Rassegna Stampa Libraria – 29 gennaio 2023

Rassegna Stampa Libraria – 29 gennaio 2023

È talmente confermato dai fatti da essere divenuto una regola, oramai. I libri che riguardano vicende della monarchia inglese, soprattutto se profumati da rivelazioni scandalose e firmati dagli stessi protagonisti, sono immancabilmente un successo editoriale. Spare (letteralmente Ricambio, Riserva) firmato dal Principe Harry, secondo genito di Carlo III d’Inghilterra e della compianta Diana Spencer, è uscito contemporaneamente in sedici lingue ed è già in testa di tutte le classifiche di vendita (Mondadori, traduzione Laura Tasso, Sara Crimi, Manuela Faimati). Recensione di Andrea Merlotti sul Domenicale de il Sole 24 ore.

Sebbene la lettura sia un’invenzione tutto sommato recente se confrontata con i 300.000 anni del Sapiens, essa poggia la sua funzionalità su sistemi neuronali molto più antichi, dedicati al riconoscimento degli stimoli visivi. Perciò l’attività della lettura è, nonostante la sua recente invenzione, tra le più connaturate all’uomo, afferma Giorgio Vallortigara mentre sul Domenicale presenta il volume Biblioteche domestiche. Home libraries di Mauro Cenci (Metilene Edizioni). Un libro fotografico che raffigura le biblioteche personali di personaggi dell’arte e della cultura.

La nostra affinità con la lettura e la scrittura è effetto naturale del nostro apparato neuronale, e precede di gran lunga la moderna prevalenza attribuita alla razionalità. La bibliofilia, l’amore per i libri, di fatto origina dalla maggior consapevolezza di questa consustanzialità, comportando una dimensione antropomorfica del libro. Qual è la differenza, infatti, tra delle “istruzioni per l’uso” e un apparato normativo di buon comportamento? Le “istruzioni per l’uso” hanno uno scopo direttamente ed unicamente funzionale ed utilitaristico, mentre un protocollo cerimoniale, un galateo, incastona l’utilità in una maggior complessità, ampliando la propria sfera d’azione, riferendosi all’umanesimo filosofico ed alle modalità comportamentali di consapevolezza e di rispetto. Piccolo galateo illustrato per il corretto utilizzo dei libri, è così che si intitola il libro di Marco Didimo Marino (il Saggiatore, illustrazioni Marco Maldonato), un libro nel quale scopriamo l’importanza dei libri che scegliamo, leggiamo, custodiamo, a cui siamo accompagnati spesso per l’intera vita. Recensione di Paolo Albani sul Domenicale.

Sono proprio così, i libri. Vi riconosciamo le stimmate della nostra esistenza e, il più delle volte, ci forniscono l’ironia necessaria alla vita. L’ha scritto nel 1937, Gentiluomo in mare, nella sua carriera sfortunata. Herbert Clyde Lewis fu a un passo dall’Oscar per la sceneggiatura a Hollywood, ma gli venne negato per questioni di opinioni politiche. Herbert Clyde Lewis fu uno scrittore figlio di immigrati ebrei russi, tanto sfortunato quanto bravo, capace di intendere e di mettere in pratica la qualità essenziale della letteratura. Ci pensa Adelphi, per la cura di Marco Rossari, a metterci a disposizione nuovamente quel gioiellino narrativo di H.C. Lewis. Recensione Mariarosa Mancuso su Robinson de la Repubblica.

Il mondo dell’immaginario letterario di oggi prescinde dall’esperienza complessa, evita il confronto di qualità con i Classici dei quali ignora, per mancanza di esperienza propria, l’attualità. Si lega saldamente, invece, alle istanze del desiderio (spesso indotto dal marketing, anche trasversale come quello del web, delle serie tv, dei social network) nell’impotenza delle accademie, della critica, della scuola, etc. Un desiderio indotto giunto al punto di auto-generarsi, elevando a criterio qualitativo la percentuale di consenso (come affermava Umberto Eco, milioni di mosche non si possono sbagliare…). È così che oggi vengono formulati i nuovi canoni letterari di riferimento, sostituendo la qualità con la quantità e con criteri livellati all’ovvio del capriccio maggioritario. Canonici si diventa. Mediazione editoriale e canonizzazione nel e del Novecento di Isotta Piazza (Palumbo) analizza con dovizia di dati la situazione dell’offerta editoriale tra il primo e il secondo Novecento. Ampio intervento di Alberto Casadei su La Lettura del Corriere della Sera.

La letteratura di qualche tempo fa non temeva di confrontarsi con tematiche scomode, con verità non indulgenti. È del 1906 l’ultimo romanzo di August Strindberg, Il capro espiatorio, oggi pubblicato da Carbonio (traduzione e introduzione Franco Perrelli). Un’amara riflessione sull’ineluttabilità del destino segnato dalla peggiore natura umana. Recensione/riassunto di Vanni Santoni su La Lettura.

Uno dei sette vizi capitali, l’invidia, viene accuratamente quanto letterariamente indagato da Umberto Fiori nel suo Il metro di Caino (Castelvecchi). I più affascinanti testi della letteratura antica e moderna fanno da sfondo alla riflessione. Recensione di Matteo Marchesini sul Domenicale.

La povertà, la miseria culturale concede spazio vitale all’egoismo, alla violenza, alla meschinità, al sopruso, al sadismo. Il romanzo Il campo di Gosto di Anna Luisa Pignatelli (Fazi) non lascia spazio all’immaginazione quando descrive la resilienza nella solitudine di un uomo qualunque, vessato ferocemente dal cinismo di un mondo di vinti. Recensione di Marzia Fontana su La Lettura.

Così siamo, così eravamo. Saremo gli stessi negli anni a venire? Troviamo la stessa mediocrità complottista, ma situata nelle orbite alte della politica internazionale, in La chiave Usb di Jean-Philippe Toussaint (Amos Edizioni, traduzione Roberto Ferrucci), thriller politico e tecnologico, che interroga sul mistero del tempo. Recensione di Simone Innocenti su La Lettura.

Ci sporge sul crinale di una eccezione, Elena lo sa di Claudia Piñeiro (Feltrinelli, traduzione Pino Carucci). L’eccezionale punto di vista di un non-personaggio protagonista, affetto da una patologia fortemente invalidante, che si trova ad indagare sulla morte della propria figlia, superficialmente dichiarata dalle autorità “suicidio”. Recensione di Stefania Parmeggiani su Robinson.

I libri cooperano con noi, ci informano anche su questioni di stretta attualità. Che siano ad arco voltaico, a incandescenza, alogene, fluorescenti oppure i più recenti LED, le lampade che rischiarano le notti sono ormai talmente numerose da provocare il fenomeno dell’inquinamento luminoso. Ma di cosa si tratta, di preciso? Quali effetti provoca sugli ecosistemi e sugli esseri umani? Che rapporto culturale abbiamo stabilito con l’illuminazione e con le tenebre? Johan Eklöf è un biologo svedese, il suo Elogio del buio. Alla riscoperta della bellezza della notte, in difesa dei ritmi naturali di tutti gli esseri viventi (Corbaccio, traduzione Francesca Pe’) è un saggio sulle conseguenze nefaste dell’inquinamento luminoso. Beatrice del Bo è invece una storica, nel suo L’età del lume. Una storia della luce nel Medioevo (il Mulino) sostiene che il Medioevo fu tutt’altro che un’epoca buia. Su La Lettura possiamo leggere l’interessante conversazione tra Beatrice del Bo e Johan Eklöf, a cura di Annachiara Sacchi. Inoltre, Beatrice del Bo presenta estesamente il suo libro sul Domenicale.

Importanti cambiamenti sono necessari, non soltanto sul fronte dell’ambiente e della Natura. Anche la qualità della definizione di ciò che oggi chiamiamo lavoro (per non parlare del livello dei compensi che ne derivano) ha bisogno di una profonda revisione. Alfonso Fuggetta, docente di Informatica al Politecnico di Milano e direttore scientifico del Centro di Ricerca e Innovazione Digitale CEFRIEL, nel suo Un bel lavoro. Ridare significato e valore a ciò che facciamo (Egea) affronta la questione evolutiva, già peraltro in atto, di quello che intendiamo oggi per lavoro. I lavoratori di oggi non cercano più un lavoro per guadagnare bene. Essi vogliono vivere bene, aspirano a un’esperienza professionale appagante, motivante, stimolante, in cui la retribuzione conta ancora ma non su tutto. Carriere e benefit devono finalmente spartirsela con l’essenzialità dei servizi alla persona, con l’inclusività, con un buon clima aziendale, con il significato di ciò che si produce, con la salvaguardia della salute e della sicurezza. Numerose aziende, soprattutto nel milanese, si sono aggiornate. Recensione di Federica Colonna su La Lettura.

L’idea che le istituzioni della comunità debbano assicurare alcuni beni essenziali ai loro cittadini, quali salute, istruzione, lavoro e protezione sociale, a tutti in egual misura, risale circa al 1500. Il concetto si è consolidato in concreta programmazione a partire dalla seconda guerra mondiale e i risultati sono stati il frutto dell’azione di forze popolari e democratiche unite al liberalismo illuminato. La sanità, nello specifico italiano, diventa Servizio Sanitario Nazionale il 23 dicembre 1978, grazie alla L. 833/78 varata dal governo presieduto da Giulio Andreotti, il ministro della Salute era Tina Anselmi. I principi fondanti erano: universalità, uguaglianza, gratuità, globalità dei servizi offerti, solidarietà, democraticità, controllo pubblico e unicità (niente privati). Molte cose sono cambiate da allora, chiunque oggi ne ha avuto esperienza. A circa trent’anni dall’avvio della regionalizzazione del Servizio Sanitario Nazionale (dal D.Lgs. 502/1992, seguito dal D.Lgs. 229/1999 e dalla successiva Legge Costituzionale n. 3/2001) abbiamo un riscontro condiviso e oggettivo del mutamento in Italia. Com’è ovvio però, l’idea di uno stato sociale è stata condivisa in tutto il mondo, con diverse modalità. Breve storia dello stato sociale di Fulvio Conti e Gianni Silei (Carocci) analizza il fondamentale percorso storico nell’Occidente tutto fino all’Unione Sovietica. Recensione di Sabino Cassese sul Domenicale de il Sole 24 ore.

Andrea Oddone Martin

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