Rassegna Stampa Libraria – 31 ottobre 2021
Oramai è un fatto, anche se viene trattato sempre marginalmente e senza costanza. Quest’ultima tornata elettorale è l’ennesima conferma: le persone che possono esercitare il diritto di voto sono sfiduciate, sempre più profondamente. E pensare che la fiducia, intesa come un bene da preservare, è uno dei fondamenti irrinunciabili per la società. A questo impellente problema è dedicato il titolo La legge della fiducia. Alle radici del diritto di Tommaso Greco (Laterza). L’importante argomento viene affrontato dall’autore dal profilo storico, antropologico e soprattutto del diritto giuridico, mentre risponde al quesito: perché la fiducia è un valore? Recensione di Francesca Rigotti sul Domenicale de il Sole 24 ore.
La categorizzazione è un’attività che fa parte della nostra struttura cognitiva. È talmente vera che, per orientarci nel mondo civile e naturale, lo abbiamo sezionato in categorie, il più delle volte collegate fra loro. Cosa succede quando il mondo civile, in uno strappo subitaneo, modifica le proprie categorie? Per le giovani, se non giovanissime generazioni non cambia poi molto: stanno ancora sperimentando l’ignoto e hanno viva la sensazione dell’eternità. Ma per l’umanità già formata? È in queste circostanze che si producono gli scarti delle categorizzazioni. È il sentimento disorientante della perdita, del non riuscire a riconoscersi, seguito dalla persecuzione nostalgica, quello che informa le persone che hanno patito l’avvicendarsi traumatico delle categorie di riferimento. La morte del comunismo, gli esodi ebraici, i mutamenti della geografia politica, per farne degli esempi noti. Il confronto con tali mutamenti genera numerosi personaggi letterari, ad esempio nella scrittura di Nicole Krauss, che anche nel suo ultimo Essere un uomo (Guanda, traduzione di Maria Federica Oddera) manifesta il suo non essere solo americana, non solo ebrea, non solo europea, non solo. Come Krauss afferma nell’intervista di Anna Lombardi su Robinson de la Repubblica: «il luogo originario non esiste più». Oppure in Casa di giorno, casa di notte della scrittrice polacca Olga Tokarczuk (Bompiani, traduzione di Raffaella Belletti) in cui intere nazioni vengono “spostate” e le persone si trovano ad abitare in case anonime ed abbandonate; recensione di Wlodek Goldkorn su Robinson. E ancora nel romanzo I rondoni di Fernando Aramburu (Guanda, traduzione di Bruno Arpaia), in cui è Toni il personaggio principale, professore liceale che attua una tenace, esiziale e programmatica resistenza umana, mettendo in luce fra l’altro i disassamenti non superabili della crisi dei ruoli: la coscienza dell’impossibilità della relazione con l’altro sesso, anch’esso perplesso nella propria riconsiderazione. Recensione di Giancarlo de Cataldo su Robinson.
All’auto riflessione del mondo femminile è dedicata un’intera collana da Perrone Editore. La “Mosche d’oro” è diretta da Giulia Caminito, Viola lo Moro e Nadia Terranova ed è mirata all’archetipo della potenza femminile nel racconto della complessità umana. Esce in questa collana Jeanne Moreau di Lisa Ginzburg, un libro dedicato alla personalità della grande attrice francese; recensione di Michela Marzano su Robinson.
La letteratura porta sempre con sé un certo grado di verità, che spartisce tra opera scritta e lettore. Una verità talvolta umanamente cruda, banale e feroce come quella descritta virtuosisticamente in La promessa di Damon Galgut (E/O, traduzione Tiziana lo Porto); recensione di Livia Manera su La Lettura del Corriere della Sera. Cronache dalle terre di Scarciafratta di Remo Rapino (Minimum Fax) è il ritratto di un’umanità genuinamente stravagante, al limite del selvaggio, in una terra in cui la natura non si maschera, non si imbelletta: l’Abruzzo. E il linguaggio crea la coralità narrativa di un immaginario verace e intenso. Ermanno Paccagnini ne scrive su La Lettura del Corriere della Sera.
Andrea Oddone Martin
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