RECENSIONE: Joseph Conrad “Tifone”
Aveva appena chiesto alla Natura: «a chi piace o a chi giova cotesta vita infelicissima dell’universo, conservata con danno e con morte di tutte le cose che lo compongono?». Due leoni di passaggio, sfiniti ed affamati, si mangiarono quell’Islandese illuminista. Non poteva capire. Del resto la Natura aveva compreso la sua impossibilità, aveva fatto in tempo a dirgli, infatti: «tu mostri non aver posto a mente che la vita di quest’universo è un perpetuo circuito di produzione e distruzione, collegate ambedue tra sé di maniera che ciascheduna serve continuamente all’altra, ed alla conservazione del mondo». Taluni sostengono, tuttavia, che non furono le fiere a porre fine all’Islandese, ma un fierissimo vento che lo gettò in terra, seppellendolo di sabbia. La sua mummia, perfettamente rinsecchita, fu ritrovata da dei viaggiatori e collocata in un museo d’Europa.
Più che la figura ormai inanimata, è l’assenza di metafisica ad accomunare l’Islandese al capitano MacWhirr, del mercantile Nan-Shan salpato in Oriente per un trasferimento sui mari della Cina del racconto Tifone, di Joseph Conrad.
La mancanza di immaginazione del capitano, unita alla caratteriale materialità, infila direttamente l’imbarcazione nel ciclopico uragano. Trenta ore di vera apocalissi, distruzione, agonia interrotta dall’irreale attraversamento dell’occhio. Proprio i limiti del capitano, però, permettono al cargo di superare la tormenta mortale. Da causa del disastro, l’immobilità mentale del capitano diventa imperturbabilità, la stabilità alla quale tutto l’equipaggio ricorre in varia misura per sperare, per ritrovare un ordine possibile nel caos assoluto.
La ricchezza della scrittura di Conrad costruisce in questo caso un’ambientazione entusiasmante, la sua perizia descrittiva e introspettiva, unita all’esperienza diretta di navigazione, permette uno dispiegarsi emotivo di situazioni, paesaggi, atmosfere, personaggi e tensioni particolarmente realistico. Indimenticabile il tifone che, nel suo manifestarsi, viene colto minuziosamente con abilità quasi musicale. In quel frangente, l’immedesimarsi nel mercantile martoriato dalle onde e dai venti è inevitabile.
Un racconto breve di alta suggestione, in cui il lettore incrocia il tema del destino e dell’indifferenza della Natura imponente, disturbata da uomini mediocri e manovrati da: «una mano immensa, potente e invisibile conficcata nel formicaio del mondo per agguantare spalle, far cozzare teste l’una contro l’altra e volgere le facce ignare della moltitudine verso mete inconcepibili e in direzioni mai sognate».
Andrea Oddone Martin
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Joseph Conrad
Tifone
Collana ET Classici
Traduzione Ugo Mursia
Einaudi Torino 2018
Brossura
106 pp
10,00 €
ISBN 9788806238360