RECENSIONE: Stefan Zweig “Momenti fatali”
Siamo ormai in prossimità del secolo, per questa famosa raccolta di camei storici. Data infatti 1927 la prima pubblicazione, che ancora non conteneva gli ultimi due, integrati nell’edizione del 1940. Autore di complessità abilmente dissimulata, Zweig. L’apparente semplicità espositiva, lineare e diretta, il linguaggio fluente e composto, la disposizione narrativa al limite della cronaca, danno l’impressione al lettore superficiale di un escursus di situazioni storiche di carattere museale, in cui ogni quadro è accompagnato dal suo bravo cartellino descrittivo e ogni sala conclude in sé la storia. Un lieve, velato e doveroso invito alla morale è implicito, viene stimolato dalle cronache più depravate ed illecite ma rimane confinato in noblesse oblige.
Nella sua premessa alla raccolta, infatti Zweig favorisce e induce il prossimo lettore ad assumere la posa del frequentatore di museo, a contemplare gli eventi descritti come bizzarre coincidenze, sincronismi aritmici, storiche fatalità e chiama in causa improbabili, spettacolari quanto rare “genialità” personali. Insomma, fa di tutto per imbrogliar le carte ed evitare una lettura intellettualmente impegnata.
Invero, le miniature contenute nei Momenti fatali di Zweig sono tutt’altro che slegate in una serie di spettacolari fuochi artificiali destinati alla meraviglia passiva e alla posticcia pruderie del consumatore di immagini; le quattordici miniature compongono un dettagliato quadro unitario della “qualità” umana, a dispetto della collocazione storica. In pratica, Stefan Zweig qui fornisce al lettore attento una casistica campione d’eccellenza, in barba alla sorniona premessa in cui attribuiva responsabilità al destino, alla congiuntura storica, alle stelle. Le decisioni (o le decisioni di non decidere) in merito ad eventi che avranno poi un determinante rilievo epocale, spetta immancabilmente agli uomini. Umanità che, nelle ricostruzioni storiche di Zweig, viene elegantemente descritta in tutta la sua prorompente vitalità vanesia, miope ed autodistruttiva.
Quasi cent’anni son trascorsi ma le quattordici miniature di Zweig si ostinano a non rivolgersi al passato, alla rievocazione di fatti annegati nei secoli, bensì rendono con continuità la limpida visione di una contemporaneità umana eterna e ciclica, perfettamente sovrapponibile all’odierna. Un eloquente esempio dall’episodio Cicerone: «Trascorse due settimane dall’assassinio di Giulio Cesare, Cicerone guarda i congiurati di cui ancora ieri tesseva le lodi chiamandoli eroi, e vede soltanto dei pusillanimi in fuga dalle ombre della loro azione. Guarda il popolo, e si rende conto che da tempo non è più l’antico Populus Romanus, l’eroica stirpe da lui vagheggiata, ma solo plebe corrotta, alla ricerca esclusiva di privilegi e benefici, di “pane & circensem” pronti a inneggiare oggi a Bruto e Cassio, gli assassini, domani ad Antonio che contro gli assassini chiama alla vendetta, il giorno dopo ancora a Dolabella, che fa distruggere ogni effigie di Cesare.
E deve ammettere che nessuno in questa città degenerata persegue ancora onestamente l’idea di libertà. Rincorrono tutti il potere o il benessere, l’assassinio di Cesare è stato inutile, tutti litigano e mercanteggiano e ambiscono solo ad accaparrarsene l’eredità, il denaro, le legioni, il potere, alla continua ricerca di vantaggi e profitti, ma solo per sé stessi.
Nelle due settimane che seguono l’entusiasmo, Cicerone si sente sempre più scettico, sempre più stanco. Nessuno all’infuori di lui si preoccupa di ristabilire la Repubblica, il sentimento patrio si è estinto, il senso della libertà è andato perduto».
Andrea Oddone Martin
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Stefan Zweig
Momenti fatali
Collana GLI ADELPHI
Traduzione Donata Berra
Adelphi Milano 2011
Brossura fresata
125 x 195 x 24 mm
285 gr
306 pp
13,00 €
ISBN 9788845925948