a New York nel 1954 ma ebbe una vicenda editoriale travagliata in quanto, a quell’epoca, l’omosessualità era considerata una malattia quando non un reato. Recensione di Melania Mazzucco sulle pagine di Robinson de la Repubblica.
Andrea Oddone Martin
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