RECENSIONE: Caterina Cardona “Un matrimonio epistolare”
Senza intenzione, Gioacchino Lanza Tomasi nell’ introduzione al “meridiano” Mondadori che riunisce le opere di Giuseppe Tomasi di Lampedusa, descrive con un’immagine intensa e sintetica l’intera esistenza dell’ultimo Principe di Lampedusa: «L’aura degli austeri Tomasi secenteschi, i fondatori di Palma, la città che avevano trasformata in terra di santi e di conventi, aleggiava anche all’interno del palazzo di via Lampedusa. Nel grande salone sul mare di via Butera 28, Giuseppe aveva ammassato quanto poteva delle boiserie settecentesche strappate al suo palazzo distrutto. Fra questi brandelli di decorazioni vi erano una serie di sovrapporte con tetri santi barocchi e anche due ante di un’alcova recanti, al centro di una stupenda decorazione rocaille, un ritratto del Beato e uno della Venerabile».
Il Beato era Giuseppe Maria Tomasi (1649-1713), cardinale beatificato da papa Pio VII nel 1803 e canonizzato da papa Giovanni Paolo II nel 1986; la Venerabile Isabella, sorella del Beato, prese il nome di Maria Crocifissa, fu figura importante fra i mistici del Seicento sul modello di Santa Teresa d’Avila. Famiglia nobile di tradizione longeva, caratterizzata da un conservatorismo religioso strettissimo, erede della Sicilia che nel Medioevo incarnò integralmente la visione imperiale ieratica, politica e sacerdotale di Federico II, lo Stupor Mundi.
Tanto prestigio vide, nel corso dell’Ottocento, il proprio potere estinguersi gradualmente, destino ineluttabile di tutta la nobiltà siciliana. Generato, istruito, formato, educato ed iniziato da tal mondo, Giuseppe Tomasi nacque nel 1896 a coprire il tratto terminale della discesa, ricevendo i colpi esiziali della seconda guerra mondiale. Come del resto a sua volta la signora che diventerà sua moglie, Alexandra Wolff von Stomersee. Generata da un antico casato tedesco baltico per parte paterna e di madre italiana, perse l’intero patrimonio con l’invasione Russa della Lettonia. La baronessa Alexandra conobbe Giuseppe in casa Tomasi in quanto la madre di lei, Alice Barbi, rimasta vedova nel 1917 si sposò in seconde nozze con Pier Paolo Tomasi, marchese della Torretta e zio di Giuseppe.
Pubblicato già nel 1987 con il titolo Lettere a Licy, Un matrimonio epistolare di Caterina Cardona commenta, osserva e chiosa, annota e deduce abbozzando meticolosità filologiche, indagine psicologica, distacco scientifico. È necessario sottolineare la precedente confidenziale amicizia con la famiglia Biancheri che avrebbe innescato, senza molto interesse come ci informa l’introduzione alla nuova edizione della stessa Cardona, il compiersi editoriale. In sostanza, la presenza delle lettere tra i coniugi Tomasi di Lampedusa permette alla curatrice di trarre personali conclusioni, fomentare ragionamenti, circoscrivere immaginazioni, prodursi in divagazioni letterarie, goffi accenni grafologici.
Il carteggio esplicita la situazione geografica che separa di fatto le vite di Lampedusa e di Licy, esito dell’incompatibilità irriducibile tra la siciliana madre Beatrice Mastrogiovanni Tasca di Cutò e la baltica Alexandra Wolff von Stomersee. La madre di Giuseppe vanta un possesso assoluto sul figlio e non tollera intromissioni mentre la baltica moglie, che diverrà una personalità di rilievo nell’ambito della psicologia, possiede il carattere forte e indipendente del Nord. Prevalentemente, il carteggio di Giuseppe si risolve in un esercizio di diplomazia famigliare, in manovre di aggiramento, composti bordeggi, avanzamenti schermati, astute elusioni, confortevoli temporeggiamenti.
La qualità letteraria delle lettere del Principe è evidente, l’espressione colta e vivace, spesso risolta in descrizioni puntuali, emotivamente sapide, colme di civiltà benché colloquiali e personali, aristocratiche e naturalistiche. Ci risveglia dal torpore omologato e spesso asfittico di espressioni letterarie odierne. Come immancabili sono i riferimenti letterari, sempre internazionali. Fin dalla gioventù, sono stati la lente d’ingrandimento di Giuseppe Tomasi, mentre assiste al costante processo di disgregazione del mondo cui egli appartiene ed è emblema. Disgregazione accelerata negli anni della guerra, che colpisce inesorabilmente gli oggetti, le suppellettili e le abitazioni investite del ruolo di estremi bastioni difensivi, custodi dell’ideale onnicomprensivo di Tomasi di Lampedusa come di sua moglie Alexandra.
Quasi contemporaneamente perdono definitivamente le rappresentative dimore avite, da allora i confini del loro mondo coincideranno con la persona e il pensiero. Pensiero proiettato al futuro della scienza psicoanalitica per quanto riguarda la Principessa Alexandra; nella dimensione letteraria ormai matura quello di Lampedusa, ne sarà frutto e principale testimonianza ai posteri il Gattopardo.
Conclude il libro la recensione di Giorgio Manganelli all’edizione del 1987. Una recensione in cui «il siciliano e la baltica» sono trasformati in figure caricaturali impegnate in uno stravagante confronto, nella quale la «regina boreale che ha per reggia un castello tedesco in terra di Lettonia» ha la meglio sul «nobile siciliano colto, neghittoso, sentimentale, goloso, poliglotta e cinofilo».
Andrea Oddone Martin
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Caterina Cardona
Un matrimonio epistolare
Collana La memoria
Sellerio Palermo 2023
Brossura fascicoli legati
167 x 118 x 13 mm
200 gr
198 pp
14,00 €
ISBN 9788838945014