Rassegna Stampa Libraria – 3 ottobre 2021
La nostra epoca di rivolgimenti comprende anche un ripensamento degli assetti, delle figure, dei ruoli, dei risultati, della dinamica economica. Per noi italiani, è sufficiente considerare che, ad esempio, il nostro welfare viene ora sorretto principalmente dai pensionati. Che generalmente le famiglie siano sostenute dalle pensioni dei nonni, nonostante le coppie si impegnino nel lavoro, non è un segreto ma una condizione particolarmente condivisa. Dati i livelli reddituali generali (e di contro la contribuzione previdenziale) costantemente al ribasso da ormai un trentennio, non intravediamo nel futuro prossimo, nel quale paradossalmente la nostra società sembra certa del “passaggio del testimone”, possibili candidati. Incredibilmente, le valutazioni praticate in base all’osservazione “sul campo” vengono evitate in favore del credito che gode, per esempio, l’indicatore storico del Prodotto Interno Lordo, il cosiddetto PIL. Sulla necessità di riconsiderare gli indicatori economici attuali, Joseph E. Stiglitz assieme a Jean-Paul Fitoussi e a Martine Durand hanno pubblicato l’interessante Misurare ciò che conta. Al di là del PIL, in uscita in Italia per Einaudi (traduzione di Lorenza Chiesara). Recensione di Mauro Campus sul Domenicale de il Sole 24 ore. Utile lo studio che Massimo Mugnai rivolge alle teorie di Karl Marx, disponibili all’oggettività dell’intelligenza per essersi finalmente smarcate dalle devianti incrostazioni politiche. Il titolo è Il mondo capovolto: il metodo scientifico nel Capitale di Marx (Edizioni della Normale), ne scrive Sebastiano Maffettone sul Domenicale. Un titolo dedicato all’economia dell’arte è uscito recentemente per La Nave di Teseo. In Un breve incanto. Dizionario semiserio del mercato dell’arte, Marco Riccòmini, autore particolarmente qualificato, seleziona una serie di termini tecnici corroborati da una documentazione fotografica d’antan che non possono assolutamente essere ignorati da chiunque abbia l’intenzione di avvicinarsi all’investimento antiquario e artistico. Recensione di Marina Mojana sul Domenicale.
Jorge Luis Borges dedica un racconto della raccolta Il libro di sabbia ad un classico della letteratura horror, l’americano Howard Phillips Lovecraft. Collezionista di paradossi fantastici, Borges individuò nella letteratura di Lovecraft la capacità di superarsi, di condurre la parola al proprio fallimento rivelatore. Come scrive bene Luca d’Andrea sulle pagine di Robinson de la Repubblica, recensendo l’antologia di racconti di Lovecraft I taccuini di Randolph Carter, tradotti e curati da Mario Capello (Einaudi). Racconti di abissi misteriosi, di sconosciute foschie, di minacciose presenze che oscurano la nostra coscienza con la loro ombra. Il brivido viene liquidato con la certezza leggera della fantasia. Ma a volte le ombre sono vere e risalgono dal passato. In Stirpe e vergogna (Rizzoli), Michela Marzano rielabora autobiograficamente un rimosso famigliare sul passato del nonno: a causa di una necessità burocratica legata all’anagrafe scopre a poco a poco il fascismo radicale del progenitore. Ne scrive con attenzione e delicatezza Alberto Orioli sul Domenicale. Ma, dopo tutto, Di chi è la colpa si chiede l’autore Alessandro Piperno nel suo ultimo e corposo romanzo (Mondadori). Chi è il responsabile di una letteratura senza storie e costruita solo sulle identità dei personaggi e sul sangue degli immancabili cadaveri? Recensione di Nicola H.Cosentino su La Lettura del Corriere della Sera. Si tratta indubbiamente di una domanda necessaria, alla quale corrisponde obliquamente il breve racconto di Epaphras Chukwuenweniwe Osondu, riportato per intero su La Lettura. Nell’ironico racconto, intitolato L’astronave del villaggio, l’autore nigeriano descrive con tranquilla sagacia africana gli atteggiamenti mentali e i comportamenti consueti dell’uomo che si confronta con gli accadimenti della vita, denunciando l’abitudinaria prevalenza di congetture e l’assenza di lucidità. Di E.C. Osondu è uscito Quando il cielo vuole spuntano le stelle (Francesco Brioschi editore, traduzione di Gioia Guerzoni, postfazione di Alessandra di Maio). Si fa presto a dire multiculturalità, ecumenismo culturale, presagire le ricchezze delle contaminazioni, ammirare le fortune della globalizzazione; non appena il pensiero si fa meno “turistico” e si cala nelle vicende di una realtà concreta, comincia a realizzare il significato della diversità culturale, considerandone gli obbligatori correlati. L’isola degli alberi scomparsi è una storia di amori, di diversità da superare, di distanze da colmare, con intelligenza vegetale, lenta, saggia e caparbia. Il libro è scritto da Elif Shafak, tradotto da Daniele Gewurz e Isabella Zani, edito da Rizzoli e recensito da Viola Ardone su Robinson.
In tempi non troppo lontani le persone che si occupavano di indicare le possibili direzioni di pensiero, di sostenere e proporre adeguatamente le argomentazioni e le idee, di far intravedere i profili di un mondo plausibile per comprenderlo, nella preoccupazione di dare un fondamento ideologico alla società, si chiamavano intellettuali. Il sodalizio intellettuale ed umano di Albert Camus e Nicola Chiaromonte si dibatte fra la tragedia della guerra e la desertificazione nichilista. Neri Pozza pubblica il carteggio intercorso tra i due intellettuali negli anni cruciali compresi tra il 1945 e il 1959: In lotta contro il destino, a cura di Samantha Novello. Recensione di Stefano Folli su Robinson.
L’emarginazione sociale è una peste che si sta diffondendo a macchia d’olio, il romanzo di Yu Miri dal titolo Tokyo – Stazione Ueno (21 Lettere, traduzione di Daniela Guarino) ne rende conto dal Giappone, mentre Solo una canzone, l’ultimo romanzo di Roberto Livi (Marcos y Marcos) ritrae la resa di un’umanità dei margini, lunatica e priva di desideri. Recensioni rispettivamente di Marco del Corona e di Ermanno Paccagnini su La Lettura.
Per i librofili incalliti, ecco un libro che parla di libri: l’avvincente biografia che Alexandra Lapierre dedica alla leggendaria direttrice della Morgan Library a New York, Belle Greene (E/O, traduzione di Alberto Bracci Testasecca); recensione di Marco Carminati sul Domenicale. L’ultimo romanzo di Mathias Enard si intitola Il banchetto annuale della confraternita dei becchini (E/O, traduzione di Yasmina Mélaouah) ed è un travolgente e vertiginoso tourbillon letterario che ossequia François Rabelais e domina il tempo assoluto, fremente di passati, eternità e numerosi presenti. Recensione di Fabio Gambaro su Robinson.
Andrea Oddone Martin
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