Rassegna Stampa Libraria – 30 gennaio 2022
Nei contesti famigliari esiste sempre un certo grado di opacità “naturale”. A volte, l’opacità raggiunge gradi consistenti e, più spesso di quanto non si possa credere, insopportabili. Sebbene mai evocati (pena l’emarginazione dal clan), i tabù famigliari sono le uniche entità evidenti e costanti nella loro presenza, nonostante i cambiamenti dovuti al progredire delle età. La percezione di tali elementi ingombranti e pesantemente condizionanti è certa in ogni soggetto componente la famiglia. Nonostante gli adulti pensino esattamente il contrario, sono proprio i soggetti più giovani ad averne una percezione più chiara. Fin dalla più tenera età, per i bambini l’evidenza è netta, anche se non compresa. Adelphi ripropone Génie la matta di Inès Cagnati (traduzione Ena Marchi, con un’intervista alla scrittrice), romanzo pubblicato in Francia nel 1976 e premiato l’anno successivo con il Prix des Deux Magots. Scrittrice essenziale, autentica nell’umanità dolorosa, Cagnati ci dona un romanzo che risuonerà a lungo nei suoi lettori. Recensioni di Antonella Lattanzi su La Lettura del Corriere della Sera e di Donatella di Pietrantonio su Robinson de la Repubblica.
Topos letterario fra i più frequentati in tutte le epoche, “il viaggio” come scoperta, svelamento, manifestarsi graduale e progressivo delle ragioni della nostra vita. Quando poi il viaggio è sul mare sconfinato, allora la cifra espressiva letteraria si fa più filosofica, si nutre di meditazione, distacco intellettuale. Sulle pagine del Domenicale de il Sole 24 ore possiamo leggere uno stralcio di Oceano. Una navigazione filosofica (Einaudi) scritto da Roberto Casati. La suggestione delle immagini implica una conoscenza, o almeno un indirizzo verso di essa, ma non in autonomia generativa. Arturo Carlo Quintavalle, nel suo ultimo Viaggi a Oriente. Fotografia, disegno, racconto (Skira, catalogo delle opere a cura di Claudia Cavatorta e Paolo Barbaro) conferma la parzialità della descrizione risultante dalle immagini, anche quelle iper-realistiche della fotografia: il dialogo con la tradizione letteraria e le sue strutture narrative ne innervano le scelte, condizionandone le premesse, gli indirizzi e i traguardi. Ampia recensione di Gianluigi Colin su La Lettura.
Se parliamo di immagini, non è possibile ignorare l’importanza del cinema e soprattutto del cinema d’arte. Stefania Ulivi dialoga con Frédéric Bonnaud (direttore della Cinémathèque française) sull’opera del celebre regista François Truffaut, mentre presenta la versione aggiornata della monografia di Paola Malanga intitolata Il cinema di Truffaut (Baldini + Castoldi) su La Lettura. Si segnala l’uscita di Che fine hai fatto in tutti questi anni. Sergio Leone e l’avventura di C’era una volta in America di Piero Negri Scaglione (Einaudi). In queste pagine, l’autore racconta con scrupolosità senza pari l’intera vicenda della creazione del capolavoro del regista italiano. Recensione di Andrea Martini sul Domenicale. E dal cinema alla serie-tv ormai il passo è brevissimo. Siamo al trentaseiesimo (!) giallo della fortunatissima produzione di Michael Connelly, l’inventore del più che celebre detective Harry Bosch le cui avventure, sempre legate all’attualità corrente, proseguono ne Le ore più buie (Piemme, traduzione Alfredo Colitto). Una lunga intervista di Annachiara Sacchi a Connelly sulle pagine de La Lettura.
Con una ciclicità periodica, in occasione di tempi difficili, crisi economiche, spirituali, sociali, riappaiono i cosiddetti “nazionalismi”. Ma di cosa si tratta, veramente? «La volontà delle popolazioni di identificarsi emotivamente con la “loro” nazione, e di mobilitarsi in quanto cèchi, tedeschi, italiani e via dicendo; volontà che poteva essere sfruttata politicamente. La democratizzazione della vita politica, e in particolare le elezioni, fornivano ampie occasioni di mobilitazione» (Eric J. Hobsbawm, L’età degli Imperi 1875-1914, Laterza 2011, III edizione, p. 166, traduzione Franco Salvatorelli). Una risposta particolarmente emotiva, un’invenzione tutta occidentale come sottolineava Joseph Roth in alcune pagine del suo Ebrei erranti (Adelphi 2007, XII edizione, p. 22-23, traduzione Flaminia Bussotti). L’idea che il nazionalismo abbia una natura totalmente astratta è stata condivisa anche dall’importante storico inglese di origini irachene Elie Kedourie, che pubblicò nel 1960 il proprio approfondimento tematico. Ora esce anche in traduzione italiana, per la cura di Alberto Mingardi con il titolo di Nazionalismo (Liberilibri); lo recensisce Mario Ricciardi sul Domenicale.
Tra le riedizioni di opere del passato troviamo La sera sulle case di Eduard von Keyserling (L’Orma, traduzione Giovanni Tateo). Pubblicato nel 1914, il romanzo narra la decadenza e il fallimento che segna l’alta borghesia nordica delle zone baltiche. Gli anziani depositari della ricchezza accumulata nel passato, osservano compiaciuti il proprio tramonto ma soprattutto, dissimulando il sadismo, il dissolvimento nella fatuità della propria prole, castrata idealmente e incapace di immaginarsi positivamente in una società irriconoscibile: un’ottima occasione per rileggere in trasparenza l’attualità. Recensione di Michela Marzano su Robinson. Un’altra buona rinfrescata che viene dalla memoria è il bel lavoro di Massimiliano Boni intitolato In questi tempi di fervore e di gloria (Bollati Boringhieri). La vicenda, riportata con rigore metodologico dall’autore, ci pone di fronte alla gigantesca quaestio: Giustizia e Legalità sono funzionali l’una all’altra? La vicenda di Gaetano Azzariti è emblematica: nel 1938, Presidente del “Tribunale della razza” contribuisce alla stesura e all’applicazione della legislazione maledetta e, dopo la caduta del fascismo infausto, con sconcertante naturalezza ricopre cariche di responsabilità nella democrazia repubblicana fino ad essere nominato Presidente della Corte Costituzionale dal 1957 alla propria morte. Recensione di Umberto Gentiloni sulle pagine di Robinson de la Repubblica.
Andrea Oddone Martin
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