Rassegna Stampa Libraria – 2 giugno 2024
L’incedere inarrestabile delle tecnologie legate alla cosiddetta intelligenza artificiale, la sempre più ampia diffusione del loro utilizzo e l’acceso dibattito, ultimamente anche giuridico, amplificano l’apprensione generale in merito al grado di autosufficienza di queste tecnologie, tale da rendere superflua la presenza umana. L’attuale discussione coinvolge a vari livelli la classe intellettuale. Si confrontano sul tema filosofi come Massimo Ferraris, linguisti e neuroscienziati come Andrea Moro e Giorgio Vallortigara, artisti come Riccardo Boccuzzi, e psicologi come Paolo Legrenzi. Nel libro L’intelligenza del futuro. Perché gli algoritmi non ci sostituiranno (Mondadori), Paolo Legrenzi trova un sentiero di speranza non nella capacità umana di discrimine responsabile ma nel limite esplicito della natura umana nel confronto con le nuove tecnologie algoritmiche. È proprio il limite umano, ad esempio, nella memoria di lavoro a costringere l’uomo ad inventare creativamente semplificazioni e scorciatoie. Limite inesistente nell’infinita memoria delle macchine, capaci di ricapitolare ed elaborare masse enormi di dati. Legrenzi denuncia la carenza creativa dell’operato algoritmico, dote peraltro non gradita (considerata un impiccio) in numerosi campi d’applicazione, come il comparto commerciale, finanziario e burocratico, ma determinante nell’operato umano. Recensione di Giorgio Vallortigara sul Domenicale de il Sole 24 ore.
L’essere umano coglie l’occasione di un errore, trasformandolo in un varco per l’immaginazione. È in questo modo che nasce Sinsigalli (con gronchi, carrubi e mestizzi) di Fabio Pusterla (Puntoacapo Editrice), un volumetto in prosa e versi reso possibile dallo sviluppo di alcuni errori del correttore automatico del computer. Una divagazione allegorica rivolta al destino umano. Recensione Roberto Galaverni su La Lettura del Corriere della Sera.
Numerosi romanzi ormai danno voce e protagonismo agli animali, ma generalmente si tratta di caricature di profili umani. Invece, nel libro Gli occhi e l’impossibile di Dave Eggers (Feltrinelli, traduzione Maurizio Bartocci) il protagonista Johannes è un cane. Un cane speciale, al quale è stato affidato il compito di controllare il comportamento dei turisti nel Grande Parco. Però, la qualità del personaggio Johannes è l’esultanza verso la propria agilità, la passione della corsa, della velocità. È un cane che si fida del proprio istinto, vive nella concretezza fisica, avverte le vibrazioni dell’arte, è innamorato dell’esistenza, conosce la lealtà e l’amicizia, come la differenza tra il bene e il male. È un cane e il suo mondo non è stato ridotto digitalmente, perciò vive con gioiosa intensità. Recensione di Cristina Taglietti su La Lettura.
La caverna platonica attraversa l’immaginazione di Antonio Moresco e produce il Canto del buio e della luce (Feltrinelli). Nel romanzo di Moresco la luce si spegne gradualmente ed il buio inghiotte l’esistente. Nella distopia dell’autore, è il buio a rendere possibile la verità, l’annullamento delle differenze e delle gerarchie, l’impossibilità dell’esercizio del potere, l’amplificazione dell’immaginazione che si sviluppa nel virtuosismo ribollente del linguaggio che fa del grottesco emotivo la propria cifra stilistica. Ma di cosa parlano queste seicento pagine? Dell’attualità civile, dell’arte, della scienza, della qualità della società odierna, di Vladimir Putin, Jeff Bezos, di Papa Francesco, di Donald Trump, di astrofisica, di matematica, di pubblicità, dell’inattendibilità dei rappresentanti politici, dei mostri nascosti nelle famiglie e molto altro ancora. Nel buio la verità, la luce genera interpretazioni: un apocalittico romanzo di letteratura civile. Recensione di Filippo la Porta su Robinson de la Repubblica.
Il comune lettore, in genere soprassiede a quelle parti dei romanzi che interrompono il corso dell’azione, lo sviluppo delle intenzioni, la dinamica narrativa: le descrizioni. Vengono spesso saltate a piè pari, presi dall’interesse per ciò che dovrà accadere. Georges Perec rovesciò i consueti termini narrativi, conferendo alla descrizione il protagonismo assoluto nel romanzo La vita, istruzioni per l’uso (Rizzoli, 1978). Il volume Pensare/Classificare di Georges Perec (Quodlibet, traduzione di Sergio Pautasso) raccoglie alcuni brevi scritti, usciti in varie riviste tra il 1976 e il 1982, nei quali lo scrittore definì il proprio metodo letterario. Recensione di Marco Belpoliti sul Domenicale.
La situazione del romanzo Una cena tranquilla di Cécile Tlili (Elliot, traduzione Chetro de Carolis) ricorda alcuni arguti e divertenti film francesi, in cui la sceneggiatura si sviluppa attorno al tavolo. Due coppie si ritrovano a cena, uno dei mariti ha bisogno di affermarsi, di soldi, dell’irrilevanza della propria moglie, della sua dipendenza da lui; sua moglie, appunto, obbediente al punto da annullarsi, vede in suo marito un essere superiore, è incinta ma suo marito non lo sa ancora; l’altro marito, insegnante, compensa il naufragio dell’intimità famigliare con una collega, di nascosto; la moglie di lui, manager in crisi, la parte economica forte della coppia, nonostante la promozione imminente si è stancata di un lavoro che la discrimina in quanto donna. L’esteriorità normalizzata, fragile come un cristallo, è pronta ad andare in frantumi… recensione di Carmen Pellegrino su La Lettura.
Ai più, il nome di Pannonica de Koenigswarter non significa nulla. Il suo nome da nubile, Kathleen Annie Pannonica Rotschild, può ricordare delle sigarette come una ricchissima casata. Nell’universo degli appassionati di Jazz, in costante riduzione da anni, è la famosissima mecenate del periodo d’oro del Bebop. Una vita intensa, quella della baronessa Nica, raccontata con accuratezza dalla bisnipote Hannah Rotschild nel volume La baronessa (Neri Pozza, traduzione Alessandro Zabini). Con gratitudine, gli furono dedicate composizioni memorabili come Pannonica di Thelonious Monk e Nica’s Dream di Horace Silver. Una vita incastonata nelle vicende dei Rotschild e nel Jazz più autentico come un diamante raro. Recensione di Susanna Nirenstein su Robinson de la Repubblica.
Andrea Oddone Martin
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