Rassegna Stampa Libraria – 4 dicembre 2022

Rassegna Stampa Libraria – 4 dicembre 2022

In Italia, più che altrove, viviamo una stagione di grande vuoto politico. Ormai una massa più che considerevole di persone appartiene a categorie economico-sociali non riconosciute politicamente. Non esistono forze politiche che le rappresentino. L’interpretazione di questa drammatica carenza necessita di personalità consapevoli, competenti, brillanti e autorevoli. Un paio di titoli recenti analizzano lo storico di questa assenza: La sfida delle disuguaglianze di Carlo Triglia (il Mulino) e La mutazione di Luca Ricolfi (Rizzoli). Gli autori dialogano tra loro e con Stefano Ceccanti nell’intervista curata da Antonio Carioti su La Lettura del Corriere della Sera.

Nel frattempo la situazione economico sociale del Paese è drammatica e priva di concretezza nelle soluzioni. Una situazione lontanissima dall’ottimismo del “trentennio glorioso” del boom economico, tra il 1945 e il 1975 in cui l’Italia era coraggiosa e proiettata con fiducia nel domani. Gli italiani (Contrasto) è un volume fotografico in cui sono raccolti gli scatti con cui Bruno Barbey testimonia l’entusiasmo di un’umanità variegata, che fatica e gioisce del progressivo miglioramento. Recensione di Maria Luisa Colledani sul Domenicale de il Sole 24 ore.

È urgente l’innovazione, il cambio di passo concreto imposto dalla decadenza ineluttabile dell’impostazione economica che ha prevalso negli ultimi settant’anni. Sono necessari ideali innovativi, che superino stantii pregiudizi moraleggianti, sono indispensabili nuove fruttuose interpretazioni dell’assetto economico e sociale, prospettive inedite che vincano l’inerzia e la pigrizia dello status-quo coincidente con un mondo ormai inesistente. Che si confrontino con le stringenti istanze dell’emergenza climatica, la siccità, l’estinzione di ghiacciai, il riscaldamento globale, la completa distruzione delle piccole imprese famigliari per l’illimitato e non regolamentato operare del commercio in rete (sul modello Amazon) che non ha ricadute economiche sul territorio, se non di sfruttamento; si confrontino con l’inquinamento di terra, acqua e aria, con i progressi tecnologici nella produttività che ha sempre meno bisogno dell’opera manuale dell’uomo, il problema alimentare della popolazione mondiale; si confrontino fattualmente con la sostituzione di un’economia di scambio con un’economia finanziaria, con l’integrazione dei popoli e le diversità culturali frutti della globalizzazione spinta, con la gestione del patrimonio idrico, delle plastiche, dell’aumentare delle rendite che però ora risultano polarizzate e concentrate nelle mani di pochi soggetti, con lo sfaldamento drammatico dei territori devastati da miopi speculazioni, edilizie e di viabilità. Philippe Aghion, uno dei più importanti economisti mondiali, si occupa da almeno trent’anni della decadenza del capitalismo e degli effetti nefasti impliciti, come ad esempio la formazione di oligopoli che bloccano l’evoluzione delle posizioni di rendita raggiunte. Nel 2020 pubblica, insieme a Cécil Antonin e Simon Brunel Il potere della distruzione creatrice. Innovazione, crescita e futuro del capitalismo (pubblicato nel 2021 in Italia da Marsilio, traduzione di Francesco Peri), in cui attribuisce allo Stato una funzione determinante nel guidare le trasformazioni del capitalismo e nel fare in modo che la reinvenzione dello stesso porti con sé inclusione e prosperità. Aghion espone ed articola i risultati dei suoi studi nell’intervista di Maurizio Ferrera su La Lettura.

Probabilmente, rivolgendo uno sguardo alla lezione del passato, potremo individuare dei riferimenti ideali che aiutino a superare la decadenza del nostro stato economico-sociale. Uno dei tentativi più significativi, se non il più significativo, della storia politica e sociale italiana è il Risorgimento. A breve uscirà il primo dei quattro volumi che ripercorreranno interamente questa parte edificante della storia italiana, intitolato Risorgimento: costituzione e indipendenza nazionale. 1815-1849 1849-1866 di Roberto Balzani e Carlo M. Fiorentino (Rubettino). «La storia del Risorgimento» afferma Stefano Folli nella presentazione dell’opera su Robinson de la Repubblica «diventa la storia del tentativo di ammodernare il Paese e di spingerlo verso standard europei». I fondamenti dell’ideale risorgimentale sono moderni in senso compiuto: democrazia, libero commercio, fratellanza e libertà religiosa. Sono aspirazioni che trovano la loro fucina al di fuori dei confini nazionali, nel vivace bacino dell’emigrazione e dell’esilio. Alessandro Bonvini dedica un approfondimento articolato alla storia del Risorgimento in Risorgimento atlantico. I patrioti italiani e la lotta internazionale per le libertà (Laterza). Presenta il volume Roberto Balzani sul Domenicale.

Le questioni internazionali vivono una dimensione cosmopolita e particolarmente urbana, mentre la maggioranza della vita risiede nel poco visibile ma molto concreto mondo della cosiddetta “provincia”. Una profondità autonoma, che risente della risacca di movimenti nazionali e internazionali senza scomporsi, se non lievemente. La provincia cantata da scrittori, poeti e canzonieri, ma soprattutto vissuta dalla maggioranza delle persone, apparentemente invisibili, fuori dal clamore superficiale della comunicazione ufficiale e del “jet-set”. Cantore della provincia, della periferia degli ultimi, Edward Allen ambienta Via verso la notte nella New York dei rifiutati, degli scartati dalla Grande Mela, rimasti appesi al ramo su cui sono caduti. Il romanzo uscì nel 1989 ma viene oggi ripubblicato da Mattioli 1885 nella traduzione di Marco Papi. Recensione di Maurizio Fiorino su Robinson. Adelphi raccoglie nel volume intitolato Un giorno come un altro una serie di racconti di Shirley Jackson che vennero al tempo pubblicati sparsi su riviste. La sua provincia tranquilla, di siepi ben curate, panchine verniciate di fresco e giardini accuditi, viene attraversata e nutrita da impercettibili fiumi, sotterranei e fetidi. Recensione di Mariarosa Mancuso su Robinson.

La scoperta del “doppio” esistenziale risale a un’epoca più antica di quella della evidenza scientifica dell’inconscio, dovuta alla scuola psicanalitica viennese. Ma soprattutto non ha confini nazionali, né geografici. Dall’altra parte dell’oceano atlantico, infatti, la scrittrice Edith Wharton (1862-1937, prima donna insignita del Pulitzer, nel 1921) fa del turbamento, dell’eccitazione, dello spavento, uno strumento sintattico della sua narrativa, strumento finalizzato alla critica alle convenzioni sociali dell’epoca, al conformismo borghese, alla condizione femminile. Parte dei suoi scritti viene riunita nei volumi La pienezza di vita (Oligo Editore, traduzione Enrico de Luca) e Fantasmi (Neri Pozza, traduzione Tiziana lo Porto). Recensione di Marzia Fontana su La Lettura.

Una complessità umana debordante, controversa, sfuggente e sorprendente che ci fa riflettere sulla correttezza della corrente attribuzione dell’intelligenza alle macchine. La cosiddetta Intelligenza Artificiale, è una denominazione veritiera o fuorviante? Assegnare una qualità biologicamente e socialmente complessa come l’intelligenza alla complessità lineare e acritica dell’algoritmo è corretto o è un pregiudizio fuorviante? Persiste una differenza radicale tra la natura e l’artificio, ed è una differenza che Elena Esposito illustra e chiarisce nel suo Comunicazione artificiale. Come gli algoritmi producono intelligenza sociale (Egea-Bocconi). È l’antropocentrismo che genera la nostra miopia, per cui cerchiamo di produrre macchine dalle caratteristiche umane e paragoniamo, ad esempio, la nostra memoria agli hard-disk. Recensione di Paolo Legrenzi sul Domenicale.

Antropocentrismo e miopia si accompagnano di frequente, e la creatività del loro sodalizio presenta conti salatissimi. Consapevolezza, umanità, levatura, competenza, saggezza, non necessariamente vengono incaricati al potere. Spesso infatti, l’incarico del potere viene conferito alla mediocrità e all’arbitrio. Sono innumerevoli gli esempi del passato, le cui conseguenze hanno a volte testimoni di qualità, umanisti di valore. È il caso di Nadezda Mandel’štam, moglie del grande poeta Osip e scrittrice di spessore e grande coraggio, di cui viene ripubblicato il suo memoir Speranza contro speranza (Settecolori, traduzione Giorgio Kraiski, introduzione Seamus Heaney). La recensione è di Wlodek Goldkorn e si trova sulle pagine di Robinson.

Si misura con un Funes el memorioso borgesiano, l’ultimo libro di Benedetta Cibrario, ma virato al femminile. In Per ogni parola perduta (Mondadori), la tessitrice Sofia, affetta da ipertimesia, possiede una memoria a cui viene impedito il processo fisiologico della selezione e dell’oblio. Assieme al protagonista Edmund, Sofia permette la rievocazione narrativa di una delle qualità della letteratura: ignorare i confini temporali ed esercitare l’assoluto di una memoria che potrà rendersi salvifica. Recensione di Teresa Ciabatti su La Lettura.

Sviluppare una coscienza ecologica, quattro titoli da leggere golosamente: L’albero Madre. Alla scoperta del respiro e dell’intelligenza della foresta di Suzanne Simard (Mondadori, traduzione Silvia Albesano); La tribù delle piante di Stefano Mancuso (Einaudi); In difesa dell’albero di Francis Hallé (Nottetempo, traduzione Anna Spadolini); La mia vita con gli alberi. Come si diventa un’arborista tree-climber di Karine Marsilly (Einaudi, traduzione Sara Prencipe). Recensiscono i volumi Danilo Zagaria e Ermanno Paccagnini su La Lettura del Corriere della Sera.

Andrea Oddone Martin

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