Rassegna Stampa Libraria – 2 ottobre 2022
Negli ultimi anni, molte parole importanti hanno mutato la sostanza dei loro significati. Si va dagli usi interessati degli slogan politici, ai costumi delle consuetudini digitali che, in ultima analisi, perseguono la mercificazione dell’intero esistente, persone comprese. Ed è così che la concessione del permesso di “condividere” (con cui si intende invece: inviare) a terzi (spesso poco più di sconosciuti) notizie circa i propri interessi, la propria professione, le proprie inclinazioni sportive, politiche, gusti ad esempio gastronomici, etc. viene definita amicizia. Ed essendo un permesso, se ne manifesta la richiesta oppure lo si revoca. Una distorsione che rasenta la follia. Per fortuna ci ha pensato Eugenio Borgna, nel suo Sull’Amicizia (Raffaello Cortina), a ricordarci cos’è veramente l’amicizia. Recensione di Vittorio Lingiardi su Robinson de la Repubblica. Un altro bel libro che tratta dell’amicizia (quella reale) è il nuovo romanzo di Giuseppe Lupo, Tabacco Clan (Marsilio). Lupo racconta dei confronti generazionali di un gruppo di amici provenienti da varie zone italiane e di varia estrazione professionale e sociale, conosciutisi a Milano quarant’anni prima. Uno spaccato di umanità, memoria e società. Recensione di Simone Innocenti su La Lettura del Corriere della Sera.
Un altro doloroso paradosso, anche lessicale: la Sanità Pubblica non è indipendente e statale ma risentirebbe degli interessi di importanti gruppi finanziari internazionali. Che ci sia qualcosa che non va ce ne siamo accorti tutti: se hai bisogno di una visita specialistica puoi prenotare ma l’attesa è interminabile; se paghi, la visita è prossima (con gli stessi medici e nelle medesime strutture). La Sanità può ancora definirsi pubblica? Fin dal 2001, Barry Meier ha condotto un’inchiesta sul farmaco OxyContin il cui abuso indotto ha ucciso 205mila americani nel 2018, sull’azienda produttrice, sulla connivenza degli organi di controllo ufficiali. Il libro esce ora in Italia per Mondadori e s’intitola Pain Killer (traduzione Chiara Libero). Federica Lavarini presenta il libro e intervista l’autore su La Lettura.
Il presente sovrappone istanze svariate, che tendono a elidersi vicendevolmente o comunque, a smarrire le persone. Per essere veramente espresse e comprese, le testimonianze autentiche ed indipendenti devono reggere nel tempo e superare le inevitabili contingenze contrapposte. Una dinastia femminile testimonia la vita in Polonia negli anni successivi alla seconda guerra mondiale. Ci sono voluti vent’anni dalla caduta del comunismo perché Joanna Bator, coraggiosa scrittrice polacca, pubblicasse nel 2009 il suo Montagna di sabbia che ora esce anche in Italia (Voland, traduzione Barbara Delfino). Wlodek Goldkorn recensisce il volume su Robinson.
Sembra incredibile, ma anche Se questo è un uomo di Primo Levi fu rifiutato quando uscì in prima edizione, nel 1947. Si dovette attendere il 1958 per il merito e l’importanza che finalmente gli è stata riconosciuta. Di Primo Levi, Einaudi ristampa oggi la raccolta di fantascienza Storie Naturali (cura di Martina Mengoni, Domenico Scarpa). Recensione di Tommaso Munari sul Domenicale de il Sole 24 ore.
Il tempo della letteratura è perciò il tempo della memoria, alcuni autori ne sono particolarmente consapevoli e, a dispetto della frenesia vanitosa dei più, rimangono appartati, lavorano lontano dalle apparenze, frequentano profondamente il mondo. È il caso del poeta e scrittore bolognese Roberto Roversi, di cui potremo festeggiare prossimamente il centenario dalla nascita. Numerose le collaborazioni di Roversi, a partire da Pier Paolo Pasolini e Franco Fortini, senza dimenticare Lucio Dalla. Esce in questi giorni l’antologia poetica Non isolarsi ma ascoltare (Pendragon, contributi di Marco Antonio Bazzocchi, Marco Giovenale, Matteo Marchesini, Fabio Moliterni). Recensione di Roberto Galaverni su La Lettura.
Il tempo letterario si misura nei secoli, se consideriamo la letteratura lapidea degli scalpellini medievali. Immagini lapidee che ci parlano a distanza di un millennio, trasferendoci la coscienza degli universi di senso che ci informano tutt’ora. Guida insostituibile, il Dizionario Simboli Romanici curato dallo storico dell’arte Olivier Beigbeder (Jaca Book). Presenta il volume Gianfranco Ravasi sul Domenicale.
Conoscenze sedimentate lungamente, doppiando i fraintendimenti e le premure affrettate, tipiche della foga giovanile. La quale, abbagliata dall’energia incontenibile, si prodiga in sforzi “creativi” (spesso distruttivi) poi ritrattati, con l’avvento di una più larga consapevolezza. Andrea Kerbaker anticipa sul Domenicale uno stralcio del suo La vita segreta dei libri fantasma (Salani) dove si tratta dei libri che, dopo una prima uscita, scompaiono o vengono rinnegati dagli autori. L’anticipazione si sofferma sulle vicende editoriali giovanili di Sebastiano Vassalli, all’epoca attivo avanguardista e poi il degno scrittore che conosciamo.
Sembra un giallo, Notizie della signora Marthensen? di Luciano Violante (Marsilio), e in verità ne ricalca le prescrizioni fin troppo fedelmente. La vera natura dello scritto risiede invece nelle caratterizzazioni dei personaggi e delle ambientazioni politico-sociali. È in quel frangente che l’autore rafforza l’intensità delle volontà dei protagonisti, tanto da definire un secondo intreccio che manifesta la realtà delle istituzioni. Come afferma Paolo Armaroli nella recensione sul Domenicale: «perle di saggezza politica nascoste in un bel giallo».
In effetti, il raffinato strumento della democrazia necessita di un altrettanto raffinato e consapevole uso, vista la congenita esposizione alle minacce immanenti al suo funzionamento, patologiche e disfunzionali. Sono reali e risaputi i rischi di veder trasformare i principi democratici in passioni, la libertà in licenza di far qualsiasi cosa, l’uguaglianza in egualitarismo, l’autonomia personale in cinico individualismo. Rischi concreti e subdoli, che devono essere individuati al loro nascere, stigmatizzati e contrastati con continuità. È ciò di cui tratta Enzo di Nuoscio in I geni invisibili della democrazia. La cultura umanistica come presidio di libertà (Mondadori). La recensione è di Mauro Ceruti e si trova sul Domenicale.
È ancor più valido oggi, questo aggiornamento di consapevolezza, mentre siamo di fronte ai cambiamenti radicali delle nostre consuetudini. È giunto il momento di ripensare con urgenza i nostri ruoli economici, sociali, climatici, ecologici. La coscienza ecologica ha bisogno di un cambio di paradigma, sostenuto dall’ampliamento qualitativo e quantitativo degli studi. Monica Gagliano è una scienziata piemontese che vive e lavora in Australia, insegna Ecologia Evolutiva alla Southern Cross University, il suo Così parlò la pianta. Un viaggio straordinario tra scoperte scientifiche e incontri personali con le piante (Nottetempo, traduzione Alessandra Castellazzi) ci mette di fronte ad una zona di cognizione ecologica ignorata fino a pochi anni fa, oggetto di dibattito scientifico oggi, ma indiscutibilmente reale. Danilo Zagaria presenta il settore di ricerca scientifico e il volume della Gagliano su La Lettura.
Eduardo Kohn è uno scienziato, un antropologo autore di Come pensano le foreste. Antropologia oltre l’umano (Nottetempo, traduzione Alessandro Lucera, Alessandro Palmieri) di cui possiamo leggere l’appassionante intervista di Elisabetta Moro su La Lettura.
Ristabilire una identità organica tra l’uomo e la natura, una missione che deve vincere contro secoli di pregiudizio, pena l’estinzione. Giorgio Vallortigara presenta su La Lettura Piante che cambiano la mente di Michael Pollan (Adelphi, traduzione Milena Zemira Ciccimarra), un libro in cui si mettono a fuoco le strategie collaborative tra mondo vegetale e mondo animale, articolate chimicamente e frutto di una evidente volontà.
Annachiara Sacchi intervista sulle pagine de La Lettura Gaël Giraud, autore del volume La rivoluzione dolce della transizione ecologica. Come costruire un futuro possibile (Libreria Editrice Vaticana, traduzione Anna Maria Foli). Giraud è un economista di fama e indica senza mezzi termini i soggetti responsabili della resistenza al cambiamento necessario, come anche le azioni possibili per strutturare il cammino in un’antropologia relazionale autentica e non oppositiva.
Un’antropologia relazionale che prenda coscienza della presenza generativa dei luoghi culturali, dei contesti naturali e civili. Serenella Iovino, studiosa di cultura ecologica e professoressa in America, nel suo Paesaggio civile. Storie di ambiente, cultura e resistenza (il Saggiatore) ci parla dello stravolgimento dei luoghi operati da volontà ignoranti ed astrattamente logiche nel corso del Novecento. Recensione di Andrea Cortellessa su La Lettura.
Jackie Polzin ci aiuta, nel suo primo romanzo Quattro galline (Einaudi, traduzione Letizia Sacchini), a capire cosa viene inteso in pratica quando si parla di antropologia relazionale. Il romanzo presenta una complessità narrativa polidimensionale ma soprattutto porge in maniera semplice e immediata l’evidenza della gratuità di un vitale gesto di cura, che solleva dall’esclusivo meccanicismo del “do ut des” il quale, invece di liberarci, grava sulle nostre esistenze e chiude le nostre prospettive. Recensione di Nicola H. Cosentino su La Lettura del Corriere della Sera.
Andrea Oddone Martin
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