RECENSIONE: Joseph Roth “La quarta Italia”

RECENSIONE: Joseph Roth “La quarta Italia”

La grande letteratura del primo Novecento vide tra i suoi protagonisti Joseph Roth. Originario della Galizia, Roth divenne emblema del carattere mitteleuropeo nel momento degli epocali trapassi. Spesso viene evidenziata la disposizione nostalgica della sua attività letteraria anche se, a nostro avviso, tale disposizione fu l’indiretta conseguenza di uno sguardo particolarmente lucido sul presente in piena mutazione, di un’intelligenza acuta e penetrante unita ad un alto grado di sensibilità culturale ed umana, oltre ad un autentico talento poetico e narrativo.

Per tutta la vita e nonostante le peregrinazioni, Roth si dedicò ininterrottamente al giornalismo scrivendo per testate quali, tra le altre: Der Neue Tag, Neue Berliner Zeitung, Wiener Sonn un Montags Zeitung, Prager Tagblatt, Pester Lloyd di Budapest, Frankfurter Zeitung. Fu proprio il Frankfurter Zeitung di Berlino ad affidare a Roth l’incarico di corrispondente da Parigi fin dal 1925 e, tra il 1926 e il 1928, dei reportage dall’Unione Sovietica, dall’Albania, Jugoslavia, la tedesca Saarland, Polonia e Italia.

Scopo del viaggio in Italia, compreso tra l’ottobre e il novembre del 1928, era di raccontare ai lettori tedeschi il Paese di Mussolini. Il volumetto intitolato La quarta Italia raccoglie i quattro articoli scritti dal brillante cronista. Roth ci informa del paragone analogico nella stampa del periodo, che assimilava fascismo e bolscevismo, la dittatura di Mussolini alla dittatura di Lenin, giudicandolo errato e fuorviante.

La testimonianza di Roth, sorniona quanto attenta, libera quanto puntuale, raffigura con il tratto nitido dell’incisione a bulino il paesaggio italiano fascista cogliendone, al di là della perfetta ritrattistica, le dinamiche essenziali, intime. Leggi illiberali che manipolano la società, unite ad una approssimativa, arbitraria ma alquanto diffusa attività spionistica, costringono i cittadini alla paura costante di diventare “sospetti”, “dalla cattiva reputazione”. «Il cittadino italiano – scrive Roth – teme l’edicolante all’angolo, il tabaccaio e il parrucchiere, il portinaio e il mendicante, il vicino sul tram e il conducente. E il tabaccaio, il parrucchiere, il vicino, il passeggero e il conducente si temono l’un l’altro».

Nell’ultimo articolo, dedicato al giornalismo, Roth osserva, assieme all’inedito e unilaterale orientamento della stampa nel regime, la nascita di un nuovo tipo di lettore, il Nein-Leser (non lettore). «Poiché, ancor più diffidente del lettore dei Paesi democratici è naturalmente quello dei paesi dittatoriali. Mentre il lettore generalmente diffida del “troppo” della notizia, quello italiano cerca dietro il “troppo poco” ancora uno spazio nascosto. Egli cerca “tra le righe”. La lettura del giornale diventa un’attività molto faticosa. Alla mia domanda ad amici che leggono il giornale: “Cosa c’è scritto?”, arrivava quasi regolarmente la risposta: “Chieda piuttosto cosa non c’è scritto!”». Perciò la stampa fascista non rappresentava la vera opinione pubblica e fu inevitabile il proliferare incontrollabile della stampa clandestina, interna quanto estera.

Considerazioni penetranti intercalate da quadretti di vita vissuta, da ritratti esilaranti quanto aderenti e tragici, in questa viva testimonianza di prima e pregiatissima mano.

Andrea Oddone Martin

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Joseph Roth

La quarta Italia

Collana Etcetera

Cura Susi Aigner

Castelvecchi Roma 2013

112 x 180 x 8 mm

90 gr

60 pp

8,00 €

ISBN 9788876159992