RECENSIONE: Auguste de Villiers de l’Isle-Adam “Racconti crudeli”
Jean-Marie-Mathias-Philippe-Auguste marchese de Villiers de l’Isle-Adam non era certo afflitto da modestia e amava vantarsi delle sue origini nobili e prestigiose. Scrittore eccentrico, apprezzato da Baudelaire, Verlaine, Mallarmé e Maeterlinck, optò per una fusione originale tra Decadentismo e Simbolismo, precorrendo, in qualche misura, anche il Surrealismo, come si riscontra nei suoi Racconti crudeli.
La vena ironica e assurda delle sue storie lo porta ad inventare strane macchine che dovrebbero assolvere a compiti inutili e ridicoli ma che suscitano stupore nel genere umano, come nel caso de L’apparecchio per l’analisi chimica dell’ultimo sospiro. Questo oggettino, prodigiosa invenzione del professor Schneitzoëffer di Norimberga, si può ordinare per posta per due talleri soltanto (trasporto a parte) e può essere consegnato in tutte le principali città europee. Ecco una bella strenna per Natale da regalare ai genitori anziani. Bisognerà esercitarsi per capire e prevedere quale sarà esattamente l’ultimo respiro perché troppi sono i penultimi ingannatori. Una buona pratica darà naturalmente buoni frutti. Purché il Progresso proceda spedito. Non meraviglierà allora se dotto ingegnere, tale signor Grave, abbia concepito un progetto che si prefigge di sfruttare il cielo e le sue stelle. Gli affari sono affari e non bisogna porre indugio alla riconversione del cielo. Attualmente non è che un balocco per sognatori immobili e sospirosi con gli occhi rivolti al buio della notte in cerca di astri luminosi. «Se si convertissero questi spazi sterili in spettacoli realmente e fruttuosamente istruttivi, se si valorizzassero queste lande immense e si traesse finalmente vantaggio da queste Tebaidi indefinite e trasparenti?», si domanda l’autore in L’affissione celeste. Nulla è inattuabile, basta servirsi di un buon metodo: bisognerà dapprima dissodare il cielo, organizzare i crepuscoli e poi la notte e fare tutte le valutazioni necessarie degli astri. Così facendo, si otterrebbe un’enorme superficie sempre disponibile per grandiose pubblicità; nascerebbe un’impresa di affissioni senza precedenti. Niente più manifesti sui muri, ad esempio. Soltanto scritte e immagini enormi stese sul cielo tirate da una parte all’altra, tra un astro ed un altro, fra una costellazione e l’altra. Tra le zampe dell’Orsa Maggiore potrebbe spuntare questo prezioso annuncio: Vi servono o no dei corsetti? Oppure, per la pubblicità di un raro e dolcissimo liquore, dalla Spiga della Vergine di vedrebbe un angelo con un flacone tra le mani ed un cartiglio: Dio, com’è buono! Offerte speciali, sconti, affari dell’ultimo minuto tutto lì, scritto a chiare lettere. Impossibile non vederle. E il Progresso intanto avanza.
Anche l’invenzione dello straordinario clinico, dottor Tristano Chavassus ha stupito un po’ tutta la Medicina. Si tratta di un trattamento radicale e definitivo per rumori, ronzii ogni tipo di disturbo o malattia dell’orecchio. Ma ciò che stupisce della sua specializzazione è che la cura può essere usata con successo in tutte quelle persone che “sentono le voci”, un esempio per tutti: Giovanna d’Arco. È noto che santi, profeti, maghi soffrono di questo fastidioso disturbo dell’orecchio ma nessuno prima di Tristano Chavassus aveva mai pensato di porvi fine. I suoi procedimenti sono indubbiamente strampalati, ma efficaci: pressa miriadi di parole nel vostro orecchio e lo sutura con un fluido di sua invenzione. Poi sfonda il timpano del paziente. Le voci che provengono da altri mondi saranno sparite. Una qualsiasi Giovanna d’Arco non sentirà più alcuna voce, nemmeno la propria, «i tamburi delle sue orecchie avranno la sordina, come ogni tamburo serio e razionale dovrebbe essere ai nostri giorni». Un colpo ben assestato a chiaroveggenti, indovini, profeti e tutti coloro che si fanno guidare da una sconosciuta e sicuramente ingannevole voce di passaggio.
La macchina per la Gloria è un altro passo in avanti e non bisogna lasciarsela sfuggire. Si tratta di una innovazione del barone, ingegnere Bathybius Bottom. Destinata a tutti coloro che non avendo capacità, né talento si ostinano a voler raggiungere la gloria. L’apparecchio del barone Bottom non sarà ignorata dai tanti mediocri che affollano le arti e la letteratura. Averla non è poi così difficile; la Gloria può essere acquistata a buon prezzo perché la fabbrica lavora a pieno ritmo. Potrebbe essere utilizzata, ad esempio, nei teatri per sostenere quegli autori che faticano ad avere anche un solo applauso. Ci penserà la posterità a pareggiare i conti.
Al bisogno mai represso di gloria e notorietà fa da contraltare il racconto Due indovini che si svolge nella redazione di un giornale. Qui la merce rara sono invece coloro che mai furono toccati dalla gloria, gli sconosciuti. Un giovane aspirante giornalista si presenta al direttore rivendicando la sua qualità di Sconosciuto. Difficile credergli Oggi tutti sono conosciuti; chi non ha pubblicato, chi non ha straparlato di argomenti che non sa, nessuno è scevro da qualche raffazzonata cultura. Il direttore confessa che persino il suo fattorino ha pubblicato ben quattro lavori drammatici e vinto premi letterari. L’opinione di un portiere deve necessariamente essere più preziosa di quella di Dante. Difficile credere che il giovane venuto in redazione in cerca di un lavoro sia un perfetto Sconosciuto. Si tratta certo di un millantatore. «Sono quello che si dice uno sciatto e mediocre imbrattacarte, dotato di una stupidità di idee e di una trivialità di stile di prim’ordine, una penna banale per eccellenza», si pavoneggia il ragazzo. Eppure non basta per essere una nullità. Un giornalista, lo rimprovera il direttore, deve scrivere di getto, alla carlona, con tutti gli errori d’ortografia e di sintassi, senza avere una solida opinione, ma solo concetti buttati lì a caso, senza costrutto. «Il cittadino va matto per i refusi!» e per il pressappochismo, gli ricorda il direttore. Prima di potersi dichiarare un uomo qualunque bisogna farne di strada!
Tutti questi poderosi passi in avanti nella cultura e nelle idee non sono ovunque apprezzati dall’umanità, poiché alcuni li considerano dannose perdite di tempo. Del resto, un crimine non è considerato ovunque un crimine e comunque, non allo stesso modo, se viene perpetrato in un altro Paese. Ciò che è male in un luogo o in una città non lo è altrove. Auguste de Villiers dà ragione a Cartesio quando il filosofo enuncia che Bene e Male sono una questione di “latitudine”. A conferma lo scrittore riporta molteplici casi: se, ad esempio, a Sparta il furto non soltanto non veniva punito ma addirittura incoraggiato e sostenuto, in altre civiltà per il medesimo reato si è puniti con l’amputazione delle mani. Così la passione d’una donna può essere considerata riprovevole o encomiabile a seconda di chi la pratica e la soddisfa come nel racconto Le signorine Bienfilâtre: «Le azioni sono dunque indifferenti in quanto fisiche: soltanto la coscienza di ciascuno le rende buone o cattive».
Patrizia Parnisari
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Auguste de Villiers de l’Isle-Adam
Racconti crudeli – edizione integrale
Collana I classici Superten
Introduzione Riccardo Reim
Traduzione Maurizio Grasso
Newton & Compton Roma 1993
Brossura fresata
134 x 210 x 17 mm
210 gr
249 pp
2.000 £
ISBN 9788879832168