RECENSIONE: Massimo Montanari “La fame e l’abbondanza – Storia dell’alimentazione in Europa”

La questione identitaria è al centro di tendenze, affermazioni di appartenenza e proposte dei gruppi sociali e politici negli ultimi decenni. Nella società cui apparteniamo in quanto omologati nella funzione del consumo, lo sforzo di un’autodefinizione autentica può essere improbo e velleitario, se non ricondotto alle consuete pratiche di commercio viziato. Tuttavia, definire la propria identità al di là delle mode, delle rivisitazioni folkloristiche, dell’indulgenza consumistica con la quale ci si tatua rincorrendo con ingenuità il sacrosanto desiderio di identità, è una necessità umana inderogabile.

Immancabilmente, un approfondimento sul tema dell’identità non può evitare il contesto alimentare. Nella goliardica Filosofia del gusto, o meditazioni della gastronomia trascendente che nel 1825 il giurista francese Anthelme Brillat-Savarin (1755-1826) diede alle stampe, si trova il celebre aforisma «Dimmi cosa mangi e ti dirò chi sei». Il filosofo tedesco Ludwig Andreas Feuerbach (1804-1872), trentasette anni più tardi pubblica Il mistero del sacrificio o l’uomo è ciò che mangia, allargando il concetto in senso antropologico.

Il medievista Massimo Montanari ha dedicato l’intera sua ricerca alla cultura alimentare, ricostruendone di volta in volta gli aspetti economici, politici, produttivi, religiosi, sociali e geografici. Ne La fame e l’abbondanza – Storia dell’alimentazione in Europa il prof. Montanari percorre i secoli evitando di ricorrere alle categorizzazioni temporali usuali, che potrebbero ingenerare attribuzioni e separazioni non congrue alla realtà dei fenomeni. In questo libro, egli attraversa la storia delle mutazioni culturali, delle influenze e confluenze di base etnica intrecciatesi nell’Europa antica fino ad arrivare in prossimità dei nostri tempi.

Scopriamo così il pregiudizio greco e romano sulla natura incolta, emblema di inciviltà e disordine, mentre l’apprezzamento era rivolto all’agricoltura e all’arboricoltura organizzate in funzione degli approvvigionamenti delle polis, delle città specchio di civiltà. In funzione di questa cognizione vengono generati i simboli della cultura mediterranea: il grano, il vino e l’olio. Le popolazioni del nord, invece, abitualmente frequentano la foresta, ne ricavano direttamente le risorse alimentari, la selvaggina, l’allevamento suino brado. Queste popolazioni ebbero il loro mito fondativo nella carne e nella guerra: più l’appetito è robusto e più è valoroso il cavaliere. Quando, nell’Europa mediterranea, l’economia del bosco smetterà il pregiudizio dell’emarginazione e della povertà (erano solamente i poveri e i reietti coloro che trovavano sostentamento nella natura incolta), le foreste e la caccia divennero appannaggio esclusivo della nobiltà, il cui statuto si fonda sulla gerarchia militare.

Con tono narrativo ed affabulatorio, il professor Montanari accompagna il lettore nelle pieghe meno frequentate dalla storiografia, incrociando dati storici ed economici, valori sociali e antropologici, tecnologie di coltivazione e sfruttamento delle risorse, epidemie, distribuzione e qualità dell’alimentare, precetti religiosi e ricadute politiche, demografie. Conduce il lettore nell’avvincente esplorazione di quell’alternarsi di esclusività, emarginazione, ostentazione, marginalità sociale, opulenze e miserie che accompagna la storia culturale europea, nella quale l’indiscutibile natura simbolica dell’alimentazione conferisce inevitabilmente l’identità agli uomini.

Andrea Oddone Martin

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Massimo Montanari

La fame e l’abbondanza, storia dell’alimentazione in Europa

Collana i Robinson/Letture

Giuseppe Laterza & Figli Bari-Roma 2023

Brossura fascicoli cuciti

140 x 210 x 20 mm

310 gr

262 pp

16,00 €

ISBN 9788858151822