RECENSIONE: Ljudmila Ulitskaja “Era solo la peste”

RECENSIONE: Ljudmila Ulitskaja “Era solo la peste”

Virus, vaccino, quarantena, paziente zero, cordone sanitario, obitorio, misure protettive, mascherine, emergenza sanitaria, guanti, disinfettare, limitare i contatti, sanificare. Non sono poi così lontane per noi queste parole, ma le ritroviamo tutte nel testo, una sceneggiatura, della scrittrice russa Ljudmila Evgen’evna Ulitskaja, scritto a Mosca nel 1988 per l’esame di ammissione ai corsi di regia, e ripubblicato nel 2022 in Italia con il titolo Era solo la peste. Negli anni Ottanta Ulitskaja era stata nominata direttrice e sceneggiatrice del Teatro Ebraico di Mosca. In precedenza, si era laureata presso l’Accademia delle Scienze dell’Unione Sovietica e aveva lavorato per qualche anno all’Istituto di Genetica di biochimica. Quando scrive questo testo le descrizioni degli ambiti ospedalieri e il propagarsi dell’epidemia vengono narrati con la competenza e la lucidità, di chi conosce la materia da un punto di vista medico. Lo stile, asciutto, semplice, conferisce all’epidemia né più né meno che il rango di malattia senza emotività o sentimentalismi, caratteristiche di tutta la sua produzione letteraria.

Il mondo è da sempre afflitto da due tipi di epidemie: quelle che colpiscono i corpi e quelle che danneggiano le menti e i corpi. La più potente e subdola è naturalmente la seconda. Lo sa bene Ljudmila Ulitskaja per anni oggetto di persecuzione da parte del potere sovietico. Non sono le pandemie le disgrazie più gravi per l’umanità, poiché queste «sono un processo naturale e riguardano non solo l’uomo ma tutti gli animali. Al contrario, le epidemie di autoritarismo, che di tanto in tanto infettano le società, sono proprie solo degli uomini: la natura non ha parte alcuna in queste brutali sciagure».

La storia narrata nel libro si svolse realmente a Mosca nel 1939, ma in URSS fu rigorosamente taciuta. Un ricercatore di un laboratorio occupato nella realizzazione di un vaccino antipeste si era infettato senza accorgersene e si era recato quello stesso giorno nella capitale proprio per tenere una relazione su quel vaccino. La sera dello stesso giorno si manifestano i primi sintomi. Individuare tutti coloro che erano venuti a contatto con il paziente zero sarà compito dei servizi segreti. Erano gli anni oscuri, ricorda Ljudmila Ulitskaja in una breve intervista pubblicata nel volume, in cui in piena notte le persone venivano svegliate all’improvviso e portate via e fatte sparire per sempre. Questo metodo viene parzialmente adottato per individuare i presunti infettati senza spiegarne il motivo. «Lei capisce la parola “peste” non può venire pronunciata». L’angoscia che ne deriva sconvolge molta parte della popolazione. I divieti si moltiplicano in nome dell’epidemia; ma quali erano necessari e quali invece servivano per far sparire una persona? In quegli anni, molte erano le menzogne del partito e dunque era difficile capire la causa di quelle “retate”. Il paradosso di questa epidemia, scrive Ulickaja, fu proprio che a fermarla furono coloro che avevano ucciso, torturato, terrorizzato il Paese. Ma andò così: «fu l’NKVD che utilizzò a tal fine le sue collaudatissime abilità nell’arrestare e liquidare le persone. Gli organi di sicurezza nazionale si rivelarono più forti delle forze maligne della natura. E su questo si potrebbe riflettere a lungo»

Da sempre oppositrice di Vladimir Putin la scrittrice russa si è sempre battuta per la libertà di espressione del proprio Paese. Nel 2016 venne aggredita a Mosca da un gruppo di nazionalisti russi mentre si recava a identificare alcune vittime della repressione staliniana presso l’associazione Memorial.

Patrizia Parnisari

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Ljudmila Ulitskaja

Era solo la peste

Collana Oceani

Traduzione e Postfazione di Margherita De Michiel

La nave di Teseo, Milano 2022

Copertina rigida pagine incollate

134 x 179 x 19 mm

220 gr

173 pp

16,00 €

ISBN 9788834610510