Rassegna Stampa Libraria – 30 ottobre 2022
Segnare i libri, sottolinearne parti ritenute importanti già alla prima lettura, scarabocchiare nei margini, glossare, postillare ed aggiungere, commentare, chiosare per iscritto ravvicinato al testo dell’autore, quasi un dialogo tra persone presenti ma, soprattutto, attestazione di possesso. È ciò che con maggior frequenza si incontra generalmente nelle esternazioni di appassionati lettori, la necessità di stigmatizzare l’unicità della copia posseduta, di evidenziare l’intensità della frequentazione, della partecipazione fisica alla lettura. A garanzia del durevole rapporto con il libro in questione che, quando di nuovo sarà aperto a distanza di anni, dischiuderà recessi mnemonici personali: biglietti del treno, scritte varie, numeri di telefono, macchie di caffè, tutto ci riporterà all’intimità di un passato che diventerà presente in un lampo, in tutta la sua ricchezza. Stabilire un dialogo scritto con il passato, ma soprattutto per i contenuti e con l’autore che li ha prodotti, è attività contemporanea all’invenzione del codex, del libro nel formato in cui lo conosciamo fin dall’avvento del cristianesimo, e di cui la stampa ne ha riprodotto in continuità le caratteristiche. È così che si spiegano le abbondanti, per le abitudini contemporanee, marginature dell’impaginato. Marginature usualmente riempite con copiosità dal lettore in un’incessante e viva attività intellettuale, molti tomi ne rimangono a testimonianza. Scrivere sui libri. Breve guida al libro postillato di Giancarlo Petrella (Salerno Editrice) si occupa, in tono manualistico, di questo settore disponendo i generi, procurando un ordinato quadro d’insieme. Recensione di Stefano Salis sul Domenicale de il Sole 24 ore.
Glossato oppure no, un libro è per sempre. E ci si riferisce agli eterni, ai classici del pensiero e della letteratura. Come l’opera di Fëdor Dostoevskij, intrecciata di questioni ultime, umane e spirituali: sacre. Opera indagata per lungo tempo da Romano Guardini i cui scritti vengono ora raccolti nel volume Dostoevskij (Morcelliana). La recensione è di Armando Torno, sul Domenicale.
Inoltrarsi criticamente nei meandri della letteratura e, soprattutto, renderne un quadro che unisca capacità di sintesi e mobilità organica, biologica, è compito arduo. Sono frequenti le proposte di sintesi sistemica, specialistica e altresì proposte di ordine ispirato, personali e generaliste. A suo tempo, la critica letteraria di Erich Auerbach è riuscita nella quadratura del cerchio, nell’individuare quel labile punto di equilibrio cui necessita un continuo raffronto di correzione, e proprio per tal motivo mantiene attiva una riflessione intellettuale tendenzialmente inerziale. Il leggendario titolo Mimesis. Il realismo nella letteratura occidentale (pubblicato nel 1946, disponibile in Italia per i tipi di Einaudi, traduzione Alberto Romagnoli e Hans Hinteräuser) ci rimane contemporaneo, e viene oggi completato con la raccolta di saggi e recensioni Letteratura mondiale e metodo (Nottetempo, traduzione Vittoria Ruberl, Simone Aglan Buttazzi, cura Guido Mazzoni). Presentazione di Claudio Giunta sul Domenicale.
In tempi recenti, vengono proposte nuove traduzioni di opere classiche con l’intento di renderle appetibili ai lettori attuali. In generale, ne consegue un impoverimento che si accompagna al progressivo depauperamento culturale. Anne Schaap, illustratrice olandese prestata alla narrativa per ragazzi, fa di più. In Le ragazze (La Nuova Frontiera, traduzione Anna Patrucco Becchi) riscrive le favole della tradizione ambientandole nel contesto sociale e urbanistico odierno, riducendone la qualità fantastica e la flessibilità temporale, cementificando una tradizione effervescente nella riduzione prospettica di una visione imprigionata nel presente, ignorando la qualità antropologica dell’incipit «C’era una volta, …». Recensione di Giulia Ziino su La Lettura del Corriere della Sera.
I vivi di Gianni Vacchelli (Jouvence) concentrano in una semplice trama complementi da I morti e dall’Ulisse di James Joyce, dall’Amleto di William Shakespeare, dalla trilogia classica Orestea, etc. Una ragnatela talmente complessa da rendere utile se non indispensabile l’integrazione, disponibile su internet con un QR code, di Michele Castelli dal titolo Nei sotterranei di una trilogia. Guida alla lettura de “I vivi”. Si palesa in questo caso il tema borghesiano dei precursori, ma mette duramente alla prova la qualità dello scrivente, oltre che del lettore. Recensione di Demetrio Paolin su La Lettura.
Un esempio emblematico, uno scrittore che aveva compreso perfettamente la necessità di formulare le domande giuste più che trovare risposte (e che sapeva che cos’è una fiaba) è stato certamente Italo Calvino. Non a caso la sua produzione letteraria procede di pari passo a quella saggistica. Salerno Editrice dedica il volume Forme e figure della saggistica di Calvino. Da «Una pietra sopra» alle «Lezioni americane» (cura Chiara de Caprio, Sergio Bozzola). La presentazione è di Matteo Motolese e si trova sul Domenicale.
Ma allora, come si diventa veri scrittori? Beh, per prima cosa evitando scuole di scrittura (creativa o meno) che non siano dirette da Giuseppe Pontiggia. Il processo che porta alla nascita di uno scrittore è raccontato a forti metafore da un’esordiente, Aurora Venturini, che dichiara le proprie ascendenze letterarie: Fëdor Dostoevskij, Boris Pasternak, William Faulkner. Il titolo del romanzo della Venturini è Le cugine (Sur, traduzione Francesca Lazzarato). Recensione di Pablo Maurette su Robinson de la Repubblica.
Vitaliano Trevisan è morto all’inizio di quest’anno, ma fece in tempo a consegnare il suo ultimo manoscritto. Ora esce con il titolo Black Tulips (Einaudi) e si tratta di una cruda denuncia. L’establishment, ormai privo dei necessari strumenti culturali (nonostante sia gallonato da lauree, specializzazioni, diplomi, certificazioni, graduatorie a punti), nella sua superficialità oggettiva assorbe qualsiasi evenienza nell’omologazione del consumo ebete, producendo la realtà del vuoto globalizzato. Vuoto che genera lo spaesamento, l’impotenza indotta, la violenza che esplode per esasperazione e/o per gioco. Scritto al di fuori dei recinti dell’informazione, derivato da esperienze reali, il libro è recensito intensamente da Maurizio Crosetti su Robinson.
Un rapporto diretto lega il cosiddetto “politically correct” e la cosiddetta “cancel culture”. Sono due facce della stessa medaglia ignorante, l’oblio della memoria scomoda. Il dialogo con la memoria scomoda fa progredire, ci permette di non ripetere errori tipici. Oggi, la “cancel culture” dilaga oltreoceano, ma il vecchio continente non ne è vaccinato. Alcuni esempi concreti: in America vengono indicati come cultura negativa (in sostanza da eliminare) «libri come l’autobiografia di Woody Allen, statue come quelle dei “suprematisti bianchi” Ottaviano Augusto e Marco Aurelio, del “colonialista” Cristoforo Colombo. Si va dai corsi cancellati sul latino e sul greco antico, per esempio alla Columbia University di New York in quanto espressioni di civiltà autoritarie, ai docenti e giornalisti da epurare perché irrispettosi delle regole dettate dall’acronimo LGBTQIA». Il saggio Scorrettissimi. La cancel culture nella cultura americana di Costanza Rizzacasa d’Orsogna (Laterza) affronta e approfondisce genesi e problematica del fenomeno. Recensione di Massimo Teodori sul Domenicale.
A pensarci bene, è proprio grazie al confronto che la cultura evita la tautologia, si cresce personalmente grazie ai confronti. Come accade alla protagonista di Dio a me ha dato la collina di Margherita Loy (Atlantide), che ritrova sé stessa costretta dal confronto con la diversità rappresentata dall’esperienza dell’anziana e l’alterità naturale con la quale, per la prima volta, si confronta. Recensione di Simone Innocenti su La Lettura.
Noam Chomsky sostiene che la cancel culture è una rinuncia al dialogo con la memoria. A proposito di memoria, qualcuno ricorda Ugo Intini? Certamente per le generazioni fino ai quarant’anni questo nome non dirà proprio niente, ma è stato uno degli esponenti politici più importanti della prima repubblica italiana. Ugo Intini torna nell’immaginario collettivo, ma da autore con il corposo memoires intitolato Testimoni di un secolo. 48 protagonisti e centinaia di comprimari raccontano il secolo breve (Baldini & Castoldi). La recensione è di Sabino Cassese e si trova sul Domenicale.
Affrontare l’emergenza climatica è un dovere e una soluzione, supportati dall’ottimismo che può comportare il traguardo di una natura rigogliosa e generosa oltre ai modelli di attività da inventare (modalità che potranno diventare business). Primo passo: informarsi e capire. Il bellissimo volume dell’entomologo britannico Dave Goulson, Terra silenziosa. Come possiamo e perché dobbiamo evitare che gli insetti scompaiano (il Saggiatore, traduzione Emiliano R. Veronesi) apre una finestra sul meraviglioso mondo degli insetti, sulla loro funzione naturale e sui motivi della loro estinzione. Recensione di Giulia Bignami sul Domenicale de il Sole 24 ore.
Andrea Oddone Martin
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