Rassegna Stampa Libraria – 26 novembre 2023
Chissà se Zygmunt Bauman, definendo «liquida» la società, auspicava il carattere temporaneo dello stato di fatto sociale. Se si augurava implicitamente che si trattasse di una fenomenologia transitoria, di un passaggio verso lidi migliori. È la soglia del Diluvio che permette a Deucalione e sua moglie Pirra, salvatisi grazie all’imbarcazione, di rifondare l’umanità. Come Noè e la sua Arca, del resto. «Non ci si può immergere per due volte nello stesso fiume» affermava Eraclito, evocando l’irrevocabile dello scorrere eterno. L’immagine del fiume è culturalmente monumentale e nella sua statura, spesso anche geografica, balena la dimensione vitale del viaggio. Vita e memoria, nello scorrere dell’acqua e nelle pagine del Danubio di Claudio Magris (Garzanti 1986), una meditazione sull’Europa, sulla vita, sull’identità e sulla storia lunga circa tremila chilometri. Nick Thorpe è un reporter e giornalista del Guardian, nonché scrittore e nell’omologo titolo Danubio (Keller, traduzione Roberta Cattano, Giulia Marich, Ivan Pagliaro) raccoglie le testimonianze vive della pluralità identitaria che popola il fiume europeo, incontrate durante la sua risalita. Recensione Wlodek Goldkorn su Robinson de la Repubblica.
Ma sul fiume si possono coltivare numerose ossessioni, come quella di Edwin Rist, celebre costruttore di “mosche per salmoni” esclusivissime quanto inutili, protagonista dell’avvincente Il ladro di piume di Kirk Wallace Johnson (Nutrimenti, traduzione Sandro Ristori). Recensione di Raffaele Liucci sul Domenicale de il Sole 24 ore.
Pluralità identitarie, dunque, si manifestano lungo il fiume geografico, culturale e storico. Un supporto mnemonico utile a coloro che non conoscono la storia e gli esiti dei nazionalismi ottocento-novecenteschi è Morte sotto le macerie di Harald Gilbers (Emons Edizioni, traduzione Angela Ricci), un romanzo giallo ambientato nella realtà della Berlino tra la fine della guerra e l’inizio del periodo successivo. Harald Gilbers presenta il suo libro su Robinson.
Provate dalla delusione di un presente insoddisfacente, le persone “nostalgiche” idealizzano il più delle volte alcuni momenti storici creando degli pseudo-esempi di comodo, dei falsi compensativi. Persone deluse, prede facili di politiche interessate. Persone che derogano al loro compito nella continuità, incapaci di immaginare a lungo termine. Gli antichi, afferma il filosofo Roman Kznaric nel suo Come essere un buon antenato (Edizioni Ambiente, traduzione Laura Coppo, Diego Tavazzi), erano in grado di piantare delle querce, degli olivi che non sarebbero stati a proprio beneficio ma alle generazioni a venire. La costruzione di una cattedrale richiedeva secoli, un manoscritto era concepito e realizzato per attraversare le generazioni. In che modo noi saremo dei “buoni antenati”? recensione di Luca Fraioli su Robinson.
Innanzi tutto liberandoci dalle illusioni e confrontandoci con la realtà. Le grandi dimissioni. Il nuovo rifiuto del lavoro e il tempo di riprenderci la vita di Francesca Coin (Einaudi) e Ma chi me lo fa fare? Come il lavoro ci ha illuso: la fine dell’incantesimo di Andrea Colamedici e Maura Gancitano (Harpercollins) ci descrivono la concretezza della fine di un’etica del lavoro, una fine principiata a suo tempo da un termine: flessibilità. Recensione di Carlo Bordoni su La Lettura del Corriere della Sera.
La realtà precede immancabilmente l’immaginazione, la normalità della disoccupazione e della mancanza di prospettive motivazionali ha già trovato una sua fenomenologia in Diario del tempo di Lucia Calamaro (Fandango). La recensione di Leonetta Bentivoglio si trova su Robinson.
Dedicato all’intrattenimento, il cosiddetto giallo non appartiene alla letteratura. In effetti, la costruzione di un giallo è principalmente un fatto di progettazione, come sapeva bene George Simenon che sfornava Maigret a getto continuo. Saltuariamente, produceva quelli che definiva «romanzi duri». Certo, se è presente il daimon letterario dell’autore è sempre attivo, e pensiamo al Quer pasticciaccio brutto de via Merulana di Carlo Emilio Gadda (Adelphi), ad esempio. Tuttavia, per confezionare un bel giallo non è necessario possedere doti eminentemente letterarie. La canadese Nita Prose è una editor esperta e possiede una conoscenza letteraria che le permette di proporre dei gialli di successo come L’ospite del mistero. Un nuovo caso per Molly Gray (La nave di Teseo, traduzione Licia Vighi). Roberta Scorranese intervista Nita Prose su La Lettura.
Nel corso del tempo, il giallo si è venuto a definire in varie declinazioni, tre le quali il giallo-nordico riscuote sempre maggior successo. Su Robinson, Claudia Morgoglione dedica una lunga intervista alla coppia di autori svedesi celata dietro lo pseudonimo Lars Kepler. Nell’ultimo Troverò la chiave, Longanesi traduzione Andrea Berardini, lo pseudonimo diventa Alex Ahndoril.
Il racconto non è, come spesso si può pensare, un sotto-genere del romanzo ma una vera e propria tipologia che si distingue tra l’altro per la condensazione, la concentrazione, l’attenzione al dettaglio, alla densità della situazione, alla gestione delle tensioni. La nostalgia che avremo di noi (Neri Pozza) raccoglie tredici racconti di Anna Voltaggio, che danno la misura della differenza. Recensione di Alessandro Beretta su La Lettura.
Di frequente, il recupero di scritture del passato rende giustizia alla loro originale intenzione; è il caso di Barbara di Marise Ferro, moglie di Guido Piovene. Un romanzo di formazione censurato nel 1934 dal regime dell’epoca ed ora ripubblicato (Elliot, cura Francesca Sensini). Recensione di Patrizia Violi su La Lettura.
Viene per la prima volta pubblicato in traduzione italiana il romanzo d’esordio di uno dei grandi della letteratura russa, Aleksandr Herzen: Di chi è la colpa? pubblicato da Mondadori per la cura di Mirco Gallenzi. Recensione di Alessandro Piperno su La Lettura.
Si intitola La meccanica dei corpi la raccolta di racconti di Paolo Zardi (NEO Edizioni), in ciascuno dei quali l’ottica dell’autore fissa situazioni limite, zumando risolutamente su dettagli corporali ed emotivi. Il titolo evoca il più celebre La meccanica del Gran Lombardo (Garzanti): Carlo Emilio Gadda, ingegnere come Paolo Zardi; sarà un caso, … Recensione di Demetrio Paolin su La Lettura.
Le storie delle dinastie imprenditoriali italiane costituisce un genere a sé, di una certa veracità quando la narrazione è praticata da una persona direttamente coinvolta. Possiedono il sapore agrodolce della confessione, del ricordo nostalgico, della celebrazione e allo stesso tempo della rivalsa, del “comunque sia andata”, del rimestare per rinfrescare il disordine, la prosaicità. Le ossa dei Caprotti. Una storia italiana di Giuseppe Caprotti (Feltrinelli) riguarda la vicenda imprenditoriale e famigliare di uno dei pezzi del capitalismo del nord Italia: Esselunga, la famosa catena di supermercati e ipermercati fondata nella seconda metà degli anni ’50. Recensione di Paolo Bricco sul Domenicale de il Sole 24 ore.
Andrea Oddone Martin
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