RECENSIONE: Riccardo Bacchelli “Lo sa il tonno”
Fra gli innumerevoli stratagemmi narrativi, fra i quali possiamo annoverare il classico ritrovamento del manoscritto antico, oppure della lettera anonima, il caso di una persona che ascolta la voce di un animale, in quanto si trova nella straordinaria posizione di poterne comprendere il linguaggio, ci pare perlomeno rara. Il narratore del romanzo Lo sa il tonno di Riccardo Bacchelli racconta l’intera vicenda del pesce moribondo, incontrato per caso in pescheria, tra il ghiaccio e pronto per essere acquistato.
Bacchelli scrive velocemente il romanzo a partire dal 1922, sullo sfondo di una scommessa goliardica, ma di approssimato o impreciso non vi è nulla. Anzi l’autore costruisce un’avvincente narrazione rifacendosi alla tradizione antica di Esopo, di Apuleio. Il narratore così riferisce ciò che gli racconta il tonno moribondo, e lo fa nei termini più letterari che potremo immaginare. Abbondano appunto i riferimenti al pensiero illuminista, alla letteratura italiana rinomata, alla filosofia. Si incontrano infatti scorci di Voltaire, di Blaise Pascal, de I promessi sposi di Manzoni, della corrispondenza di Metastasio, ma pure di mitologia classica. Durante l’esperire del tonno, che da giovane si fa maturo, si incontrano tra gli altri l’universale Sibilla, il rombo pirroniano e la sogliola scettica.
La variegata popolazione marina si investe in questo romanzo di profili particolarmente umani ed è così che le balene sono i “teologi designati dai mari”, il pescecane “come del resto molti vigorosi, non sopporta l’ansia del pericolo ignoto”, le “povere aragoste: Danaidi dell’arzigogolo troppo ben ragionato, sisifi delle bolle di sapone”, i pesci rèmora “sono semplici e triviali scrocconi”. In questa moltitudine zoologica del mare spicca il popolo dei granchi, l’autore ne tratteggia i caratteri sull’affinità de “l’aria che tirava” negli anni della stesura del romanzo: su tutti risalta il granchio manipolatore Rigirone, futuro dittatore.
Presto si forma una coppia affiatata, tra il tonno e un pesce spada, che attraverserà vicende picaresche, tragedie infauste e dolcezze superne, scoprendosi i giovani pesci eroi quanto vili. Rimane un’aura di Commedia dantesca, in quest’unicum di Bacchelli. Unicum che potremo affiancare, con la dovuta discrepanza, all’esuberanza di Salammbô di Gustave Flaubert.
Romanzo d’immaginazione al sapore di realismo magico, condotto dalla penna sicura di un autore in grado di argomentare stilisticamente la comunicazione dei significati, nella sapiente rotondità espressiva, pungente e icastica. Una scrittura smagliante, viva e brillante nella pertinenza letteraria anche delle descrizioni paesaggistiche.
Riferendosi ad un altro scritto dell’autore bolognese, Carlo Emilio Gadda affermò: «Favola eroica e tragica, dove i segni dell’eroismo e della tragicità si rincorrono e si sormontano in un contesto adempiuto, perché sono riferiti a un sistema di conoscenza». La massa significante del testo di Lo sa il tonno non vacilla, rimane costantemente areata ed equilibrata dal gioco culturale restituendo una leggibilità di grande soddisfazione.
Non scopriremo certo qui la ragione di un titolo così stravagante se non lunatico, rimarrà nel sapere del lettore goloso mentre percorrerà seriamente divertito i capitoli e l’aggiunta della sapida appendice.
Andrea Oddone Martin
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Riccardo Bacchelli
Lo sa il tonno
Favola mondana e filosofica
Collana Oscar narrativa
Prefazione e cura Gilberto Finzi
Arnoldo Mondadori Editore Milano 1980
Brossura incollata
110 x 184 x 15 mm
190 gr
223 pp
Edizione ISBN Edizioni Milano 2010
14,00 €
ISBN 9788876381454