Rassegna Stampa Libraria – 25 settembre 2022
In un momento come questo è indispensabile ritrovare la sostanza delle problematiche che strutturano gli assetti economici. L’economia, infatti, non è un’opzione “tecnica” che permette l’accumulo di ricchezza e nemmeno il meccanismo finanziario che premia l’azzardo. L’economia riguarda ogni persona, indiscriminatamente. L’economia è costituita da ogni nostro atto quotidiano per minuto che sia e, soprattutto, dall’energia provocata dalle risonanze di questi atti. In un momento come questo, attraversato da rimozioni colossali (ad esempio, chi si sta occupando della profonda distorsione economica del tessuto economico/sociale provocata dall’egemonia di Amazon? Che fine ha fatto l’”ascensore sociale”?) e da moralismi d’accatto ed autodistruttivi (come ad esempio l’assunto che l’istituto del sussidio sia in contrasto con la volontà dell’individuo, nascondendo che con quel piccolo sostegno sopravvivono negozi di prossimità, librerie, servizi, piccoli esercenti e imprese famigliari altrimenti destinati alla chiusura) è necessario ristabilire i fondamentali economici: il povero è di certo una persona in sofferenza ma, soprattutto, un costo pesante per l’economia di ciascuno. Oggi, riavvicinarsi alla lungimiranza di economisti illustri e illuminati come il prof. Federico Caffè ci toglierebbe la benda colorata dagli occhi. Tra le molte pubblicazioni recenti rivolte alla sua figura e al suo pensiero, segnaliamo Una civiltà possibile. La lezione dimenticata di Federico Caffè di Thomas Fazi (Meltemi) e il memoires Maestro delle mie brame. Alla ricerca di Federico Caffè di Daniele Archibugi (Fazi). Quest’ultimo titolo viene presentato da Carmen Pellegrino su La Lettura del Corriere della Sera.
La vitalità dei contesti sociali e geografici è imprescindibile dalla germinazione e dalla circolazione delle idee. Gran parte delle rivoluzioni sociali, industriali, culturali, etc. del Novecento sono imperniate sulla città di Vienna. Nella capitale austroungarica, nei decenni a cavallo tra XIX e XX secolo, il pensiero architettonico, musicale, psicanalitico, pittorico, letterario, filosofico, sociale, politico ed economico, fu soggetto ad una enorme spinta creativa a cui seguì purtroppo lo spegnimento volgare del nazionalsocialismo. Ma fu troppo tardi, le idee che si generarono nella capitale fuggirono l’annichilimento e furono coltivate in altre nazioni, segnando profondamente la modernità recente. Nel libro L’assassinio del professor Schlick. Ascesa e declino del Circolo di Vienna (Hoepli), David Edmonds racconta del nutrito gruppo filosofico di brillanti personalità in cui si praticava l’empirismo logico, una proposta metodologica convinta di ovviare alle pseudoscienze e agli assunti metafisici. Le attività e gli esiti del Circolo non saranno senza conseguenze, soprattutto nel versante americano. Lo stesso autore introduce il volume sul Domenicale de il Sole 24 ore.
Tra le tante personalità eccezionali che fomentavano vita alla Vienna austroungarica vi era Sigmund Freud. Del padre della psicanalisi esce per Castelvecchi L’Uomo Mosè. Un romanzo storico (traduzione Chiara Calcagno, commento Thomas Gindele, prefazione Giovanni Filoramo, testo tedesco a fronte). Per la prima volta possiamo leggere un Freud romanziere, nel confronto narrativo con una tra le figure più importanti, alla quale dedicherà poi il celeberrimo saggio. Recensione di Vanni Santoni su La Lettura.
L’esercizio della scrittura come disciplina di pensiero, come disposizione empirica alla scoperta, alla riflessione sistemica. L’universo letterario e il probabile. Matematica, determinismo e probabilità da Poe a McEwan di Francesca Romana Capone (Bollati Boringhieri, prefazione Lucio Russo) indaga proprio il liminare tra scienza e letteratura, tra teoria della probabilità e plot investigativo, tra principi ordinatori e ineluttabile caos. Convinta del privilegio che informa il punto di vista dello scrittore, punto di cerniera tra sentire comune e teorie scientifiche, la Capone incrocia una vastità di pagine e di autori, fra i quali ricordiamo Carlo Emilio Gadda e Robert Musil, alla ricerca dell’ordinamento nel caos, della stabilità flessibile, della dinamica fissata nel fotogramma, nell’anelito nostalgico di un’unità plausibile o, perlomeno, possibile. Una lettura da incrociare con i primi capitoli del celebre saggio Opere mondo di Franco Moretti (Einaudi). Recensione di Alessandro Beretta su La Lettura.
La distanza tra scienza avanzata e antica letteratura della conoscenza tende a ridursi sempre più, verso punti di coincidenza. Le estremità di una curva che tende a chiudersi circolarmente. Gradualmente, alle certificazioni delle supposizioni scientifiche corrispondono sempre più spesso testi antichi, gnostici, religiosi i quali palesano alle nostre menti prevalentemente razionali le loro descrizioni. Concetti quantistici e discipline euroasiatiche si confrontano nel saggio di Grazia Marchianò intitolato Interiorità e finitudine: la coscienza in cammino (Rosenberg & Sellier). Un saggio denso, ricco di storia, di scienza, di sapienza orientale nonché escatologica. Presentazione di Silvia Ronchey su Robinson de la Repubblica.
Tim Parks, scrittore e giornalista inglese, assieme alla moglie Eleonora ripercorre a piedi il centro Italia ricalcando le tracce della fuga di Garibaldi da Roma, del 1849. L’itinerario arriva alle coste adriatiche e ripiega a Ravenna ed era già stato inserito in una guida del Touring. Il voluminoso libro che raccoglie il resoconto del viaggio dei coniugi Parks sulle orme della fuga di Garibaldi s’intitola Il cammino dell’eroe. A piedi con Garibaldi da Roma a Ravenna (Rizzoli) ed è sostanzialmente un diario di viaggio che raffronta accadimenti lontani nel tempo e i luoghi in cui sono avvenuti, di un’Italia minore non ancora battuta dai flussi turistici principali. Recensione di Roberto Balzani sul Domenicale.
È un fatto ormai comune: nelle case degli italiani non si cucina quasi più; solo cibi preconfezionati, precotti, prenotati, e composizioni “scaricate” dalla rete. Paradossale il successo dei programmi di cucina sul digitale, in televisione, spesso al cinema. Successo cui fa da controparte l’atteggiamento critico dei clienti dei ristoranti che sbandierano competenze da “chef stellato” ma non sanno tenere in mano un mestolo, mangiano fragole a ottobre e si fanno sfilettare il pesce. Un’autentica epidemia gastronomica virtuale, che ha raggiunto ormai anche il mondo dei libri per l’infanzia. Ne Il mangiafiabe. Le più belle fiabe italiane di cibi e magia (Donzelli, illustrazioni Lucia Scuderi), la curatrice Bianca Lazzaro ha raccolto e tradotto in italiano moderno un’antologia del repertorio fiabesco popolare e colto, scandagliato dal Cinquecento fino ai primi del Novecento, in cui il cibo ha un ruolo rilevante. E sono tante, nel nostro paese, le fiabe in cui si cucina, si mangia e ci si emoziona: il libro conta ben 472 pagine. Recensione di Cristina Taglietti su La Lettura del Corriere della Sera.
Andrea Oddone Martin
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