Rassegna Stampa Libraria – 22 gennaio 2023

Rassegna Stampa Libraria – 22 gennaio 2023

David Herbert Lawrence, figura letteraria delle più rappresentative del primo Novecento, possedeva la cultura e la sensibilità necessarie per comprendere l’importanza dell’approccio non mediato e della frequentazione diretta dei luoghi. È con queste premesse che si immerge nella civiltà etrusca, nei luoghi che ne testimoniano la vita oramai da secoli trascorsa, rifuggendone la dimensione museale, astratta e decontestualizzata. La memoria storica emerge nei luoghi sui quali si è sviluppata, non nelle sale illuminate e nelle didascalie informative delle opere custodite dai musei, sradicate dai loro contesti come orfani di guerra. «La comprensione – afferma Claudio Strinati mentre recensisce Luoghi etruschi di Lawrence – del significato e del valore di una civiltà e di un’epoca intera, si può averla solo sul posto». Troviamo la recensione di Luoghi etruschi (Neri Pozza, traduzione Lorenzo Gigli) su Robinson de la Repubblica.

Anche l’antichista Mario Segre era consapevole dell’importanza dei luoghi. Impegnato in un ambizioso progetto scientifico per la pubblicazione dell’intero corpus epigrafico delle isole italiane nel Mar Egeo, Segre trascorreva interi periodi nelle sperdute isolette dell’arcipelago greco. Finché, per effetto delle leggi razziali del 1938, fu arrestato dai repubblichini e trasferito ed assassinato con la sua famiglia ad Auschwitz. Per non dimenticare, Un antichista di fronte alle leggi razziali. Mario Segre 1904-1944 (Viella). Recensione Raffaele Liucci sul Domenicale de il Sole 24 ore.

L’origine del Male è sempre il Male stesso? Secondo Ilaria Tuti, scrittrice friulana, no. Il male, secondo lei, deriva da un antecedente subito, dal dolore provocato da una crudeltà accusata. I cosiddetti “mostri”, a suo parere non esistono. Esistono solo le persone disturbate da avvenimenti precedenti con le quali, in fondo, si può anche simpatizzare e perfino riconoscervisi. Se pensiamo a Don Giovanni, forse potremo essere d’accordo. Fino a quando non ricordiamo chi è Macbeth, oppure Jago. Fiori sopra l’inferno (Longanesi) è uscito nel 2018 ed ora sta diventando una serie-tv per Rai 1. Su La Lettura del Corriere della Sera una conversazione tra Ilaria Tuti e Donatella Diamanti, sceneggiatrice della serie-tv, a cura di Annachiara Sacchi.

Resta comunque il fatto che il dolore psichico provoca tragedie, la disfunzionalità di alcune sfortunate famiglie genera strascichi pesanti, spesso irrisolti, sui quali il dolore impera. È di una situazione tipo che tratta Il figlio del direttore di Piersandro Pallavicini (Mondadori), la triste storia di uno scapolo vittima di un padre svalutante e di gravi segreti famigliari, dove però un accadimento apre le possibilità. Recensione Ermanno Paccagnini su La Lettura.

La parola non è mai neutra, particolarmente in casi di violenza subita. La memoria e l’elaborazione di un trauma permettono alla protagonista di La gioia avvenire di Stella Poli (Mondadori), un romanzo sorprendente, dove il genio della parola è centrale. Recensione di Alessandro Beretta su La Lettura.

Il platonismo amoroso è decisamente un classico letterario. Dante Alighieri e Beatrice Portinari, Francesco Petrarca e Laura, forse Laura de Noves. Un’esperienza decisamente diffusa, portata agli allori da sommi letterati. Ci prova anche Marco Drago, rifacendosi al profilo sconfitto di Hans Schnier (il protagonista di Opinioni di un clown di Heinrich Böll), nel suo ultimo Innamorato (Bollati Boringhieri). Recensione di Chiara Fenoglio su La Lettura.

Opinioni di un clown fu una cruda denuncia dell’ipocrisia generale che, avvolta dall’indifferenza, ha disumanizzato la società. Tramontate le ideologie, scomparsi i valori etici e morali, rimane l’unica motivazione alla fatica del vivere: la conquista del “potere”. Questa lotta produce principalmente scarti, ed è fra questi scarti della società che è ambientato il thriller Le tigri sono in giro di Mick Herron (Feltrinelli, traduzione Alfredo Colitto). Emarginati dalla crema dei servizi segreti inglesi, per degli errori o per essere veramente bravi, abbruttiti nella frustrazione, questi investigatori sono gli unici rimasti a rispettare, pur in modo colorito, un codice etico. Recensione di Giancarlo de Cataldo su Robinson.

Esilio, termine che definisce l’esclusione, il forzato allontanamento da un centro identitario. L’esilio può praticarsi subdolamente, proiettando le persone in mondi inesistenti e, fornendogli l’illusione dell’indipendenza, usandole senza mezzi termini. C’è chi non è d’accordo nel subire passivamente: Stenio Solinas vive in esilio per legittima difesa esistenziale ed ha raccolto in Supervagamondo. Viaggi e paesaggi, luoghi ed incontri, miti e snobismi (Settecolori) la testimonianza viva di una vita in viaggio. Recensione di Armando Torno sul Domenicale.

Principale illusione propinata dagli strumenti di “socializzazione” digitale è la seguente: possiamo diventare qualcosa di diverso da ciò che siamo veramente. La gestione della propria identità è diventata perciò professionale e si dibatte, come una falena attorno al fuoco che la brucerà, tra due estremi: il terrore ossessivo di non avere una verità interiore e il terrore ossessivo che, averne una, sia un limite alla propria libertà. Il tuo profilo e te. L’identità dopo l’autenticità di Hans-Georg Moeller e di Paul J. D’Ambrosio (Mimesis, traduzione Luciano Martinoli) tratta la questione collocandola storicamente e valutandola filosoficamente. Recensione di Giuseppe Sciortino sul Domenicale.

Ambientato a Stoccolma, Noi tre, il primo romanzo di Johanna Hedman (Sperling & Kupfer, traduzione Stefania Forlani), racconta dell’attualità di tre giovani ragazzi dibattuti fra il bisogno di appartenere e la voglia di libertà. Recensione di Marco Onnembo sul Domenicale.

La questione identitaria porta ineluttabilmente ad un confronto con ciò che definiamo verità. L’individuazione accurata del limes tra vero e falso ha sempre appassionato gli intellettuali, un esempio su tutti Umberto Eco. Paolo Chiesa propone il titolo Marckalada. Quando l’America aveva un altro nome (Laterza) in cui prova la conoscenza in Europa del nuovo continente in tempi ben antecedenti alla scoperta ufficiale. Recensione di Umberto Gentiloni su Robinson.

Nel 1940, la svedese Karin Boye aveva pubblicato il suo romanzo distopico Kallocaina. Il siero della verità, oggi riproposto da Iperborea (traduzione Barbara Alinei). Boye descrive senza mezzi termini la propensione degli esseri umani ad accettare attivamente il dominio, l’imposizione, la propaganda legaloide di qualsiasi autorità (e torna presente il celebre esperimento scientifico del dott. Zimbardo). Recensione di Michela Marzano su Robinson.

«È triste – osserva Michel de Montaigne nei suoi saggi – arrivare al punto in cui la prova migliore della verità sia la moltitudine di chi ci crede», questo è il traguardo di un ragionamento levigato. Ma può essere sufficiente la capacità razionale ad individuare la prova di esistenza della verità? Ulteriore volumetto dei Saggi di Montaigne in corso di pubblicazione presso Fazi, Apologia di Raymond Sebond. Recensione di Armando Torno sul Domenicale.

La verità è sfuggente alle nostre grossolane volontà, come la celebre balena bianca di Herman Melville. Adrián Macho riconosce l’influenza dell’immaginario legato ai cetacei nei processi creativi della propria fantasia di illustratore. È dedicato ai bambini il suo ultimo Gerda. La balena coraggiosa (Gallucci, traduzione Benedetta Gallo), lo stesso Macho si presenta su Robinson.

Come non ricordare le sofisticate ambientazioni della serie televisiva Poirot, con David Suchet nei panni del celebre investigatore. In questa serie, negli edifici domina lo stile razionalista dei primi anni del Novecento. Le architetture nella cinematografia risaltano come personaggi delle sceneggiature. Come la villa in Arizona, progettata da un assistente di Frank Lloyd Wright, in Zabriskie Point di Michelangelo Antonioni. Sono numerosi gli esempi di “cinearchitettura” raccolti nel volume L’architettura nel cinema di Giorgio de Silva (Lindau). La recensione è di Alberto Anile e si trova sulle pagine di Robinson de la Repubblica.

Andrea Oddone Martin

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