Rassegna Stampa Libraria – 29 maggio 2022

Rassegna Stampa Libraria – 29 maggio 2022

Il genere narrativo denominato giallo dall’intuito folgorante di Luigi Rusca alla Mondadori è principalmente associato ad una lettura d’intrattenimento. Non molto tempo fa, nel momento di intraprendere un viaggio in treno era frequente acquistare un paio di gialli nella libreria o all’edicola della stazione. In maniera stringata e uniformando gli innumerevoli sottogeneri, il giallo racconta lo scioglimento di un’inchiesta giudiziaria a fronte di un crimine grazie all’opera di un commissario di polizia o di un investigatore privato. Il piacere deriva dalla partecipazione del lettore alla sbrogliatura, graduale e coinvolgente, dell’intrico. Lo stile di un giallo è strettamente legato alla sua funzione di consumo, ma non è sempre detto. Alcuni giallisti possono esprimersi nei confronti, ad esempio, dei tabù della società o della morale politica. Come dimostra il raccontino scritto dal giallista scozzese Stuart MacBride per La Lettura del Corriere della Sera intitolato Una modesta proposta: il cinismo dell’uomo e l’ipocrisia della politica. Di MacBride, Newton Compton Editori ha pubblicato recentemente La teoria dell’assassino (traduzione Marta Lanfranco).

Anche i romanzi di Eduard von Keyserling si scagliano contro l’ipocrita disciplina di una borghesia miope, devitalizzata, contrassegnata dal peggior egoismo sterilmente autocelebrativo. Si scagliano silenziosamente, malinconicamente, nello stile del romanzo di fine Ottocento, tra brume mattutine, paesaggi bucolici e la quiete pacata di lussuose dimore, possenti abitazioni e sconfinate proprietà nella Curlandia del Baltico. Thomas Mann incontrava la letteratura di Von Keyserling nella similitudine del suo ambiente di appartenenza, sia sociale che geografico, percependone profondamente la violenta crudeltà. La sera sopra le case di Eduard von Keyserling (L’Orma, traduzione Giovanni Tateo) è recensito da Marta Morazzoni sul Domenicale de il Sole 24 ore.

Fin dal Rinascimento, l’uomo occidentale si è posto al centro dell’Universo. Una posizione cardine, luogo privilegiato d’osservazione che ha fondato il pensiero scientifico moderno. Ma allo stesso tempo luogo d’esilio, separato dal mondo, confinato nei limiti della riduzione scientifica, isolato dall’Universo. L’uomo moderno ha rinunciato all’organicità delle culture antiche, all’apertura verso complessità irriducibili, alla subordinazione evidente alla natura. Nel suo isolamento autoreferenziale, nella suicida sostituzione del reale con l’immagine del reale tecnologico e non teologico, l’uomo occidentale ha generato spazi cognitivi sempre più specializzati ed esclusivi, opponendosi alla complessità dinamica dell’unico suo luogo d’appartenenza. A distanza di circa mezzo millennio, uno dei risultati più evidenti, assieme alla distruzione dell’ambiente che ci comprende, è la schizotopia di cui tratta il filosofo Fabio Merlini. Nel suo ultimo Ritornare in sé. L’interiorità smarrita e l’infinita distrazione (Aragno) Merlini si rivolge alle recenti abitudini della nostra quotidianità. Recensione di Francesca Rigotti sul Domenicale. Nell’intervista di Riccardo Viale su La Lettura, Helga Nowotny puntualizza il suo pensiero sull’utilizzo dell’intelligenza artificiale. Dal primo giugno, in libreria Le macchine di Dio. Gli algoritmi predittivi e l’illusione del controllo di Helga Nowotny (Luiss University Press, traduzione Andrea Daniele Signorelli).

Ci siamo, ecco apparire il troppo umano Dottor Faust, alienato irresistibilmente da Mefistofele. Impossibile evitare Johann Wolfgang von Goethe, anche se il mito di Faust è molto più antico e le produzioni letterarie sul tema molteplici. Alessandra Iadicicco ne enumera diverse, mentre recensisce su La Lettura il Faust di Nikolaus Lenau (quasi contemporaneo di Goethe) pubblicato da Carbonio per la cura di Alberto Cattoi.

È sempre il solito problema, possiamo pensare congenito all’umanità dal momento che ogni grande tradizione culturale si è sempre preoccupata di individuare enti alla cui autorità l’essere umano avrebbe il dovere di soggiacere: l’antropocentrismo, vizio eterno, è immancabilmente autodistruttivo. È talmente antico, l’atavico problema, che possiamo considerare tutto il Nuovo Testamento cristiano come denuncia degli errori interpretativi delle Sacre Scritture da parte delle autorità terrene, viziate da egoismi, da interessi brevi e privati, oligarchici, condotte da finta sapienza a braccetto col cieco rigore burocratico. Perché le mucche risuscitano (probabilmente) è il titolo del saggio di Franck Dubois, giovane domenicano francese (Queriniana, traduzione Vincenzo Salvati). Assieme agli intenti suggeriti dall’enciclica di Papa Francesco Laudato si’ e ad altre pubblicazioni quali, ad esempio L’etica animale di Martin M. Litner (Queriniana, traduzione Valentino Maraldi) e Teologia degli animali di Paolo de Benedetti (Morcelliana, a cura di Gabriella Caramore), indica lo sforzo odierno della Chiesa cattolica romana nel superare l’esclusività della visione antropocentrica. La recensione al saggio di Dubois è del mons. Gianfranco Ravasi e si trova sul Domenicale.

A volte, anche la letteratura si è confrontata con l’esclusività antropocentrica e il danno che ne consegue. Niccolò Scaffai insegna critica letteraria e letterature comparate a Siena e studia l’interrelazione tra ecologia e letteratura. Ha radunato nel suo ultimo Racconti dal pianeta Terra (Einaudi) svariati contributi all’argomento; innumerevoli sono gli autori citati tra i quali ci sono cari il Leopardi del Dialogo di un Folletto e di uno Gnomo, l’opera di Winfried Georg Sebald e Le piccole persone di Anna Maria Ortese. Recensione di Carmen Pellegrino su La Lettura del Corriere della Sera.

Andrea Oddone Martin

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