RECENSIONE: Roberto Kaz “Vite di animali illustri”

RECENSIONE: Roberto Kaz “Vite di animali illustri”

Quando parliamo di maltrattamento degli animali ci riferiamo per lo più agli orrori degli allevamenti intensivi, alle sperimentazioni in laboratorio, allo sterminio degli elefanti per i corni d’avorio o delle volpi per le pellicce, alle crudeltà nei circhi, e infiniti altri crimini.

Ma non sono gli unici. C’è un tipo di maltrattamento che non viene considerato come tale e quasi mai denunciato ed è quello che precede ogni tipo di gara fra e con animali. Se oggi, ad esempio, riusciamo finalmente a comprendere che il combattimento fra galli è sanguinoso e atroce, non è ancora assodato il fatto che nessun animale deve vivere la propria vita sacrificandosi in virtù di una gara, una manifestazione pubblica, che soddisfi l’ego del suo “padrone”. Un esempio tra tutti: le sagre, dove decine e decine di oche, galline, vitelli, vengono stipati in gabbiette, dopo essere stati ingozzati a dovere per apparire in salute e splendida forma, ed essere venduti. Molti di questi e altri casi sono narrati sotto forma di racconto-cronaca nel libro di Roberto Kaz, Vite di animali illustri (Quodlibet Compagnia Extra). I protagonisti sono animali davvero esistiti e le loro storie sono purtroppo vere, anche se l’autore ce le presenta come storie divertenti. Spesso l’obiezione da parte dei proprietari di questi animali è che non c’è alcun abuso o maltrattamento fisico. A questa menzogna si aggiunge la violenza psicologica e quella di privazione di dignità o sfruttamento ad uso commerciale per interesse privato e divertimento.

Ne L’internauta, si racconta di molti casi di padroni di gatti che sono diventati ricchi in virtù dello sfruttamento del proprio animale domestico. Grumpy Cat, ad esempio, è una gatta diventata famosa per via del suo aspetto triste e annoiato dovuto ad una disfunzione genetica. La sua immagine pubblicata sui social ha scatenato un successo clamoroso. Ma sono in molti. C’è anche chi ha lasciato il lavoro per dedicarsi ad affari derivati dal successo di video dei propri gatti, costante fonte di soldi. Oskar, un gattino cieco, ha cambiato la vita al suo proprietario che ora vive dei proventi di magliette, borse, collane e tanto altro con il muso di Oskar stampato sopra. Gente che arriva da ogni parte del globo paga per poterlo incontrare. Il povero micio inconsapevole ha ricevuto in dono soltanto un nuovo graffiatoio. C’è anche la squallida storia di Will Braden che usa il suo gatto nei video facendolo parlare con la sua voce però in francese ispirandosi alla Nouvelle vague. Naturalmente marche di cibo per gatti lo sponsorizzano pagandolo copiosamente per nuovi video in cui il gatto parla, si muove, agisce come un umano. Will si considera persino un artista ed esordisce: «Un gatto è indifferente alla macchina da presa. È facile proiettare su di lui sentimenti umani. I cani escono per strada. I gatti stanno quasi tutto il tempo in casa. Internet è diventata il loro marciapiedi».

Kyoto è il nome di una poiana di quattro anni, nato in allevamento e strappato da piccolo ai genitori per essere addestrato per sei mesi da Marcus Estevan che lavora per un colosso petrolifero brasiliano. Ora Kyoto lavora, nel vero senso della parola, dal lunedì al venerdì insieme ad altri rapaci presso l’aeroporto internazionale di Rio de Janeiro. Lì sgobbano anche falchi e sparvieri. Dormono nella zona merci, si alzano alle sei e via al lavoro seguendo le autorizzazioni della torre di controllo.

Nel capitolo intitolato Il musicista, le gare di canto degli uccelli vengono descritte come semplici competizioni in cui la bestiolina sarebbe addirittura felice di partecipare! «È come un festival rock, una gara di arti marziali miste, una rissa generale, si tratta di soggiogare, di conquistare il territorio». Beccogrosso, ad esempio, è una specie solitaria in natura ma viene coinvolto in gare e manifestazioni affollate e rumorose dopo essere stato a lungo addestrato. Questo perché viene considerata una specie dall’istinto bellicoso e dunque dovrebbe, secondo il suo addestratore, trarre grande soddisfazione in queste gare. Gli addestramenti degli uccelli di solito prevedono lunghi periodo di buio e ore e ore di canto secondo le direttive del padrone. L’antropologa Flavia de Mattos Motta sostiene che l’identificazione fra uomo e beccogrosso è inequivocabile. Questo uccello «incorpora in sé attributi di virilità molto apprezzati in questo contesto: coraggio, carattere, potere, atteggiamento aggressivo e intimidatorio». Come per i combattimenti dei galli e le gare dei tori anche qui le prestazioni degli animali «si ripercuotono sull’identità e soprattutto sulla virilità del suo padrone»

Con piglio incredibilmente divertito Roberto Kaz racconta la triste storia di un toro nel racconto Lo stallone. Fajardo era ancora con la sua mandria quando a quindici mesi venne purtroppo scelto per partecipare ad una fiera e quello fu il suo giorno disgraziato. Un giovane allevatore vide in lui un grosso potenziale e lo comprò. Quando vinse il titolo di “Miglior giovane maschio” la sua esistenza prese una brutta piega. Fajardo doveva copulare a ritmi serrati con una provetta perché il suo sperma venisse conservato e venduto. In realtà non ha mai fecondato una vacca, nonostante tutti i figli concepiti il toro riproduttore è morto vergine. I tori che hanno questa funzione devono vivere in centri specializzati e in quelli attuali ci sono circa seicento tori. Fajardo ha concepito con il suo liquido seminale 275.000 figli. Al povero toro sono state conferite molte medaglie e complimenti. Un vero e proprio toro da concorso e sperma. «Questo mercato è identico a quello dell’arte… Il mondo dei bovini si divide in due gruppi: da concorso e da stock». Se si viene scelti bisogna dimostrare la propria gratitudine al padrone. Uno come Fajardo aveva l’obbligo di perpetuare il suo codice genetico. L’alternativa è il mattatoio. Ma se ci sono dei campioni che si rifiutano di soddisfare le esigenze del padrone, «ci sono animali egoisti, che tengono per sé tutte le qualità», vengono rispediti in fazenda per essere trasformati in carne macinata e confezionata, semplice mangime. Il giro di soldi attorno a quelle provette è incredibile. Nel 2005 una sola eiaculazione di Fajardo poteva valere 38.500 euro. Questi animali lavorano sei ore al giorno per produrre almeno 2 provette. Quando compì 15 anni fu festeggiato con una torta di fieno. Quando andò in pensione aveva raggiunto 480.000 dosi. Trofei, ritratti ad olio, fotografie, insomma tutto ciò a cui aspira un toro. Come se non bastasse Fajardo venne impagliato per la gioia dei suoi ammiratori. Attualmente ancora molte dosi sono conservate in magazzino e valgono un milione e mezzo di euro.

Reginaldo Prata Rocha è un uomo di sessant’anni che si sveglia ogni giorno alle sei al canto del gallo, anzi del primo gallo. Ma poi, un gallo tira l’altro e si scatena un inferno sonoro, 306 galli si mettono a cantare tutti insieme. Quest’uomo ha dedicato la propria esistenza ai galli da combattimento. Quando si sente trattato al pari di un qualsiasi criminale risponde semplicemente che un gallo di questo tipo è nato per guerreggiare e che lui ha il compito di preservare questa specie, omettendo naturalmente che il gallo da combattimento non esiste in natura ma viene selezionato, modificato e addestrato nel corso di generazioni. Verso gli otto mesi cominciano a mostrare “una gran voglia di trucidarsi a vicenda”. Secondo gli allevatori questa posizione di combattente offre grandi privilegi. Durante l’allenamento il gallo viene lanciato in aria cinquanta volte per rafforzare le zampe, viene preso per la coda e stimolato con forti colpi a battere le ali per tonificarle, poi gli viene girato e rigirato il collo per renderlo elastico e così via. L’ipocrisia dei loro padroni li spinge a sostenere che tra i molti privilegi hanno persino quello di poter prendere il sole ogni tanto, farsi uno shampoo o avere una zanzariera per la notte. Ma tutto il resto è lotta, sangue, privazione, umiliazione e morte. Per gli allenamenti prima degli incontri vengono scelti dei poveri sparring partner di seconda categoria che devono sacrificarsi, vittime anch’esse di questa farsa sanguinosa.

Tra i piccoli martiri più gettonati ci sono sicuramente i topolini usati per qualsiasi esperimento. 22 milioni di topi vengono uccisi ogni anno soltanto nei laboratori nordamericani ed europei. Grazie alle manipolazioni genetiche vengono creati topolini fosforescenti, anemici, transgenici con DNA umano, diabetici, con disturbi cardiaci, depressione e cancro. Il principio è questo: «quanto più ci si avvicina a una malattia umana, tanto meglio. Gli animali risultano utili alla scienza solo se soffrono delle nostre stesse pene». Nel migliore dei casi, vengono somministrate droghe, alcol, viagra. E non mancano innumerevoli viaggi nello spazio per testare quanto avrebbe potuto resistere un essere vivente in condizioni tanto estreme e quanto possa soffrire un essere umano in quelle condizioni. Sono morti a migliaia oltre a scimmie, rettili, insetti, cani e chissà quanti altri.

Un’anaconda è diventata famosa perché dopo essere stata catturata e tenuta in cattività è stata costretta esibirsi in una telenovela di successo e in una miniserie televisiva. Roberto Kaz intitola questo capitolo L’attrice e la dice lunga sul senso dell’umorismo dello scrittore.

Il tono leggero a volte divertito da parte dell’autore nel raccontare le vite martoriate di questi animali è sconcertante. Non si scorgono pietà od empatia verso le vittime ma un generico banale superficiale “così va il mondo”: gli uomini truffano, si arricchiscono, uccidono, per denaro e ambizione. 21 racconti scritti per dimostrare un banalissimo assioma senza redenzione.

Patrizia Parnisari

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Roberto Kaz

Vite di animali illustri

Collana Compagnia Extra

Traduzione di Daniele Petruccioli

Quodlibet Macerata 2021

Brossura fascicoli cuciti

122 x 191 x 30 mm

340 pp

290 gr

18,00 €

ISBN 9788822906946