Rassegna Stampa Libraria – 31 luglio 2022
La letteratura americana soffre di un vantaggio sproporzionato. Espressione di una cultura linguisticamente egemone e di una intenzione espansionistica, gli scrittori americani sono sostenuti da un cospicuo prestigio sociale. Nonostante gli scrittori campioni rivolgano la loro penna verso selezionate frange della società (la middle class in Updike, la condizione dello sfruttamento in Steinbeck, l’universo yiddish di Singer, la malinconica utopia giovanile di Salinger), la loro letteratura già in lingua originale incontra un numero enorme di lettori appassionati. Il mestiere di scrittore, in America, ha una concreta funzione nella comunità ed è soggetto a doveri professionali di prammatica. Un’industria culturale, insomma, che possiede ogni contraddizione industriale e promuove atteggiamenti istrionici o dimessi, divistici o ascetici, comunque stereotipati. Ispirato alla figura sociale e ai conflitti interiori ed esteriori dello scrittore americano, John Updike ha creato il personaggio di Henry Bech, scrittore a sua volta. Vita e avventure di Henry Bech, scrittore (SUR, traduzione Stefania Bertola, Lorenzo Medici, Attilio Veraldi) è un corposo volume che raccoglie tutti i racconti della vita di Henry Bech. Recensione di Alessandro Piperno su La Lettura del Corriere della Sera.
La serie televisiva dell’Ispettore Barnaby gode di numerosi estimatori, la maggior parte dei quali confessa di avere un debole per le ambientazioni british. Gli aspetti collaterali alla vicenda principale di un thriller possono prendere il sopravvento ma lo scrittore accorto sa farne buon uso. L’editore sardo Il Maestrale ripubblica la serie che il compianto Giorgio Todde ha dedicato all’investigatore nonché medico e imbalsamatore Efisio Marini. Dopo la prima uscita, ora abbiamo la seconda intitolata Paura e carne (prefazione Massimo Carlotto). Una scrittura che tratta con maestria i livelli plurimi della trama, in una Cagliari della seconda metà dell’Ottocento. Recensione di Alessandro Baretta su La Lettura.
La forza della lingua si misura per gran parte nell’energia dell’espressione scurrile, vero catalizzatore di intenzioni, significati e vigore. Data la varietà dialettale, l’Italia conserva nelle sue regioni un ricco catalogo terminologico di ascendenza turpe, a vario grado. Lo storico della lingua Pietro Trifone si è preso la briga di scandagliare la creatività rocambolesca del turpiloquio, ordinandone etimologicamente una messe nel libro Brutte, sporche e cattive, le parolacce della lingua italiana (Carocci). Recensisce il brillante volume Lorenzo Tomasin sul Domenicale de il Sole 24 ore.
L’epiteto burino, ad esempio, cela nella propria parola il nome di bure, parte dell’aratro, da cui plausibilmente essa è derivata. Per noi, nati in un contesto rurale del secondo dopoguerra dai ritmi silenziosi scanditi da vendemmie, pollai, potature, macellazioni novembrine, semine, concimazioni, etc. non è eccezionale la contiguità con il mondo naturale. Semmai è il distacco, la lontananza da esso a cui la chiassosa quotidianità attuale ci costringe, ad apparirci eccezionale. Per ragioni anagrafiche, da molti anni ormai la maggior parte delle persone va a cogliere le uova al supermercato, la lattuga e i pomodori al supermercato, il pollo arrosto al supermercato, i salumi al supermercato. Il mondo naturale ha perso per i più la propria familiarità, al punto da rendersi necessaria l’opera di divulgazione verso ogni giovane individuo. Come si può pretendere, infatti, una coscienza ambientale da chi non ne ha mai avuto esperienza diretta? Sabina Colloredo scrive libri avventurosi per ragazzi, libri nei quali la Natura riveste immancabilmente un importante ruolo. Esce un ulteriore volume della serie I ragazzi della Quercia Storta intitolato L’uragano per i tipi di Gallucci. Uno scritto intensamente autobiografico di Sabina Colloredo su Robinson de la Repubblica.
Fu impiccato nella Piazza del Mercato di Napoli, Vincenzo Russo. Era il 1799 e la restaurazione borbonica faceva piazza pulita delle reminiscenze giacobine, mandando al patibolo gli intellettuali repubblicani. L’editore La vita felice pubblica di Russo l’opera Pensieri, conosciuta meglio come La società degli agricoltori filosofi nella quale l’autore, tra le altre cose, si oppone all’impianto industriale dell’economia e della società per le condizioni di sfruttamento delle persone che avrebbe provocato e per l’avidità di accentrare sempre maggiori guadagni, si oppone alla proprietà esclusiva proponendo un equilibrato rapporto tra bisogno e possesso, promuove la partecipazione politica di ogni individuo della comunità. I tempi di allora non erano ancora maturi. Come i nostri, del resto. Recensione di Armando Torno sul Domenicale.
Viene pubblicato per la prima volta in italiano uno dei due capolavori di Thomas Browne: Il giardino di Ciro (Aragno, cura Daniele Savino, con un saggio di Michele Bordoni). Opera meravigliosa che cerca lettori colti, storicamente avveduti, culturalmente emancipati, scientificamente evoluti, inadatta al lettore generico perché allergica alle approssimazioni, ai “pressappoco”. Più vicina all’Hypnerotomachia Poliphili che al Sidereus Nuncius di Galileo Galilei. Sideralmente lontana dalla superficiale definizione che ne dà lo spaesato Emanuele Trevi nella recensione al volume su La Lettura: «uno dei più strambi e affascinanti saggi mai concepiti da una mente barocca all’apice della sua capacità inventiva e visionaria». L’interpretazione del pensiero scientifico nella vulgata post-secentesca (che ha determinato il “positivismo” ottocentesco, per intenderci) ha compiuto una riduzione dalla quale, a fatica ma finalmente, forse riusciremo ad allontanarci. L’affermazione dell’etologo Frans de Waal illumina un “segreto di Pulcinella” del pregiudizio scientifico: «Credo fermamente che il modo migliore per acquisire una maggiore eguaglianza sia imparare di più sulla nostra biologia invece di cercare di nasconderla come si fa con la polvere sotto il tappeto». Gli stereotipi più comuni vengono demoliti da De Waal nel suo ultimo Diversi. Le questioni di genere viste con gli occhi di un primatologo (Raffaello Cortina, traduzione Allegra Panini). Recensione dell’ottimo Giorgio Vallortigara sul Domenicale.
Un altro pregiudizio scientifico sta nel considerare la cultura come frutto dell’unico essere in grado di crearla: l’uomo. La visione antropocentrica che ha dominato gli ultimi cinquecento anni, sostenuta dal pregiudizio dell’empirismo scientifico, si scontra con i risultati di ricercatori meno interessati a dominare la Natura in un’ottica di sfruttamento e motivati ecologicamente invece a una partecipazione attiva e coordinata. Nel libro Animali non umani del biologo Carl Safina (Adelphi, traduzione Isabella C. Blum) si riscopre la complessità relazionale di affascinanti specie animali, nei loro riti alla ricerca della bellezza, della riconoscibilità individuale, del calore famigliare, dell’organizzazione del gruppo sociale, proprio come noi… Recensione di Giulia Bignami sul Domenicale.
In una società che a parole sostiene le personalità ma nei fatti promuove il conformismo, sono molte le persone che, per procurarsi un significato, generano figli. Si accaparrano così il capro espiatorio perfetto che assorbirà, fino ad esaurirle in un accesso di delusione, tutte le loro immaginarie risorse. Che siano immaginarie lo dimostra il vuoto che lascia il pargolo “amatissimo” nel momento in cui cresce e si allontana (a meno di non irretirlo a scodellare il nipote, mezzo perfetto per ripetere un altro “giro di ruota” a vuoto). Julien, nel romanzo L’ultimo figlio di Philippe Besson (Guanda, traduzione Leila Beauté), ha vissuto sempre e solo in funzione dei figli: «Ho passato più o meno trent’anni a proteggere i miei figli, a preoccuparmi per loro, ad ascoltarli. Ed è finita. Finita. A cosa servirò adesso?». La recensione è di Michela Marzano e si trova sulle pagine di Robinson.
Iconica, l’immagine della partita a scacchi con la morte ne il Settimo sigillo di Ingmar Bergman. Zona liminare, quella della scacchiera, filo da equilibristi sul quale camminare fino a che non si cade, spinti giù da un avversario o dalla vita stessa che ritorna al tutto. Nella sua versione sportiva, il gioco degli scacchi ha prodotto campioni leggendari, invariabilmente sociopatici. Neri Pozza pubblica La diagonale Alechin di Arthur Larrue (traduzione Alberto Folin), pezzo di valore che si aggiunge alla folta schiera letteraria del genere. La recensione è di Susanna Nirenstein e si trova su Robinson de la Repubblica.
Andrea Oddone Martin
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