Rassegna Stampa Libraria – 21 novembre 2021
Il mondo delle lettere è fatto di fogli e di inchiostri che vi disegnano segni magici. Nel tandem a tre che praticano con la memoria e la capacità di leggere, hanno la qualità di rendere plausibili e immaginabili, situazioni che altrimenti sarebbero impossibili. Sono loro a permettere il superamento delle diacronie, e metterci nelle condizioni di considerare, di rappresentare a volte pure fervidamente, situazioni che fanno parte di vissuti differenti, di epoche differenti, di paesaggi differenti, a volte non necessariamente esistiti veramente. Nella vita di ciascuno di noi, le magie della letteratura ci avvicinano a passati lontani e mai vissuti come a passati prossimi e totalmente nostri: sono la realizzazione della nostra intimità, della nostra autobiografia. È in questa dimensione che si colloca il libro Ti amo di Hanne Ørstavik (Ponte alle Grazie, traduzione di Ingrid Basso). Una scrittura autobiografica imperniata sull’evento luttuoso che colpisce la scrittrice, moglie del compianto Luigi Spagnol. Immagini di situazioni reali, del passato o di situazioni che sarebbero potute accadere si susseguono in questo resoconto intimo della tragica scomparsa. Recensione partecipata di Marco Missiroli su La Lettura del Corriere della Sera.
Le parole sono importanti, diceva Nanni Moretti nel suo celebre Palombella Rossa, e lo sono veramente, a più livelli di cognizione. L’uso di un determinato lessico identifica un perimetro culturale e lo caratterizza direttamente, anche se inavvertitamente ai più. Le conseguenze possono essere disastrose, conseguenti alla violenza dei termini di una dialettica che, data la consuetudine, viene avvertita come inoffensiva. Nel volume intitolato Sessismo (Mondadori), le autrici Stefania Cavagnoli e Francesca Dragotto restringono il campo della violenza verbale nella sua applicazione al genere femminile. Ne scompongono le caratteristiche, evidenziandone una casistica che, se non interpretata correttamente, svolgerebbe (nel nostro presente, svolge) la sua nefasta funzione senza apparire come eclatante. Recensione di Francesca Rigotti sul Domenicale de il Sole 24 ore. Le parole sono sempre fondamentali. Ce ne accorgiamo quando siamo costretti all’isolamento linguistico. In terra straniera gli alberi parlano arabo di Usama Al Shahmani (Marcos y Marcos, traduzione di Sandro Bianconi) parla dell’esperienza dell’emigrazione, della funzione che svolge la lingua d’origine e quella della lingua del paese ospitante, dell’importanza che le parole sviluppano nell’articolare e realizzare la propria identità, antica e nuova. Recensione di Nadeesha Uyangoda su Robinson de la Repubblica.
Con le parole, Flannery O’Connor compone i suoi dinamici affreschi narrativi, densi delle intensità irriducibili dell’animo umano. Minimum Fax sta riproponendo la produzione della scrittrice americana ed è appena uscito il titolo La saggezza nel sangue (traduzione di Gaja Cenciarelli, prefazione di Elena Varvello). Una narrativa americana che, insieme ai romanzi di Steinbeck, si tende fra capisaldi eterni delle profondità della psiche, in questo caso: l’amore e l’odio. Recensione di Alessandra Sarchi su La Lettura. Società e famiglia sono i teatri in cui si inscena la realtà, spesso crudele. Scrittrice esordiente ma volto già noto al pubblico televisivo, Carola Carulli pubblica il titolo Tutto il bene, tutto il male (Salani) fra le pagine del quale si snoda la vicenda di una giovane vittima della disfunzionalità famigliare. Recensione di Patrizia Violi su La Lettura.
Dunque, niente di nuovo sotto il sole. Forse ora, grazie anche alla diffusione della letteratura di qualità, sono più numerose le occasioni di individuarci con maggior lucidità, singolarmente e collettivamente. Durante il percorso è inevitabile che riemergano le opere del passato che si sono già compiutamente confrontate con il problema in maniera eccellente. Come un astro splendente, appare la raccolta di saggi di Michel de Montaigne che, afferma Armando Torno nella sua recensione sul Domenicale, «va sempre riletto». Ad esempio ripercorrendone i volumi che l’editore Fazi sta dando alle stampe con la curatela di Federico Ferraguto. Sono già usciti i seguenti titoli: Coltiva l’imperfezione, La fame di Venere, Sopravvivo all’amore, Scopri il mondo, Costruisci te stesso ed il penultimo Filosofia come arte di vivere. Se pensiamo che i saggi di De Montaigne risalgono al 1580 …
Paradossalmente, ora ci troviamo in una fase di grande rimodulazione dei fondamenti sociali. Concetti come relazione, interesse, dignità, comunità, economia, retribuzione, società, lavoro, sono obbligati dalla realtà ad essere ripensati. Ma, prima di compiere scelte affrettate o, come direbbe la comunicazione dei nostri giorni, “di pancia”, sarebbe opportuno comprendere meglio, precisare di cosa si tratta. Un importante concetto, diffuso ma altrettanto spesso frainteso, è quello di “proprietà privata”. Come si è evoluto lungo la storia? Che cosa indica esattamente nel nostro tempo? Ne dà risposta articolata e competente Cesare Salvi ne L’invenzione della proprietà appena uscito per l’editore Marsilio. Recensione di Stefano Folli su Robinson.
Nell’espressione grafica e pittorica, v’è una tecnica storicamente diminuita in favore di altre considerate incomparabilmente più autorevoli. Nonostante ciò, essa gode senza dubbio di una schiera nutrita di appassionati e di artisti. In aggiunta, esiti importanti nella storia della pittura si sono concretizzati, grazie all’applicazione di questa considerata “minore”: pensiamo alle forme e ai cromatismi di Kandinskij, agli intensi bagliori di Turner, alle astrazioni di Rothko. Avrete sicuramente già capito, si tratta dell’acquerello. Della tendenza grafica ad impadronirsi dell’inconsistenza materica ma altresì dell’intensità emotiva della musica. Ora gli appassionati del genere hanno la loro monumentale Bibbia, l’ha scritta Marie-Pierre Salé, si intitola L’acquerello e consta di ben 416 pagine, la maggior parte sontuosamente illustrate (Einaudi, traduzione di Valentina Palombi). Recensione di Gregorio Botta sulle pagine di Robinson.
Andrea Oddone Martin
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