Rassegna Stampa Libraria – 5 maggio 2024
“Solvitur ambulando”. Che sia stato Sant’Agostino oppure Diogene di Sinope a dare una risposta così puntuale e definitiva non è dato appurare, ma una cosa è certa: ogni questione “si risolve camminando”. Il romanzo Tu sei qui di David Nicholls (Neri Pozza, traduzione Scilla Forti) si svolge interamente lungo il cammino che unisce la costa orientale alla costa occidentale dell’Inghilterra. È in questa situazione che i due protagonisti si danno il tempo di pensare alle occasioni mancate, evitate o sfuggite del loro amore. Recensione di Enrico Franceschini su Robinson de la Repubblica e intervista all’autore di Paola de Carolis su La Lettura del Corriere della Sera.
Il cammino dà il ritmo al pensiero, conferisce forma alle parole e alle frasi, usa gli alfabeti della nostra vita manifestandone il lessico, alla stregua di una pratica autobiografica. Ne dà prova Tommaso Giartosio in Autobiogrammatica (Minimum Fax), inoltrandosi nella selva simbolica della sua vita, rivivendone i dettagli significativi nella delicatezza di un linguaggio che predilige l’intimità. Recensione di Gino Ruozzi sul Domenicale de il Sole 24 ore.
Se l’insegnamento cristiano inventò la persona, il Romanticismo tedesco degli albori del XIX secolo definì l’individuo inaugurando ufficialmente una modernità già implicita. Il cuore geografico, il nucleo intellettuale e spirituale di tale rivoluzione del pensiero è stato il ducato di Sassonia-Weimar, precisamente la città di Jena. Il circolo di Jena, nutrito da menti quali Goethe, Von Humboldt, Hegel, Novalis, Fichte, i fratelli Schlegel, Schiller, impresse il proprio marchio perpetuo alla storia d’Europa. La storica delle idee Andrea Wulf ci riporta nel volume Magnifici Ribelli (Luiss University Press, traduzione Antonella Salzano) al centro di questa eccelsa galassia umanistica. Recensione di Paolo Pagani sul Domenicale.
Sono due i personaggi principali dell’ultimo romanzo di Walter Siti, I figli sono finiti (Rizzoli). Abitano sullo stesso pianerottolo e in apparenza sono perfettamente lontani per età, trascorsi e aspettative. Nel contempo sono accomunati da una tensione alla fuga dal presente, attuata in un caso da pratiche consumistiche alienanti e nell’altro nell’astrazione del digitale. Un intreccio letterario sull’attuale umanità post-moderna. Recensione di Daniele Giglioli su La Lettura.
L’immagine sociale del lavoratore ha subito un processo di emarginazione negli ultimi decenni, ridotta in termini di ovvietà reddituale oppure (e purtroppo) alla cronaca delle morti sul lavoro. Tuttavia, alcuni autori non hanno rinunciato al protagonismo della classe lavoratrice. Ad esempio, ricordiamo l’opera cinematografica di Ken Loach, interamente dedicata al sociale e al lavoro. Il romanzo Come ho ucciso Margaret Tatcher di Anthony Cartwright (Edizioni Alegre, traduzione Alberto Prunetti) si inserisce in questo solco, raccontando di una famiglia operaia inglese degli anni Ottanta, alle prese con gli effetti delle politiche della Lady di Ferro. Angelo Ferracuti intervista l’autore sulle pagine de La Lettura.
Capire effettivamente un paese come l’Italia necessita di un notevole bagaglio intellettuale ed esperienziale. Lo psicanalista Luigi Zoja in Narrare l’Italia. Dal vertice del mondo al Novecento (Bollati Boringhieri) pone un punto di vista disassato dall’ormai consueta tradizione storiografica, denunciando le manchevolezze e la debolezza di un Paese che cinque secoli fa era il vertice del progresso universale. Ampia intervista di Antonio Carioti a Luigi Zoja e a Fulvio Cammarano sulle pagine de La Lettura.
Paradossalmente, oggi non possiamo più ritenere veritiere nemmeno le fotografie mentre allo stesso tempo il bombardamento dell’informazione mediatica ci investe insostenibilmente. Come può il giornalismo odierno riguadagnare fiducia e credibilità? Traffic. La corsa ai clic e la trasformazione del giornalismo contemporaneo di Ben Smith (Altrecose, traduzione Andrea Grechi, prefazione Francesco Costa) si inoltra profondamente nella complessa problematica. Viviana Mazza intervista l’autore su La Lettura.
La crisi complessiva e progressiva degli ultimi decenni non si fonda sull’instabilità finanziaria oppure sulle disuguaglianze crescenti, oppure ancora sull’emergenza climatica, bensì sull’incontrollabilità del sistema che lega tutti i fattori in gioco. Questa la tesi dimostrata da Fabian Scheidler in La fine della megamacchina. Storia di una civiltà sull’orlo del collasso (Castelvecchi, traduzione Gaia d’Elia). La recensione è di Marco Onado e la troviamo sul Domenicale.
“Non usate la carta, salvate gli alberi”, “non scrivete lettere ma inviate e-mail, oltre a salvare gli alberi non inquinerete con trasporti superflui” sono frasi frequenti nell’ambientalismo di genere. Apparentemente stiamo perseguendo una smaterializzazione della vita quotidiana, a tutto vantaggio dell’integrità naturale. Invece, il consumo di materia prima da parte delle attività umane continua ad aumentare indiscriminatamente, innescando perfino sconvolgimenti geopolitici. Anziché avere la testa nel cloud, converrebbe controllare dove poggiamo i piedi. La materia del mondo di Ed Conway (Marsilio, traduzione Anita Taroni, Stefano Travagli) riporta alla mente la centralità odierna della materia. Recensione di Roberto Casati sul Domenicale.
Mai come oggi la costruzione di una mentalità empatica con il mondo della Natura è doverosa, non è sempre stato così. Storie dalla profondità del mare. Ritratto naturalistico della vita dell’oceano della biologa e zoologa Rachel Carson (Aboca, traduzione Isabella C. Blum) risale al 1941. Dotato di un mirabile equilibrio tra dimensione letteraria e oggettività scientifica, all’epoca fu giudicato “troppo letterario” e respinto. Vero è che la posizione scientifica della Carson si opponeva alle pregiudiziali culturali, di genere e agli interessi economici prevalenti, oggi invece ne possiamo ammirare la lungimiranza. Sarà giunto finalmente il suo momento? Recensione di Niccolò Scaffai sul Domenicale de il Sole 24 ore.
Andrea Oddone Martin
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