RECENSIONE: Paolo Maurensig “L’ultima traversa”

RECENSIONE: Paolo Maurensig “L’ultima traversa”

Com’è proprio della grande letteratura, ogni romanzo di Paolo Maurensig sviluppa la qualità narrativa al punto da sostanziarsi in un luogo di transazione, in una vera e propria soglia. Le sue consuete ambientazioni musicali o scacchistiche non sono perciò da intendersi legate ad uno scopo di generica suggestione. Maurensig è uno scrittore antico, un architetto che non dimentica l’universalità della propria opera.

Sebbene, ad esempio, i personaggi de L’ultima traversa (racconto lungo pubblicato del 2012) si rendono disponibili alla dinamica dell’intreccio narrativo, allo stesso tempo sovrappongono la loro figura alle funzioni di una articolata mitologia arcaica. L’adattamento paesaggistico, di una natura preponderante e tendente al selvaggio, al primordiale; la scena dell’insediamento umano agreste, consueto alla selva oscura. Il personaggio antagonista riprende il ruolo incidente dello straniero, del misterioso, dell’alterità sconosciuta e provocante, evocando dinamiche culturali oppositive ma feconde, che rimandano alla storia dell’Occidente e dell’Oriente.

Il sapiente solco narrativo percorre tratti molteplici, nella contrapposizione esperienziale tra Aloiz Bauer, giovane e promettente parroco cristiano, e Daniel Harrwitz, il maestro di scacchi ebraico. È il loro confronto sulla scacchiera che permetterà al giovane di individuare e legittimare la propria autentica vocazione. Si scoprirà diversa dall’iniziale assoggettamento alla manierata prassi, seguita devotamente dal giovane parroco. La scrittura di Maurensig si compie in una formalità strutturata, perimetrata ma generativa, forte della solida geometria di un apparato ludico elevato. Grazie alle dinamiche innescate dalla forma costruita dall’autore, alla funzione rituale della soglia, sarà finalmente permessa la trasformazione, la relazione positiva tra l’interiorità e l’esteriorità.

A partire dalla forma chiusa della scacchiera e della narrazione si svilupperà una consapevolezza reale, feconda ed autenticamente vitale. Maurensig, originario del territorio liminale della friulana Gorizia, congiunzione fra le culture slave, germaniche e romanze, ha sviluppato letterariamente una sensibilità avvezza al pluralismo, alla diversità culturale. Del resto, il giovane parroco «era sempre rimasto affascinato dall’immensità del gioco, dal fatto che il novero delle possibilità di condurre una partita, solo per le prime dieci mosse, fosse inconcepibilmente alto, che a volerle giocare tutte non sarebbero bastati mille anni».

In questo ridotto apparato narrativo, Maurensig conferma la necessità costrittiva ma liberatoria del limite, del confine, della necessità di una forma attraverso la quale riconoscere e focalizzare, fra le infinite possibilità, la propria unicità. Le silhouette degli scacchi «non simboleggiano forse i differenti ruoli che svolgiamo nella nostra esistenza, dal più potente al più umile, dal sovrano al semplice contadino?». È nella modesta figura del pedone, nella sua faticosa salita verso l’ultima traversa nella quale troverà la sua realizzazione, che riconosciamo il protagonista Aloiz Bauer. In lingua tedesca infatti, Bauer significa contadino. Nel racconto di Paolo Maurensig, l’universale umanità.

Andrea Oddone Martin

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Paolo Maurensig

L’ultima traversa

Collana Short Solo Grandi Autori

Lorenzo Barbera Editore Siena 2012

Copertina rigida pagine incollate

115 x 185 x 14 mm

160 gr

85 pp

7,90 €

ISBN 9788878995574