RECENSIONE: Arkadij e Boris Strugackij “Picnic sul ciglio della strada. Stalker”
Esiste una Sfera d’oro in grado di esaudire i nostri desideri più intimi e profondi. Si trova nella Zona. Difficile, però, giungervi illesi, senza perdere la ragione, senza morire, perché la Zona non è proprio un sereno paradiso. Nella squallida e desolata periferia di Marmont gli extraterrestri, dopo una Visita, si sono allontanati lasciando dietro di sé degli oggetti, abbandonando i propri “avanzi” proprio come dopo un picnic sul ciglio di una strada qualunque. Hanno buttato gusci energetici, accumulatori eterni, antigravitometri, scatole di argilla gassata, una terribile gelatina di strega, trappole magnetiche e tranelli disseminati ovunque. Nella Zona le montagne sembrano nere e tra di esse spesso si scorge un bagliore smeraldino, «l’alba verde della Zona». Lungo la strada, sono cresciuti dei rovi neri, una vegetazione funerea, inquietante, proprio lungo il selciato.
E se dovessero tornare? E se qualcuno di loro fosse rimasto acquattato da qualche parte nell’isidiosa Zona? Per questo esistono gli stalker, uomini coraggiosi, che forse non hanno più nulla da perdere e che si avventurano tra gli inganni e le minacce della Zona. Sembra che qualcuno viva ancora lì, anche dopo la Visita; non si tratta di extraterrestri, ma di uomini, forse semplici pastori, ormai trasformati in mutanti.
Sembra così vicina la Zona, la si scorge al di là dei vetri, dalle finestre delle case, sembra un luogo come un altro; il sole splende esattamente come splendeva tredici anni addietro, prima che si verificasse la Visita. Ma nella Zona nulla è più come allora, tutto è cambiato. Anche gli stalker sono diversi negli ultimi anni, lamenta uno degli abitanti. Ora utilizzano la cibernetica: «Il vecchio stalker era un uomo infelice e derelitto, che con ostentazione animalesca si trascinava a pancia in giù nella Zona a guadagnarsi millimetro dopo millimetro il suo gruzzoletto», ma oggi? Il nuovo stalker, in giacca e cravatta, è un ingegnere, che beve e fuma tranquillamente e intanto segue sullo schermo quel che accade nella Zona; insomma non è che «un gentleman stipendiato». Per questo qualcuno ancora si ribella e si trascina tra i pericoli, le trappole mortali e le incredibili macchinazioni della Zona in cerca della Sfera d’oro o di altri oggetti; alcuni cercano una verità, altri una ricompensa, qualcosa insomma che li faccia vivere.
Un libro denso, inquietante, quello dei fratelli Boris e Arkadij Strugatckij, Picnic sul ciglio della strada, del 1972, considerato uno dei capolavori della letteratura fantastica sovietica, un romanzo molto amato dal regista Andrej Tarkovskij che con loro scrisse una sceneggiatura a tre, nel 1979, ispirandosi, come è noto, soprattutto all’ultimo capitolo per uno dei suoi film più belli: Stalker. Già nel 1974, annotava nei suoi Diari (curati dal figlio Andrej) che aveva in mente di ricavare da Picnic sul ciglio di una strada un soggetto «in un’azione continua, dettagliata, ma equiparata al gesto religioso, puramente idealistica, quindi semi-trascendente, assurda, assoluta». Qualcosa di ben lontano dalla storia narrata dagli Strugackij; gli elementi fantascientifici non avevano interessato Tarkovskij né in Solaris né in Stalker. In quest’ultimo egli considerava fantastica soltanto la situazione di partenza, poiché tutto il resto è ciò che ci è accanto, è la vita stessa. Lo stalker di Tarkovskij attraversa la propria esistenza, la Zona, pur tra momenti di disperazione e cedimenti, ma sempre avvertendo in sé «la propria vocazione a servire gli uomini che hanno smarrito le proprie speranze e le proprie illusioni».
Anche Redrich Schuhart, il giovane stalker protagonista del romanzo, vive d’illusioni: va caccia di civiltà extraterrestri, in cerca di quella Sfera d’oro che esaudisce i desideri. Eppure, giunto al cospetto dell’oggetto a lungo anelato, rimane dubbioso, interdetto; la Sfera non è d’oro ma di semplice rame, rossastra, opaca al sole. Non brilla di luce propria e non si libra nell’aria danzando, come aveva udito raccontare nelle leggende. Sembra buttata lì, abbandonata sotto la parete di una cava, tra blocchi di pietra; dà l’impressione d’essere pesante, vuota, massiccia e inutile. Schuhart d’improvviso teme che «la Sfera si sarebbe rivelata diversa, che avrebbe potuto deludere o destare dei dubbi, che l’avrebbe potuto buttare giù dal cielo in cui era riuscito a inerpicarsi». Cosa fare allora si chiede Schuhart?
A questa domanda le risposte di Tarkovskij e dei fratelli Strugatckij divergono ma pur mettendo a confronto le differenti visioni e le soluzioni finali rimangono il fascino e la paura di un luogo devastato da simboli e “avanzi” abbandonati sul ciglio della strada per riconsiderare se sia davvero il caso il avventurarsi ancora nella Zona.
Patrizia Parnisari
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Arkadij e Boris Strugackij
Picnic sul ciglio della strada. Stalker
Collana Tredici
Traduzione Luisa Capo
Prefazione Paolo Nori
Marcos y Marcos Milano 2011
Brossura
222 pp
17,00 €
ISBN 9788871685717