RECENSIONE: Marina Minghelli “Santa Marina la travestita”

RECENSIONE: Marina Minghelli “Santa Marina la travestita”

C’è a Venezia, nel Sestiere di Castello, un campo dedicato a Santa Marina. Nell’edicola votiva, accanto alla vera da pozzo, la santa è rappresentata in una statuetta di ceramica dipinta; con lei c’è il figlioletto adottivo. Poco distante, in Campo Santa Maria Formosa, le reliquie di Santa Marina vengono conservate in abito monacale, insieme a quelle di altri santi. Le spoglie furono portate a Venezia attorno al XIII secolo da Costantinopoli quando il veneziano Giovanni da Bora, dopo aver corrotto coloro che ne custodivano il corpo, lo trafugò e lo nascose sulla nave in un baule colmo di spezie. Durante una tempesta, il corpo della santa si rovesciò dalla cassa e con lei la documentazione che ne attestava l’autenticità. Tra suppliche, preghiere e pentimenti l’equipaggio si salvò. Santa Marina divenne così la protettrice dei mari e delle repubbliche marinare e ancora oggi è venerata come compatrona secondaria della città di Venezia, con San Marco ed altri quindici santi.

Ma qual è la storia di questa santa che ha conosciuto versioni a volte divergenti ma che i suoi agiografi non hanno mai smesso di indagare e rintracciare? Lo ha fatto con grande accuratezza anche la studiosa Marina Minghelli che alla santa ha dedicato un libro, Santa Marina la travestita. L’opera nasce dalla curiosità dell’autrice di conoscere la storia della santa di cui porta il nome. Pubblicato da Sellerio nel 1996 è un volume di circa 400 pagine, molto denso e accurato che oggi in un momento storico in cui la diversità, il travestimento, l’indeterminatezza e la confusione dei sessi si è fatta incombente, può aiutare a chiarire cosa comporti essere qualcosa di diverso da ciò che si è. Questa accurata analisi della condizione femminile, di cui Marina Minghelli è sempre stata attenta studiosa, è un libro tra saggio e narrativa, sostenuto da fonti storiche suffragate da un ricco apparato di note e da vasta bibliografia. L’autrice attraversa secoli di storia del pensiero filosofico. Non mancano dunque i riferimenti ai libri sapienziali e agli apocrifi. Uno studio minuzioso, un’indagine anche appassionante sul rapporto tra la società e il sacro, e anche sulle credenze religiose che vedevano spesso nelle donne streghe da bruciare sui roghi.

Scavare nelle vite dei santi non è mai facile poiché stabilire dove finisca la verità e dove prenda corpo la leggenda è una verifica quasi impossibile. «Ipotesi, probabilità, restano spesso i risultati migliori», secondo l’autrice. E’ comunque assai probabile che Marina sia vissuta nel 400 nel monastero di Kanoubine in Siria. La sua storia terrena è simile a quelle di altre sante travestite, ad esempio: Apollinaria, Atanasia, Anastasia, Eufrosina, Eugenia, Teodora, che vanno ad unirsi ad un già nutrito gruppo di agiografie.
Nel Vangelo apocrifo di Tommaso si legge: «Se una donna vuole servire Cristo e tralasciare il mondo materiale, dovrà smettere di essere donna. Allora sarà considerata come un uomo». Quindi alle donne non rimane che il travestimento; saranno uomini per avere accesso a tutto ciò che non è loro consentito in quanto donne. Per Marina il destino è il medesimo: «Uomo e donna insieme o ne donna né uomo, con un corpo negato oppure soltanto nascosto», scrive Minghelli. Lo stato di donna può essere “finalmente” abbandonato: «Del resto, da un punto di vista biologico la donna non era altro che un maschio mancato, un feto che non era potuto arrivare a maturazione». Per Santa Marina l’occasione arriva quando il padre Eugenio rimane vedovo. Dal dolore l’uomo prende la via del convento, il cenobio di Kanoubine, luogo nascosto di preghiera fra grotte scavate nella roccia. Ma nella solitudine della sua cella nutrirà una profonda nostalgia e pena per la figliola rimasta sola. Come ricondurla a sé? In realtà, mentendo. Chiede al suo superiore di poter condurre in convento Marino, il suo giovane figlio maschio. Accordato il permesso, torna a casa per preparare e mettere in atto il suo inganno. Basteranno un saio e un taglio di capelli radicale e la giovane Marina, sarà frate Marino, ragazzetto glabro e dai tratti femminei, che i frati scambieranno per un eunuco. Ma dopo soltanto tre anni il padre Eugenio si spegne. Marino decide di restare in convento. Una notte però la vita del giovane cambia bruscamente. Incolpato di misfatti non commessi, ingiustamente calunniato, non si discolperà. Accusato di aver messo incinta una donna, frate Marino non si difende rivelando la sua vera identità di donna e sarà costretto a tenere con sé il bimbo. Subirà castighi, punizioni e umiliazioni senza mai ribellarsi ed espiando al posto dei colpevoli. Rimarrà per anni con il bimbo dinanzi alle porte del convento patendo fame e privazioni d’ogni genere che la porteranno ad una dipartita dal mondo precoce. Al momento della sua morte, però, quando frate Marino sarà preparato per la sepoltura, nel ricomporre la salma, i suoi confratelli scopriranno che il corpo è di una giovane (aveva solo 25 anni). Anche l’Abate accorso al capezzale cadrà a terra dinanzi alla fanciulla morta, percuotendosi il capo. La donna, innocente di ogni colpa che su di lei gravava, viene riabilitata.

Al di là della narrazione della vita di Santa Marina la Travestita, ciò che più colpisce in questo libro è lo studio appassionato e approfondito che l’autrice fa del destino femminile attraversando secoli e Paesi diversi. Ne esce un panorama sconsolante di uno status continuo di inferiorità in qualunque società: «La condizione di inferiorità della donna nell’ambito della società greca per eccellenza, quella della polis, è indiscussa realtà. Veramente sarebbe più esatto parlare di esclusione. Infatti le donne e gli schiavi erano al di fuori della nuova comunità che si era andata definendo nel corso dei primi due secoli. Due categorie diverse per natura sia dall’uomo-maschio, sia dall’uomo libero». Oppure a proposito della maternità, unico compito che sembrava concesso, i Greci si domandavano se anche le donne avessero una funzione nella formazione dell’embrione. «Molti dei presocratici, in genere gli stoici, sostenevano che il figlio nasceva solo dal padre. E Aristotele, tempo dopo, teorizzerà «su basi scientifiche la tesi dell’inferiorità femminile». Il catalogo è questo… Marina Minghelli procede nel suo studio senza qualunquismi sui generi femminili o maschili ma solo con la certezza di prove storiche. E viene da domandarsi: quale sarebbe stato il destino di Santa Marina se non avesse avuto lo scudo del suo travestimento?

Patrizia Parnisari

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Marina Minghelli

Santa Marina la travestita

Collana Il divano

Sellerio editore Palermo 1996

Brossura fascicoli legati

108 x 153 x 22 mm

395 pp

290 gr

10,00 €

ISBN 9788838912900